venerdì 15 settembre 2017

FINE






TUTTE LE STORIE, SE CONTINUATE ABBASTANZA A LUNGO, FINISCONO CON LA MORTE. 

NON E' UN VERO NARRATORE CHI TI NASCONDE QUESTO. 

E. Hemingway

giovedì 22 giugno 2017

UNA PROVERBIALE DECISIONE...

Ogni tanto la piccoletta non riesce a dormire, così si infila nel mio letto e comincia a parlare, parlare, parlare…è capace di affrontare qualsiasi argomento e il suo punto forte è stravolgere i luoghi comuni, i detti popolari, arrivando, dopo un turbinio di ragionamenti, a conclusioni disarmanti. Ieri ripensavo alla sua ultima teoria: perché ci convinciamo che è meglio essere soli che male accompagnati?
Secondo il suo punto di vista la solitudine è peggio del dover sopportare qualcuno, a lei non piace stare da sola e preferisce uscire o passare la giornata in compagnia di chi non è proprio il massimo per i suoi canoni di simpatia, perché comunque, a detta sua, si trova sempre qualcosa da condividere o da fare insieme. E' un punto di vista ottimista ma che, sotto sotto, cela la paura di rimanere soli. Per me non è così, ho cercato di spiegarle che non dobbiamo accontentarci e sopportare chi non ha punti in comune con noi e con cui non andiamo tanto d'accordo, sarebbe meglio imparare a godere della compagnia di noi stessi riuscendo a star bene ogni tanto anche da soli, ma la sua giovane età e il suo carattere ottimista, per fortuna, non le hanno ancora regalato delusioni tali da poter cambiare idea.
Sono in un periodo della mia vita in cui sto facendo pulizia, via ciò che non serve, via il superfluo e, soprattutto, quello che mi crea solo altri problemi, ansie, dolori, perché tenere accanto a se cose o persone che ci creano solo ansia e confusione?
Se dovessi scegliere tra lo stare sola o in compagnia di chi devo sopportare o tollerare tappandomi il naso, beh, sicuramente sceglierei la prima opzione.
Ho passato un altro fine settimana pesante che ha rafforzato la mia decisione di starmene sola e lasciare fuori dalla mia porta tutti quelli che mi hanno creato solo problemi, tutti quelli che hanno solo chiesto, tutti quelli che hanno sempre avuto bisogno di me ma su cui non potrei contare se il bisogno lo avessi io, tutti quelli che si fermano alle apparenze e pensano di conoscermi appiccicandomi in fronte etichette prestampate.
Sabato mister Brown mi ha finalmente vomitato addosso tutto quello che ha tenuto dentro per vent'anni, tutta la rabbia, il rancore, la sopportazione nel dover condividere la vita con una persona che poco aveva a che fare con i suoi gusti e i suoi canoni di compagna di vita; certo, la brutalità con cui finalmente ha tirato fuori una verità che chiedevo da tempo mi ha travolta come un pugno in faccia, mi ha dato un dolore ancora più forte, ma finalmente so come mi vede e mi sono accorta che non mi conosce affatto e che l'idea che ha di me è veramente superficiale, forse perché anche lui lo è, forse perché cercare di capire una persona e i suoi punti di vista, anche se non condivisi, è difficile e faticoso, richiede tempo e condivisione del tempo, cosa che lui non ha mai fatto perché aveva altre priorità. Anche io mi sono accorta di non conoscerlo affatto, di averlo visto per tutti questi anni come non era, di aver dato per scontato tante cose che invece di scontato non avevano niente, praticamente due estranei che si scoprono incompatibili ma costretti a stare vicini perché legati da fili forti e indistruttibili che si chiamano figli. Proprio per le mie figlie devo continuare ad avere un rapporto civile con lui, senza dare troppe spiegazioni, senza più dare confidenza, praticamente un rapporto asettico, anche se avrei voglia di eliminarlo completamente dalla mia vita perché davvero, anche se mi sforzo, non riesco proprio a perdonarlo, non solo per il tradimento, ma anche per le sofferenze che, consciamente, mi ha inflitto come un sadico torturatore, potrei fidarmi ancora di chi non mi sopporta? Sarei davvero stupida…
Poi è arrivata la domenica mattina, insieme alle invasioni barbariche, e mi ha portato altre certezze su chi devo tenere fuori dalla mia vita, oddio, già le avevo ma speravo di sbagliarmi, quindi la delusione è meno amara di quella provata per mister Brown, ma le forze richieste per tenere queste persone fuori dalla mia vita sono davvero sovrumane e, seppur so che ce la posso fare, mi provocano altro dolore insopportabile e una gran fatica nel sopportarlo. Vedere degli adulti comportarsi come bambini capricciosi che mettono il muso e fanno piccoli dispetti per vendicarsi è davvero terribile, soprattutto se questa scena viene vista da chi adulto non è ancora…che insegnamenti danno ai loro figli? Le persone devono essere utili e servire a qualcosa altrimenti si possono calpestare? Mors tua vita mea? Sono davvero brutte persone che non si chiedono il perché delle cose o cercano una spiegazione perché a loro non interessa, si fermano alle apparenze, non avendo sentimenti sinceri e  spinti da rapporti di utilità come potrebbero porsi delle domande? Troppe volte ho cercato di fargli capire che ci sono momenti in cui si deve smettere di chiedere, soprattutto a chi non ha più niente da dare né forze per aiutarli, ma sono stati sordi, subdoli, bugiardi, ancora una volta ho dovuto avere a che fare con persone che non dicono quello che pensano e non pensano quello che dicono e in più sono così bravi a recitare la parte di vittime innocenti che convincono anche chi potrebbe avere dei dubbi, ma anche questo mi ha solo dato un motivo in più per non avere rimorsi sulla mia chiusura: chi mi conosce veramente non crederà mai alle loro parole, se lo fa vuol dire che non vale la pena e io non posso vivere cercando di spiegare o dimostrare che ciò che si dice su di me sono falsità, è un problema loro, non mio, non ho niente da spiegare, niente da nascondere, niente da temere…Domenica sembravano carri armati pronti all'attacco, passavano sopra ogni cosa senza preoccuparsi dei danni che stavano lasciando dietro di loro, dritti alla meta, se per arrivarci schiacciano qualcuno che importa?

Quindi meglio sola che male accompagnata.
Basta con i falsi sorrisi, le domande retoriche, le finte cortesie, sto imparando a riconoscere tutto ciò che non è sincero, mi ci sono voluti anni, ma comincio a riuscirci, sicuramente prenderò altre cantonate, ma saranno meno pesanti.
Ho bisogno di serenità per affrontare altri problemi più urgenti e importanti,  devo togliere ogni distrazione, ogni motivo di dolore inutile e gratuito, ora devo più che mai concentrarmi su di me, ho dato abbastanza agli altri, ho dato troppo a chi non se lo meritava, ho dato pezzetti di cuore in mano a chi li ha fatti cadere per terra, è tempo di fare la formica, fare scorta di forza e coraggio per l'inverno che mi sta aspettando in anticipo.
Sicuramente qualcuno si offenderà per queste parole, per fortuna non è più un mio problema…
Non sempre l'erba del vicino è quella più verde, da lontano potrebbe sembrare, ma se ci avviciniamo scopriamo che è tale e quale alla nostra, ma se rimaniamo a giudicare da lontano continueremo a prendere lucciole per lanterne...


venerdì 16 giugno 2017

OTTO MESI: TROPPI O POCHI?

Otto mesi sono tanti o pochi? Pochi se si hanno ancora tante cose in sospeso, se il tempo scorre velocemente e ci viene data una scadenza improrogabile, tanti se cerchiamo di cambiare, di stare meglio, di camminare verso ciò che potrebbe ridarci un po' di serenità ma ci accorgiamo che nulla è cambiato e che siamo ancora al punto di partenza e non riusciamo a partire perché c'è sempre qualcuno che ci carica di ulteriori pesi e, alla fine, i pesi sono talmente troppi che ci impediscono ogni movimento a parte quello di soccombere e crollare sotto di loro.
Per me sono stati troppi. Troppe cose, troppi dolori, troppe delusioni, troppi ostacoli da superare e prove di coraggio da affrontare, non auguro a nessuno di passare una brevissima parte della propria vita così, senza tregua, senza un piccolo attimo di speranza che il fondo sia arrivato e che da li non si possa più scendere…sembra un film ma è la mia vita…purtroppo.
Il mio più grande difetto, tra i mille che ho, è quello di fidarmi delle persone, di pensare che, come me, siano sempre mosse da buona fede e onestà. In questi mesi mi sono sentita come chi affronta una prova di fiducia e, a occhi chiusi, si lascia cadere all'indietro perché sa che dietro ha qualcuno pronto ad afferrarla, purtroppo nessuno mi ha mai afferrato, sono sempre caduta e, da vera stupida, ho continuato a essere fiduciosa e a cadere nel vuoto ogni volta. Le mie spalle sono scoperte, dietro di me non c'è davvero nessuno e io continuo a buttarmi sperando che, prima o poi, qualcuno afferri la mia mano.
Sono accadute tante altre cose, brutte, tremende, dolorose, sto continuando a lottare per difendere me stessa, ma gli attacchi e i colpi peggiori li ho ricevuti proprio da chi non doveva darmeli e io mi sono trovata impreparata e disarmata.
Come si può sopravvivere a otto mesi di dolore? Come può la persona che ti ha sempre giurato amore eterno dicendoti di essere la donna della sua vita cambiare idea all'improvviso diventando insensibile e senza alcuna remora o almeno quel minimo di coscienza che avrebbe richiesto una tale situazione? Come possono un fratello e una sorella chiedermi l'impossibile senza pietà, senza vergogna nell'usare qualsiasi mezzo per ottenere quello che vogliono, dalla violenza verbale, a quella psicologica, dalla maldicenza al tentativo di farmi passare per quella che non sono, che non sono mai stata e che non sarò mai, come vivono insieme alla loro coscienza? Quanto contano gli interessi economici rispetto a quelli affettivi? Se avessi le spalle coperte e un minimo di autonomia e stabilità economica lascerei a loro quello che mi spetta di diritto, ma che comunque vogliono, perché per me vivere serena non ha prezzo, non mi importa di avere altro che un tetto sulla testa in cui poter vivere con le mie bambine, se questo è più o meno grande, più o meno accogliente non mi interessa, ma non posso permettere che mi si chieda di assumermi il rischio di vivere senza tetti sulla testa, ho la responsabilità di far crescere due figlie in modo sereno e, per ora, di stress ne hanno avuto fin troppo anche loro, ma questo, non essendo quantificabile economicamente, non interessa a chi chiede un sacrificio in nome di un diritto che non ha.
Ma non bastava lottare per riprendermi la dignità tolta da Mister Brown e gentile, nonché educata, signora, per far valere i miei diritti che i "Gemelli Diversi" cercano di calpestare, per reinventarmi  e cercare di trovare un lavoro che mi permetta di mantenere me stessa, ora devo lottare anche contro altri mostri, forse nati dentro di me perché alimentati da tutto il veleno che mi hanno fatto ingoiare?
Sono davvero sfinita, so già cosa mi aspetta, so cosa ho già passato e la voglia di continuare così non c'è più; mi ritrovo a piangere dalla disperazione nascosta sotto la doccia, mentre guido, mentre dormo, per non farmi vedere dalle bimbe, ma spesso gli occhi non riescono a nascondere quello che ho dentro.
Chi mi conosce e sa cosa sto passando mi dice che sono bionica, che nessuno sarebbe capace di continuare a vivere ogni giorno come faccio io, ma io non mi vedo così: essere completamente sola ad affrontare troppi mostri mi fa paura più dei mostri stessi, paura di non farcela.
Spesso, a fine giornata, sento la necessità di un abbraccio sincero, di braccia che sappiano confortarmi di occhi che mi dicano che non mi devo preoccupare perché a me ci pensano loro, di parole gentili, senza critiche e senza che debbano sempre sottolineare gli innumerevoli errori che ho fatto, che continuo a fare e che farò, perché questa sono io, la donna nata sbagliata in tutto. Mi manca quell'appoggio che pensavo di avere prima, quella quotidianità che, seppur pesante per impegni e doveri vari, mi rassicurava perché condivisa. Così, come un cane abbandonato che cerca il calore di una carezza che un tempo aveva, abbraccio chiunque mi sorrida, chiunque dedichi cinque minuti del suo tempo a me, in qualsiasi modo, che sia un'amica, il mio medico, una commessa gentile, una persona estranea ma che si accorge che esisto. Sono diventata un'accattona di affetto, ridicola.
In tutto questo lottare Mister Brown ogni tanto fa capolino e, con la sua solita voce suadente da ammaliatore di serpenti, mi dice che devo stare tranquilla e che per qualsiasi cosa posso comunque contare su di lui ( come un amico, non sia mai che possa capire il contrario, ogni tanto mi ricorda che non devo illudermi e che la speranza che un giorno possa trovare un motivo per innamorarsi è davvero molto vana e lui sempre gentile nel ricordarmelo e io ancora fatico per dimenticarmelo…), le stesse cose me le dicono le amiche e sentirle fanno solo bene, ma dette da lui fanno solo un gran male perché io non sono la sua amica e non lo capisce ancora, perché la sua disponibilità e voce suadente sono solo un miraggio che usa per tenere pulita la sua coscienza e a bada la mia disperazione.
Nella realtà nessun aiuto materiale potrà mai supplire a quello di cui ho davvero bisogno, per le cose pratiche ce la faccio, il fisico regge ancora, nonostante le rare ore di sonno e il poco cibo che riesco a mangiare, riesco ad adempiere ogni impegno, a portare la quattordicenne alla sua prima festa in discoteca, a gestire la iperattività della piccoletta che ogni tanto decide che non ha sonno ma tanta voglia di parlare fino all'una di notte, a rispondere al messaggio della quattordicenne che mi avvisa che la discoteca non fa per lei e che la devo andare a prendere, ma non subito altrimenti potrebbero prenderla in giro, ma alle due, ce la faccio a dormire solo due ore perché ho troppe cose da fare, perché ora più che mai ho paura di non avere abbastanza tempo per farle tutte, perché dalla scorsa settimana otto mesi sembrano pochi ma ancora troppi se passati solo a soffrire.
Ogni tanto anche i circuiti di una donna bionica possono andare in tilt…aspetto dei pezzi di ricambio originali ma più duraturi!

mercoledì 31 maggio 2017

CAMBIO DI STAGIONE O STAGIONE DI CAMBIAMENTI?

Ancora un'altra settimana senza fiato, ancora mille impegni che ho affrontato combattendo la mia carenza di sonno e il dolore fisso e costante che irradiava ogni muscolo, provocato da quella che è diventata la mia fedele compagna di vita, ma almeno so che è un dolore fisico non provocato da nessuno quindi diventa meno doloroso. In queste ultime settimane sono stata talmente presa da troppe cose che non ho avuto il tempo di dedicarmi a ciò che odio di più ma che sono obbligata a fare: il cambio di stagione! Quando ho visto le figlie rovistare in soffitta perché il loro guardaroba non era più adatto al clima estivo che ha preso il suo posto prepotentemente, mi sono ricordata che era giunto ( e anche da un bel po') il momento di entrare nel marasma della soffitta a tirar fuori l'abbigliamento leggero e che Mister Brown aveva ancora tanta roba da portar via, così ho cominciato da lui e, armata di scatoloni, ho tolto tutto, ogni traccia della sua vita in questa casa è stata ben chiusa per essere mandata a far parte di un'altra vita in un'altra casa. E' stato un lavoro moralmente distruttivo, ero madida di sudore per l'afa della soffitta e fradicia di lacrime che scendevano quando mi ritrovavo tra le mani dei ricordi, pezzi di vita e di momenti felici: c'erano magliette regalate dalle bimbe in cui avevo fatto stampare, su loro indicazione, frasi amorose e ironiche, polo che compravo ogni volta che ne trovavo di colori che non aveva, alcune, comprate proprio l'estate scorsa,  le ho trovate ancora intonse, mai usate, con il cartellino attaccato e mi hanno fatto ricordare che, mentre io continuavo a fare la moglie attenta e premurosa, lui si stava impegnando ben bene ( riuscendoci in pieno) a nascondere il suo ruolo di amante/maritotraditore; poi sono spuntate altre magliette, quelle più vecchie che non metteva da un po' ma che ha sempre continuato a tenere, quelle comprate nei viaggi che facevamo quando eravamo solo io e lui, due ragazzi incoscienti che partivano per una meta non troppo certa, non prenotavamo mai niente, ci fermavamo dove capitava o piaceva, ogni viaggio era un'avventura che lasciava dentro di noi ricordi bellissimi, fatti di momenti tragicomici, di libertà, risate e sana stanchezza. Spero che si ricordi ancora il bellissimo albergo trovato a Lione, così economico e così in centro…l'addetto alla recepiton, uomo di poche parole ma dall'aspetto che parlava per lui, ci aveva accompagnato in camera: "bellissima" stanza  con una pelosa e sudicia moquette sulla parete e il letto attaccato proprio a questa, con un armadio in cui era stato installato un bagno improbabile, ma eravamo talmente stanchi e squattrinati che ci siamo adattati perché sembrava pure meglio del posto trovato l'anno precedente a Monaco, in un quartiere che di giorno ci era sembrato "normale" e carino, ma la sera si trasformava in un grande bordello e il nostro albergo fungeva proprio da "casa d'appuntamenti"! Il viaggio per eccellenza però è stato quello fatto a Praga e dintorni: quanto abbiamo riso per le stranezze e gli intoppi incontrati lungo il nostro percorso, le centinaia di chilometri  fatti viaggiando con i finestrini aperti cantando a squarciagola…troppi ricordi, troppa vita insieme, come si fa a non provare un minimo di sofferenza e a rimanere impassibili? Lui ci riesce così bene, ma io no.
Dopo essermi asciugata le lacrime ho chiuso tutto, ho riempito gli spazi vuoti lasciati dalla sua roba inscatolata con cose mie e delle bimbe, ho fatto in modo di non pensare a quello che era ma di accettare il cambiamento di vita pensando alle opportunità che posso ancora cogliere.
Non è stato solo un cambio di stagione, io sono cambiata, questa è la mia stagione dei cambiamenti, non farò più la mogliettina premurosa, le attenzioni e le premure devo averle per me stessa, basta con le illusioni e i sogni da bambina che crede ancora nelle favole, ormai quelli li ho messi nelle scatole insieme alla sua roba perché fanno parte di quella vita, non di questa vita, ho promesso a me stessa che non mi farò più prendere in giro da nessuno, che non crederò più ai falsi sorrisi, a vuote parole, ho imparato a credere solo a quello che posso toccare con mano e vedere con i miei occhi.
Basta abbassare la testa e dire sempre si a ogni richiesta altrui, prima devo pensare alle mie esigenze, come fanno tutti, senza il terrore di offendere o deludere qualcuno: gli altri hanno mai avuto tali scrupoli con me? Sono stata offesa, umiliata, maltrattata, derisa, usata, massacrata da ogni persona che ritenevo "speciale", motivo in più per cominciare a mettere me stessa davanti alle continue e insistenti esigenze di queste care persone che continuano e, purtroppo, continueranno a orbitare intorno a me.
Per adesso solo le bimbe e qualche amica si sono accorte del mio cambiamento,  mi incitano ad andare avanti e io non me lo faccio dire due volte, lui, Mister Brown non si accorge di niente, è troppo preso dai suoi perenni tira e molla con la donna Mantide, è impegnato mentalmente in altro, anche lui è cambiato tantissimo, non lo riconosco davvero più: era un uomo forte, deciso, poco influenzabile, con i piedi per terra, razionale, mi ha sempre dato la sensazione di stabilità e coerenza, invece ora è il contrario di ciò che era, ma non è più un problema mio.
Ognuno ha il suo cambio di stagione, solo che c'è chi, prima di imparare a cambiare in meglio, buttando ciò che non metterà più o le cose che sono state fin troppo ad aspettare un'occasione per essere indossate, regalando ad altri quello che non gli piace o che non gli sta più bene,  deve passare una stagione all'inferno, come me, ma ora ho più spazio per respirare, per accogliere il nuovo che verrà, ora che ho conosciuto l'inferno so cosa voglio e cosa non voglio più. I cambiamenti non sono mai facili, solo chi vuole veramente cambiare e ha una gran dose di coraggio li può affrontare perché, prima di coglierne i frutti, la strada è lunga, tortuosa, faticosa e dolorosa, c'è chi non riesce a percorrerla e si ferma a metà, accontentandosi di ciò che vede, rimanendo in una sorta di limbo, ma si perde il meglio, perché, quando si arriva in fondo tutto è più chiaro, ci accorgiamo che ciò che vedevamo non è ciò che è, ma che ci sono altre mille cose più belle di cui non ci siamo mai accorti e la fatica fatta per arrivare alla meta sparisce.
Ciò che distingue un uomo da un maschio e una donna da una femmina è il coraggio di essere se stessi e di affrontare le tempeste senza usare il prossimo come scudo o salvagente

mercoledì 24 maggio 2017

CURIOSITY KILLED THE CAT

Spero che in molti abbiano letto i commenti "anonimi" lasciati al mio post precedente…ho dato modo alla simpatica e attenta lettrice di esprimere fino in fondo i suoi pensieri, anche se mi sembrava male informata ( o il suo film è andato avanti con protagonisti diversi?) e mi abbia attribuito comportamenti che nemmeno io sapevo di aver avuto…
Sinceramente non ho risposto alle sue provocazioni, ringrazio chi l'ha fatto prendendo le mie difese (forse qualcuno avrà pensato che fossi io a risponderle in forma anonima, ma giuro che non mi è proprio venuto in mente di scendere al suo livello): posso rispondere a domande, accettare o meno consigli, esprimere la mia opinione se mi si chiede di farlo, ma le provocazioni preferisco lasciarle cadere nel vuoto, visto che dal vuoto provengono.
In tanti hanno avuto la sensazione che l'identità dell'utente anonimo fosse chiara, e chi sono io per farvi cambiare idea? Anche per me è abbastanza chiara, anche se non ho la certezza assoluta, ma rispecchia in pieno quello che ho vissuto, e sto vivendo, fino ad ora. Se la signora ben informata sulla mia vita chiede perché a tutt'oggi non sia stata firmata la separazione vuol dire che poi tanto ben informata non è…Forse il non avere avuto il tempo di aggiornare il blog ha reso impaziente di sapere o sospettoso qualcuno?
Dò il beneficio del dubbio e vado oltre.
E' passato quasi un mese, ma a me sembra solo una settimana: le giornate trascorrono veloci, gli impegni si moltiplicano, i problemi da risolvere sono in crescita e io rimango spesso senza fiato, ma felice nell'aver finalmente capito ciò che voglio, felice di sentirmi libera di decidere per me senza dover rendere conto a nessuno e, soprattutto, serena perché sto cominciando a liberarmi dalla brutta abitudine di portare dei pesi non miei, di mettere le esigenze altrui davanti alle mie, di frenarmi a fare ciò che mi farebbe star bene per paura di poter recare un dispiacere a qualcuno. Ci sono stati giorni buoni e giorni no, delusioni e chiarimenti, momenti di sconforto soprattutto nel sentirmi calpestata e aggredita da chi mi conosce da quando sono nata, ma la vita non può cambiare quella che sono quindi ho capito che sono io che devo cambiare la mia vita.
In questo momento ho altre battaglie da affrontare, forse ancor più pesanti, quindi mi assaporo e mi godo fino in fondo  quegli attimi in cui ritrovo una benefica armonia senza pensare a niente e a nessuno.
Se facendo ciò posso deludere qualcuno, beh, mi dispiace ma non è un problema mio, l'importante è che non deluda me stessa!
L'essenziale è invisibile agli occhi

domenica 30 aprile 2017

UNO, NESSUNO E CENTOMILA: COME DISTRUGGERE LA VITA ALTRUI,,,

GIORNO 182, ultimo giorno della settimana e di questa brutta storia di non amore

Domenica
Ieri ho capito una cosa importante: non c’è fine alla meschinità, chi nasce bugiardo non diventerà mai sincero, nemmeno con se stesso e cercherà sempre una scusa e una colpa da addossare a qualcuno per stare bene con la propria coscienza; ma le bugie hanno le gambe corte e spesso tornano indietro, verso chi le dice, creandone altre, moltiplicandosi senza fine.
Non pensavo che ci potessero essere persone “malate” di bugie, invece ho scoperto che è proprio una malattia che crea dipendenza, come tutte quelle altre malattie che portano all’autodistruzione e alla distruzione di chi convive con chi ne è affetto.
Finalmente è uscita la rabbia, non quella che rende ciechi e irrazionali, quella che mi ha dato la lucidità di capire finalmente chi avessi davanti?
Ho scoperto un oceano di bugie, ho scoperto di aver avuto un marito con mille personalità, mille facciate, mille vite parallele, mille amanti…ma chi è veramente?
Per me non è più niente, non posso più versare una lacrima per qualcuno che nemmeno conosco!
Ha fatto un bel autogoal a lasciare il suo vecchio tel alle bimbe: pensava di averlo resettato ben bene, ma, quando ho cercato di mettere le impostazioni per prepararlo all’uso della quattordicenne è avvenuto il miracolo…lassù qualcuno mi ama veramente! Le impostazioni e il backup effettuato non sono state caricate dal vecchio tel quattordicenne, ma dal suo. Fortunatamente per lui ( e per me…) alcune app che richiedevano la sua sim non sono state caricate, ma mi è bastato vedere quello che ci ho trovato.
Ha davvero un bel coraggio e tanto tempo libero! Riesce a tradire moglie e amante con altre due persone contemporaneamente, riesce a farsi compatire dalle amiche con cui sa di non avere chance passando da uomo probo, sincero, maltrattato dalla moglie da anni, racconta balle, storie assurde, non dice che mi ha abbandonata come un cane sull’autostrada per godersi la vacanza del momento, no, lui racconta che la sua scelta è stata sofferta e motivata dalla mia indolenza e pigrizia, dalla delusione di avere accanto una moglie che vive tutto il giorno sul divano.
Ancora altro dolore, ancora bugie, ancora date in cui diceva di essere in posti mentre era in altri, se poi ripenso alle continue sfuriate che mi faceva fino a ieri se gli dicevo che avevo smesso di fidarmi delle sue parole, beh, il dolore diventa rabbia e ne ho tutto il diritto, no?
Mi ha fatto passare una vita fatta di umiliazioni, di sacrifici, di assenze e solo ora mi rendo conto che ho sempre pensato che quella fosse la normalità di una vita di coppia.
Ha raccontato alle sue amichette che mi sono spiaggiata sul divano da quando sono nate le bimbe, beh, forse perché rientrava a casa alle nove e mezza di sera ed era l’unico momento della giornata in cui riuscivo a fermarmi, ma, per amore di verità, ecco come è stata la mia indolente vita:
Dopo pochissimi mesi dalla nascita della primogenita mia madre ha avuto un incidente ed è venuto fuori che aveva il cancro alle ossa e già una bella metastasi a un ginocchio. Ho passato l’estate più calda dell’ultimo secolo a macinare chilometri ogni giorno, con neonata appresso, per assisterla in ospedale, poi, una volta tornata a casa, casa in cui abitavamo anche noi visto che lui non poteva permettersi di cercare una casa, o un qualsiasi altro buco, nostro, mi sono sdoppiata e triplicata cercando di gestire le esigenze di una madre invalida e bisognosa di costanti cure, una bambina di pochi mesi e un marito che cominciava a latitare e a lamentarsi che aveva bisogno di una vita più serena e, soprattutto, di una moglie con uno stipendio per stare meglio. Come potevo permettermi un lavoro? Chi avrebbe fatto le cose che stavo facendo? Intorno a me vedevo amiche con figlio meno piccolo della mia aiutate costantemente da quattro nonni, zie, aiutanti e baby sitter e io? Io potevo contare solo su me stessa e così ho fatto.
Quando ho scoperto di essere incinta della piccoletta ho pianto perché sapevo che le speranze di uscire dal mio ruolo di madre/moglie/infermiera/badante erano finite.
Ho avuto una gravidanza bruttissima, ma non potevo fermarmi, la prima figlia ancora non camminava né parlava e mia madre aveva bisogno davvero del mio aiuto…nel frattempo lui spariva sempre di più, usciva la sera da solo con la scusa che doveva fare da cicerone a una sua amica straniera, ogni tanto ho provato a chiedere se potessi andare anche io con loro, ma c’era sempre un motivo valido per tenermi a casa. Una sera, stremata dalla solita giornata, digiuna da giorni, con una pancia da settimo mese e una bambina di 18 mesi in braccio, l’ho beccato che, telefonicamente, stava dando l’addio alla sua amichetta…certo che mi sono arrabbiata, ma, come al solito, la sua capacità di rigirare la realtà facendomela vedere diversa da quello che era, mi aveva riportato al mio solito stato di donna zerbino.
Molto prematuramente nasce anche la piccoletta, a soli due minuti dalla mia entrata in sala operatoria comincio a star male, ad avere una crisi respiratoria, sentivo le voci dei medici che, concitate e allarmate, dicevano che mi stavano perdendo, e io sentivo che me ne stavo andando ed ero serena, perché stanca visto che il viaggio per arrivare all’ospedale l’ho fatto versando lacrime silenziose per la sensazione di indifferenza che mi dava colui che guidava, ma quando (il tutto è accaduto in pochissimi minuti) uno dei medici ha detto all’infermiera di chiamare subito mio marito per dargli modo di dirmi addio e lei è tornata dicendo che fuori non c’era nessun marito e che aveva cercato anche in altri posti, ma senza successo, dentro di me è scattata la voglia di reagire: non potevo andarmene così, gli avrei solo fatto un piacere!
I giorni passano, la piccoletta rimane appesa tra la vita e la morte per 21 giorni, io vengo dimessa dopo tre ma riportata in sala operatoria dopo una settimana: setticemia. Ricordo bene che, non potendomi fare un’anestesia, mi hanno aperta così come si squarcia un pollo, ricordo il dolore immenso, sentivo le mani dei medici che frugavano dentro la mia pancia, che spostavano le mie budella, vedevo le facce sconvolte delle infermiere quando hanno aspirato un litro e mezzo di pus…e lui? Lui era nell’androne a giocare serenamente con il suo telefono.
Dopo quasi un mese finalmente mi ritrovo a casa con le due bambine, stanca, ma ancora senza tregua, senza aiuti, ancora sola. La mia pancia, per paura di ulteriori infezioni, mi è stata lasciata aperta e per sei mesi ho vissuto con garze, bende, mega assorbenti sulla ferita aperta che ancora non poteva essere ricucita, per sei mesi mi hanno tempestato di punture di antibiotico, mi sono fermata? No, mai stata nemmeno a letto, perché, nel frattempo, dovevo ancora occuparmi di mia madre, della primogenita e della neonata che aveva mille problemi di salute e che non ha mai smesso di piangere 24H24 per sette mesi. Lui? Ritardava sempre più il rientro a casa, aspettava che almeno la figlia grande dormisse già e che io mi rintanassi in camera con l’urlatrice per farlo cenare in pace. Durante il giorno non lo vedevo, usciva la mattina alle sette e il pranzo lo consumava sempre da sua mamma (ma questa era una brutta abitudine che aveva già dal primo giorno di convivenza), non per un problema di distanza dal luogo di lavoro, ma per puro egoismo.
Passano i mesi, le figlie crescono, io mi ritrovo con passeggino doppio e mamma sotto il braccio a girare reparti di oncologia, ormai le infermiere degli ospedali mi conoscevano come quella del passeggino e sedia a rotelle. Lui si fa sempre meno presente, io vado avanti crescendo le bimbe quasi da sola ( avere la presenza di un marito solo il sabato e la domenica pomeriggio poteva bastare?) e le loro esigenze crescevano con loro, più crescevano e più spariva, quante volte gli ho chiesto di poter cenare tutti insieme ma niente, si arrabbiava, mi diceva che non potevo chiedergli questo sacrificio, che lui aveva bisogno del suo momento di libertà…e io accettavo, non mi arrabbiavo, nella mia mente malata di zerbinismo pensavo che un marito sereno valesse più di mille cene in famiglia.
Passavo giornate in cui non sapevo cosa stessi facendo, ormai andavo in automatico, i problemi di insonnia della piccoletta mi portavano a riposare solo un paio d’ore per notte, non di più, quindi, quando finalmente lui appariva nel fine settimana, se qualche pomeriggio ho approfittato per fargli portare le bimbe fuori l’ho fatto per pigrizia? Secondo lui si…quindi, spesso, mi ritrovavo in domeniche pomeriggio allucinanti, in cui dovevo combattere la stanchezza ma farmi vedere entusiasta di fare gitarelle in città d’arte, di andare a vedere mostre, a immergermi nel caos di fiere di paese, con figlie urlanti per il poco entusiasmo nell’essere sballotate in posti che le annoiavano. Al rientro da queste assurde giornate lui ci lasciava davanti al cancello di casa, io mi ritrovavo a gestire di nuovo le esigenze impellenti di tutti, a lavare le bambine e sistemale, a preparare qualcosa per mia madre, a pensare all’organizzazione del giorno dopo, a sfamare le due piccole iene stanche e urlanti e a convincerle di andare a nanna, a ricordarmi di preparare i grembiuli e i cambi per l’asilo e poi, sereno e riposato, arrivava lui che si scocciava nel vedermi stanca.
Un giorno sono crollata, non ho retto più il ritmo e la solitudine nel gestirlo, fortunatamente mia madre mi ha ripresa per i capelli, mi ha fatto capire che avevo due figlie totalmente dipendenti da me e che non potevo permettermi di stare male, così  mi ha convinta ad andare a farmi aiutare, a farmi curare lo stress accumulato da anni. L’ho fatto, sono stata riempita di pasticche e tenuta buona mentre lui scuoteva la testa e diceva che la mia depressione era solo una scusa per giustificare la mia pigrizia visto che la sera mi trovava sempre sul divano…
Ancora umiliazioni, ma io non le vedevo, avevo scambiato il suo disprezzo per amore.
Un giorno, per uno stupido incidente, mi sono rotta tre costole: i medici mi avevano prescritto riposo assoluto, altri antibiotici ( visto che la frattura di una costola aveva pure bucato il polmone) e tanta pazienza. La pazienza è l’unica prescrizione che ho seguito, come potevo fermarmi? Chi avrebbe portato le bimbe a scuola, mia madre a fare le terapie, chi avrebbe pulito casa, lavato, rassettato, fatto la spesa? Mi ricordo che ho continuato con la vita di sempre, macinando chilometri in macchina ma cercando di guidare senza appoggiarmi allo schienale perché se appoggiavo la schiena non riuscivo a respirare, trattenevo le lacrime di dolore e mi facevo vedere serena e scherzosa come sempre. Pigrizia?
Purtroppo di li a poco morì anche mia madre e per me fu un dolore immenso perché con lei avevo un bellissimo rapporto di confidenza, quando ero stremata ( e lei lo vedeva e faceva di tutto per non darmi altri pesi) mi sdraiavo nel letto accanto a lei e lei mi accarezzava i capelli come quando ero piccola. Il mio dolore, la stanchezza, la fatica, la solitudine e chi ne ha più ne metta, non ha cambiato niente: lui ha continuato a essere latitante, a non partecipare alla vita di famiglia, praticamente era il padre/marito del fine settimana. E io zitta…
Una sera, mentre apparecchiavo, mi sono caduti dei piatti pesanti sulla testa, non vedevo più niente, ma poi mi sono ripresa e, nonostante avessi un dolore incredibile al cranio e un’emicrania incessante, ho continuato a fare il mio dovere di donna zerbino. Il giorno dopo, visto che il dolore non cessava, ho chiamato il medico che mi ha consigliata di andare urgentemente al pronto soccorso, avvisai il marito che mi disse che era troppo occupato per accompagnarmi, chiesi a un’amica di potersi prendere cura delle bimbe nel caso mi avessero trattenuta in ospedale e andai. Mi accolsero con l’urgenza, mi portarono di corsa a fare una tac e mi dissero che mi ero rotta il cranio, fortunatamente la parte frontale, ma che avevo comunque bisogno di riposo e osservazione, mi chiesero chi mi avesse accompagnato…quando risposi nessuno sgranarono gli occhi, mi dissero che ero stata incosciente anche solo a mettermi in macchina, firmai il foglio dichiarando che me ne stavo andando di mia volontà e riuscii ad andare a prendere le bimbe a scuola, ricominciando la mia solita vita, solo con un mal di testa incessante che durò settimane. Ancora pigra? Indolente?
Quante ne avrei di altre storie sulla mia pigrizia da raccontare, quanti compleanni ho passato a cenare da sola perché lui non poteva assolutamente rinunciare al bar, quante illusioni mi sono fatta sulla sua onestà, quante volte sono caduta nella sua trappola di serpente ammaliatore, mi bastava che mi guardasse negli occhi e che mi dicesse che ero la donna della sua vita, che non poteva desiderare di meglio dalla vita, che avevamo una rara affinità elettiva che ci avrebbe tenuto legati per sempre, e io ci cascavo ben bene…
L’anno scorso ho avuto quattro polmoniti, una dietro l’altra, ero a pezzi, sfinita dagli antibiotici, senza un briciolo di forze, lui mi aiutava portando ogni tanto le bimbe a scuola, ma non per altro, per il resto mi sforzavo di vincere la stanchezza, facevo come al solito, macinavo altri chilometri per portare le figlie alle loro attività preferite, mi imbacuccavo ben bene quando, tre volte a settimana, dovevo andare a prendere piccoletta in palestra in orario assurdo serale (20,30-21,00) e a lui non facevo pena, ma agli altri genitori si, tanto che un padre, ogni tanto, si offriva per riportarmi la figlia a casa…lui era al bar a godersi la libertà, a chattare con le sue amichette raccontando della sua vita fatta di sacrifici e di incomprensione da parte di una moglie balena e pigra che non voleva curarsi.
Quattro polmoniti…non le auguro a nessuno, ti lasciano proprio senza forze, ma lui pensava che fingessi e si arrabbiava, mi teneva il muso perché non lo aiutava a fare l’erba sotto il sole d’agosto, non lo aiutavo a rastrellare, si lamentava che doveva fare tutto lui, che non aveva niente di stirato e pronto per andare a godersi la libertà ( già aveva la sua bella relazione amorosa), mi chiedeva sacrifici e io li facevo, si scusava per non poter fare vacanze a causa di poca disponibilità economica e io mi sentivo in colpa per non fare abbastanza per lui, gli dicevo che delle vacanze non mi importava niente, a me la felicità veniva dal solo stare con lui…e intanto lui sputtanava i soldi in autostrada, benzina, alberghi in cui consumare il suo tradimento, intanto cercava un appartamento in affitto in cui creare il suo nido d’amore…raccontando alle sue amichette che era stufo di quella moglie pigra che lo aveva deluso troppo, per troppo tempo aveva sopportato la mia indolenza. Ho scoperto altri tradimenti, precedenti all'unico che mi ha confessato, ho scoperto che aveva smesso di amarmi da 18 anni e ha saputo fingere bene e nascondere la sofferenza che gli provocava lo stare con me.
Chi è veramente? Un mostro? Ora lo vedo per quello che è: un uomo piccolo, piccolo, senza attributi, vigliacco ed estremamente egoista, un uomo che cerca di manipolare il prossimo per ottenere quello che vuole, un uomo che non dice mai quello che pensa e non fa mai quello che dice, un uomo a cui piace addossare colpe agli altri per pulirsi la coscienza e convincersi di essere quello che non è, un uomo che va a dire in giro che ci siamo lasciati per incompatibilità di carattere, un uomo che tutt’ora nega di avere qualsiasi relazione, un uomo che si lamenta e si fa compatire dalle sue amichette perché gli manca troppo la famiglia, la stessa famiglia che evitava ben bene perché limitava la sua libertà, ancora mi immagina sul divano, ancora racconta che donna ignobile io sia, che è felice di starsene da solo e che non tornerà mai indietro per nessun motivo al mondo… ma tutto questo, è un uomo?
Ho contattato la sua amante, le ho detto la verità, quello che avevo scoperto, le ho detto delle altre relazioni che ha oltre a lei, lei mi ha chiesto se è vero che tutte le sere viene da me…no che non viene…così mi ha domandato altro, altri giorni, altre date, sono venute fuori altre bugie che lui dice a lei e le schifezze che lui ha fatto a me, la partaccia che mi ha fatto per essere andata a prendere un caffè con un’amica a dieci chilometri di distanza da casa, me la ricordo bene, e lei mi ha detto che, mentre mi sgamava al bar, lui era al telefono con lei, mi ha detto dei loro incontri, la sua verità messa insieme alla mia hanno fatto crollare il suo castello di carte, continuerà a giocare costruendone altri?
Con me il gioco è finito per sempre, gli ho detto che non voglio più vederlo né sentirlo, che tutto ciò che riguarda la gestione delle bimbe deve avvenire tramite un’asettica messaggistica, sono stata fin troppo buona anche stavolta, lo so, ma a che servirebbe cominciare una guerra fredda? Se deve sparire per sempre dalla mia vita è meglio chiudere la guerra e coltivare una nuova serenità e consapevolezza per cominciare, finalmente, a vivere una vita mia con le mie figlie, con quella famiglia che tanto lo ha deluso ma che a me ha dato la forza di vivere fino ad ora.
Sono una donna fortunata: sono libera!





martedì 25 aprile 2017

ODI ET AMO? GIORNO 176


Lunedì
Ieri, dopo mesi, sono riuscita a dormire, non beatamente come una volta, ma almeno non mi sono svegliata all’alba o, come negli ultimi giorni, alle due di notte. Eppure mi sentivo ancora tanto assonnata, come se mi avessero dato dei sonniferi di nascosto. Forse c’entrava anche il fatto che  il giorno prima avevo cenato e ieri ho pranzato? Il mettere dei pasti diversi dalla colazione mi ha dato l’effetto soporifero? Non lo so, so solo che non mi ha fatto bene, per niente, mi sentivo come se, in soli due pasti, avessi ripreso tutti i chili perduti in questi mesi, come se stessi ancora una volta tradendo me stessa, ma quello che più mi crea ansia oggi è chiedermi perché è tornata la fame.
Una persona normale, che ha un sano rapporto con il cibo e se stessa, mangia quando ha fame nutrendo il suo corpo, il cibo che mette in bocca lo assapora, lo apprezza nella maniera giusta, chi ha problemi nell’alimentarsi non ci riesce. Da quando sono nata ho un bruttissimo rapporto con il cibo: non è mai stato il nutrimento per il corpo, ma la panacea per coprire voragini e curare ferite interiori. Non che mi sia mai abbuffata, basta solo mangiare cercando che quella breve soddisfazione colmi i vuoti, ma in questo modo, a parità di cibo e porzioni, chi fa come me nutre solo altre insoddisfazioni ed è anche per questo che il corpo reagisce coprendosi di strati di ciccia.
Se da un lato ho ancor più vuoti da colmare, dall’altro non voglio nutrire la bestia, quindi è ancora difficile per me vedere il cibo per quello che è e dovrebbe essere.
Era da stamani che trattenevo le lacrime, mi sono svegliata avendo già un groppo in gola, un forte senso di inquietudine e tanto odio per me stessa che ancora mi dimostro incapace su ogni fronte, in ogni campo e, soprattutto, incapace di tirar fuori la rabbia che devo. Oggi, mentre ero sola in macchina e stavo andando a prendere un’amica che, avendomi sentita poco serena, si era proposta di farmi compagnia nell’andare a fare la spesa, mi sono trovata a dover decidere, in una brevissima frazione di secondo, se fermarmi o continuare verso il grosso muso di un tir. Mi ha fatto prendere la decisione giusta (o sbagliata?) la telefonata della piccoletta, proprio in quel momento, che mi ricordava di prenderle tutti gli ingredienti per fare lo slime in casa.
Sono davvero stanca di tutto, anche di me stessa, sono stanca di ascoltare bugie, di lottare ogni giorno per stare in piedi e arrivare a sera, stanca di trovarmi sola nella gestione di due figlie adolescenti che litigano e urlano dalla mattina alla sera, stanca di sentirmi umiliata, maltrattata e disprezzata; mi sto sforzando parecchio affinchè riesca a far valere i miei diritti, ad accettarmi e volermi bene, almeno io, ma è davvero difficile e comincio a dubitare sui risultati: sono talmente nata sbagliata che non riuscirò mai a farmi capire e a farmi apprezzare dagli altri, quindi, cosa ci sto a fare a questo mondo?
Fortunatamente la presenza della mia amica mi ha tolto un po’ di brutti pensieri, le lacrime sono scese comunque, ma mi ha aiutata ad asciugarle.
Sono arrivata a casa che era già l’ora di cena, ho sfatto la spesa mentre cucinavo per le bimbe e, dopo averle sfamate e rassettato mi sono chiusa in bagno e infilata sotto la doccia bollente, per piangere ancora, più forte, disperatamente…è da sabato che ho la testa piena di pensieri che aprono ferite non ancora del tutto chiuse, avevo bisogno di buttarli fuori piangendo? Anche se le lacrime scendevano ancora confondendosi con l’acqua della doccia, sentivo che un timido moto di rabbia stava risalendo per fare capolino, rabbia non per me, ma per lui, per come ancora mi tratta, per avermi presa in giro per ventisette anni, per lo schifo che leggo nei suoi occhi quando mi guarda, rabbia per come si comporta con le bimbe, per l’egoismo che continua a guidarlo nelle sue scelte, rabbia per voler sempre dimostrare di essere migliore e diverso da quello che è: lui fa parte della categoria “vizi privati e pubbliche virtù”, la specie peggiore, quella da cui ho sempre cercato di stare alla larga perché sono troppo cristallina per capire i motivi che spingono queste persone a cercare di far fare agli altri quello che dicono ma mai quello che fanno in realtà.
Potevo farcela, la rabbia faceva su e giù, come un bambino che gioca a nascondersi dietro un foglio, i motivi per farla uscire ce ne erano a bizzeffe, ma…sparita, improvvisamente il dolore l’ha ributtata giù e ha preso il sopravvento. Come faccio a non odiarmi?

Chiediti se sono felice, chiediti se davvero meritavo questo tipo di felicità…