mercoledì 30 novembre 2016

GIORNO 31


Mercoledì
Stamani mi sono svegliata con un senso di inquietudine: ricomincio a essere confusa?
Non so più cosa voglio, non so se mi sto solo convincendo che stare lontani sia la soluzione migliore per stare bene entrambi ma, in realtà, so già che tanto bene non starò.
Oggi ho passato l’intero pomeriggio a scuola della quattordicenne, per i colloqui con i prof e ho cercato di impegnarmi in conversazioni amene con altri genitori per non rimanere sola con i miei pensieri. Noi ci siamo conosciuti nello stesso liceo: io ero in prima e lui era in quinta, ma frequentavamo la stessa compagnia di amici, abbiamo gli stessi ricordi, abbiamo vissuto tante cose insieme, abbiamo amici comuni, praticamente è come se fossimo due viaggiatori con lo stesso tipo di bagaglio, sia per l’aspetto che per il contenuto, abbiamo viaggiato insieme per 30 anni e ora lui è salito su un treno diverso dal mio, con direzione opposta alla mia…
Verso le sette, quando mi mancavano ancora due file da fare, è arrivato anche lui e ne sono stata felice, troppo felice, e questo non va bene. Era lui, quello che conosco io, eravamo noi due, come me lo ricordavo e, quando siamo usciti dalla scuola e ognuno ha preso la sua macchina, il dolore cominciava a crescere perché, per l’ennesima volta, avevo provato quello che non potrò provare più.
Stasera era sereno, persino le bimbe lo erano, abbiamo chiacchierato e scherzato tutti e quattro come abbiamo sempre fatto ma il pensare che tutto questo, entro venerdì, finirà, mi ha provocato un forte dolore, come se il cuore mi esplodesse, mi è venuto da piangere e voglia di andare a vomitare.
Mi ha abbracciata e mi ha detto che dobbiamo cercare entrambi  di uscire da questa confusione e capire cosa vogliamo e l’unico modo per farlo è che lui se ne vada.
Ha detto che serate come questa lo fanno soffrire perché noi siamo una bella famiglia, ma noi quattro insieme, mentre non riesce più a vedere un futuro per noi due insieme, anche se io sono 27 anni della sua vita, anni bellissimi che non dimenticherà mai…ma se sono stati così belli, perché vuole interrompere il nostro cammino? Non riuscirò mai a capirlo, se fossi stata male con lui sarei stata più tranquilla, ma, purtroppo non è stato così, nemmeno nei mesi in cui, a mia insaputa, dividevo il suo amore con un’altra, perché continuava a dimostrarmelo e a dirmelo.
Lo so, sicuramente a qualcosa servirà questa separazione, dalle cose brutte nascono sempre nuove risorse, ma nei suoi occhi ho letto che difficilmente tornerà indietro, non è una separazione provvisoria ma definitiva. E’ finita, per sempre.

Amare è così breve, e dimenticare così lungo.
 (Pablo Neruda)

martedì 29 novembre 2016

GIORNO 30

Martedì
Ieri sera, quando e rientrato, ho aspettato che si decidesse a parlarmi, come mi aveva detto, ma sembrava che se ne fosse proprio dimenticato, però era sereno; ho preso io l’iniziativa, non voglio lasciare niente di non detto o in sospeso.
In settimana se ne andrà, mi ha detto che vuole che stia bene, che, comunque, la nostra amicizia rimarrà per sempre, che devo pensare ai bei giorni passati insieme perché il nostro è stato un matrimonio felice.
Mah.
Io gli ho risposto che, sicuramente starò meglio di come sto adesso, che non riesco proprio a essergli amica e che pensare al nostro matrimonio mi fa solo soffrire di più, proprio perché il nostro è sempre stato un rapporto speciale, bello, senza grossi problemi di incompatibilità, anzi, quindi, sapendo che lui ha rinunciato improvvisamente a tutto questo e che non tornerà più indietro, e che niente sarà più come prima, per me è meglio cercare di buttare i bei ricordi e di convincermi che mi sono sbagliata, che ho amato una persona idealizzandola troppo e che, in realtà, era completamente diversa da come la vedevo.
Gli ho detto che la mia decisione non è stata presa senza sofferenza, quindi non deve farmi sentire in colpa assumendo l’aria da cane bastonato e abbandonato.
In questo mese ha detto solo bugie per farmi stare buona, per avere un posto dove stare, accudito e riverito come prima.
Gli ho chiesto se, quando un mese fa aveva deciso di non andare dicendomi che voleva ricominciare una nuova vita e un nuovo rapporto con me, fosse stato sincero o se la decisione di non andare da lei fosse una conseguenza dei problemi economici che la sua partenza avrebbe provocato. Ha cambiato subito espressione, non era più sereno, era stravolto, serio e impaurito nel rispondermi: avevo scoperto il vero motivo del suo rimanere con me.
Non sono servite altre parole, non ho più fiatato, sono andata a dormire sperando di non avere incubi.
Stamani mi sono svegliata tranquilla, ho accompagnato le bimbe a scuola e, mentre tornavo a casa, fermandomi a uno stop, mi sono accorta che davanti a me avevo un panorama fantastico: la spiaggia, il mare calmo, l’assenza di ombrelloni e persone, il cielo azzurro e il sole che, per essere ancora mattina presto, dava alla luce del giorno un colore caldo, rincuorante. Io avevo sempre guardato a destra e a sinistra a quello stop, ma mai davanti a me, così mi sono accorta che io ho sempre agito come si deve agire, ho sempre fatto quello che si deve fare, non sono mai andata oltre, non ho mai guardato davanti a me perché avevo sempre la testa chinata verso il basso. Non deve succedere più.
Sono andata a prendermi un caffè con un’amica ed è sempre un piacere chiacchierare con lei, la barista mi ha disegnato un bel cuore sul cappuccino e, prima di andare via, mi ha offerto un caffè al ginseng ( e mi si è aperto un mondo!), insomma, mi sono accorta che ci sono tante belle persone che regalano sorrisi e anche io ero così fino a poco tempo fa…devo ritornare a sorridere.
Ho tolto tutta la sua roba da armadi e cassetti, ho preparato borsoni e valigie e mi sono sentita bene nel farlo.
Vista la giornata bellissima, ho portato la quattordicenne e il suo amico, una volta usciti da scuola, sulla spiaggia a riempirci di sole e ad annusare l’odore del mare, poi siamo andati a prendere la piccoletta e ci siamo concessi di pranzare fuori, nella pizzeria in cui mi conoscono e, anche li, mi sorridono e mi regalano parole gentili.
Quando sono tornata a casa ero talmente rilassata che mi sono addormentata sul divano, mi sentivo appagata da quello che avevo, dall’essere, d’ora in poi, io e le mie bambine, noi tre sempre insieme, senza dubbi di non esserlo.
Il sole mi ha davvero sciolto il ghiaccio che avevo nelle vene da troppo tempo.
Quando il dolore non passa e diventa cronico, sorridere è l’unica cura per guarire. Sorridi sempre.

lunedì 28 novembre 2016

GIORNO 29

Lunedì
Stamani mi sono svegliata con una convinzione: deve andarsene.
E’ da sabato che ci penso: non può stare ancora un giorno di più a farmi del male e io non ho più intenzione di permettergli di farmelo; non vedo cambiamenti positivi, anzi, è sempre più nervoso e non tollera più che ironizzi sul suo tradimento (cosa che prima lo divertiva molto) come se non si sentisse minimamente in colpa, come se avesse fatto una cosa giusta e in buona fede e io lo criticassi per questo.
Da quando mi sono accorta che qualsiasi cosa dica di bello, di affettuoso e comprensivo su di lui, non gli scaturisce nessuna reazione, il mio amore per lui, quello che mi ha fatto andare avanti e ad avere un’infinita pazienza in questo mese, se ne sta andando, come una nuvola spazzata via pian piano da un leggero vento.
Ho approfittato dell’assenza delle bimbe all’ora di pranzo e gli ho detto tutto quello che pensavo e volevo. Gli ho detto che, in questo momento, non lo amo più, non provo più nessun  sentimento buono per lui, nemmeno affetto né tantomeno amicizia, comincia ad arrivare un senso di rabbia, di amarezza, comincio a capire che non riesco a perdonare e non so se ne sarò mai in grado, forse proprio perché è ancora accanto a me ma lontano da me. Gli ho detto che farebbe bene a tutti e due stare lontani: lui riuscirebbe a prendersi il tempo necessario per liberarsi dai grovigli di confusione in cui si è incastrato e io comincerei a sentirmi meglio, forse a capire se sto davvero bene senza di lui. Non possiamo andare avanti così, vivendo come due separati ma dormendo nello stesso letto, non è normale, uno dei due soffre, nel nostro caso io. La reciproca assenza ci dirà come andare avanti.
Mi ha guardata come se fosse stupito, come se non avesse mai messo in conto questa opportunità, come se io fossi, ancora una volta, colpevole della sua infelicità. Non ho voluto ascoltare le solite frasi su quanto fossi impaziente di avere risposte, su come non riesca a dargli tempo, su come mi stia fissando con la storia del tradimento…fissando?????
Sono uscita di corsa, per non sentirlo, e sono andata, un po’ in anticipo, a prendere la piccoletta a scuola, dopo poco me lo sono visto arrivare li davanti: doveva assolutamente dirmi che ero stata troppo precipitosa e categorica e che non potevo buttarlo fuori di casa senza che lui provasse a parlarmi di ciò che lo trattiene ancora qui…
Frettolosa? Precipitosa? Categorica?
Non si ricorda che, proprio un mese fa, all’improvviso, mi ha detto di avere una relazione con un’altra donna e che sarebbe andato a vivere con lei il giorno dopo? Non si ricorda che non ha voluto ascoltare ragioni mentre, in lacrime, gli chiedevo di aspettare almeno per vedere dove e come si era creato questo strappo fra noi e se fosse ancora riducibile? Io devo sopportare, tollerare, avere pazienza e lui? Lui può fare quello che vuole perché sente di averne il diritto? Vengo sempre dopo, ormai è più che un sospetto…le mie esigenze, la mia serenità, la mia dignità, il mio dolore, tutto viene dopo mentre io devo mettere sopra tutti i miei pensieri e le mie priorità il suo benessere: è paradossale.
Sono tranquilla e ferma sulla mia decisione, non mi farò impietosire dal fatto che non sappia dove andare ( una madre ce l’ha, pure vedova e con casa grande) o perché, a 52 anni, non sappia prendersi le responsabilità delle sue azioni, anzi, deve cominciare a tirare fuori le palle e non solo per tradirmi…Ha detto che stasera vuole parlarmi, ma non voglio assolutamente farmi convincere, non voglio che si impossessi del mio innato senso di colpa, devo volermi bene, devo tenere la testa alta. 
Devo tornare a sorridere da sola

domenica 27 novembre 2016

GIORNO 28

Domenica
Anche stamani mi sono svegliata presto, non sono riuscita a dormire più di 4 ore, continuo a essere sempre più confusa, soprattutto nei confronti di me stessa: non riesco ad avere coraggio per fare ciò che vorrei e che, sicuramente, mi farebbe stare meglio o, almeno, mi aiuterebbe a scendere da questa altalena di stati d’animo su cui vengo continuamente spinta da qualcuno.
Ieri sera, dopo che ho accompagnato le bimbe al cinema, siamo usciti, con poco entusiasmo da parte di entrambi; ci siamo fermati a mangiare qualcosa e io, per creare un’atmosfera meno pesante del solito, ho cercato di essere allegra, ironica, chiacchierona, insomma, come sempre. Nel frattempo mi ingozzavo, come se mi servisse l’aiuto del cibo per essere come sempre.
Quando siamo usciti dal locale, mentre andavamo verso la macchina, ho visto quello che in realtà eravamo, ma che, per tutta la sera, stavo cercando di non vedere: lui camminava per conto suo, davanti a me, e io dietro, da sola a camminare per conto mio. Non siamo più noi due, siamo io e lui. In macchina gli ho parlato di questa mia sensazione e, per l’ennesima volta, mi ha detto che ha bisogno ancora di tempo…
Io non capisco più: un giorno mi dice che vuole ricominciare una nuova vita con me, un altro mi dice che è indeciso ma che, comunque, nutre del sentimento nei miei confronti, un altro ancora mi parla del nostro futuro insieme, del suo desiderio di invecchiare insieme a me, poi, come ieri sera, mi dice che non mi ama più, che non prova nessun sentimento per me, ma nemmeno per lei…siamo sullo stesso piatto della bilancia, in perfetta parità, ed entrambe gli siamo affettivamente indifferenti, almeno così ha detto ieri sera, chissà cosa mi dirà oggi…
Avevo voglia di piangere, di andare a vomitare, di liberarmi dall’ansia che mi sta divorando, ma non potevo, stavano arrivando le bimbe e mi sono trattenuta. Siamo andati tutti insieme a bere qualcosa e, mentre le bimbe raccontavano con entusiasmo la trama del film che avevano visto, io ingurgitavo patatine sperando di riuscire a riempire quel vuoto che mi stava logorando; ho girato lo sguardo per un attimo e ho visto la mia immagine riflessa contro il vetro: ero quella di prima, piena di voragini interiori che ho sempre cercato di colmare con qualcosa che mi desse una, seppur momentanea, gratificazione, ero la solita donna, con lo sguardo a terra e una molletta sul naso, pronta ad accettare il volere altrui e a esaudire i desideri altrui. Non riuscivo a sentire quello che dicevano le bimbe, il rumore delle lacrime che avevo dentro e che volevano furiosamente uscire mi rendevano sorda. Lui ha percepito il mio malessere come voglia di vomitare perché avevo mangiato, ma non è riuscito a vedere e a chiedersi il perché avevo questa voglia di farmi male.
Abbiamo lasciato le bimbe a casa e siamo rimasti ancora un po’ fuori perché, secondo lui, se rimanevo ancora un po’ lontana da casa avrei tenuto lontana anche la tentazione di vomitare, però non aveva messo in conto che avrei alimentato la voglia di dirgli tutto quello che mi stava annientando.
Sono stata sincera, seppur parlando con gli occhi annebbiati dalle lacrime, e gli ho detto che se mi aveva tradita perché non aveva più amore per me, nonostante sia da un mese che mi chiede tempo, anche con tutta la buona volontà non troverà più un motivo per tornare ad amarmi, se non ci è riuscito mesi fa, non ci è riuscito in queste ultime settimane, non ci riuscirà mai. E’ meglio essere onesti con noi stessi e ammettere che è finita, che niente potrà tornare come prima quindi nemmeno l’amore, è inutile stare ad aspettare qualcosa che non arriverà mai: non fa bene a me e non fa bene nemmeno a lui. Gli ho detto che finchè lui starà con me, ma non come compagno, solo come amico coinquilino, continuerà solo a farmi del male e io ho bisogno di stare bene, preferisco stare da sola, ma serena. Forse ne era consapevole anche lui, sicuramente lo stare lontani per un po’ ci aiuterebbe a capire cosa vogliamo, ma i soliti problemi economici e organizzativi ci costringono a rimanere nella situazione di separati in casa.
Dopo aver cercato più volte di tranquillizzarmi, di convincermi che devo continuare a volermi bene, assumendo un atteggiamento pacato e comprensivo, ha cominciato a innervosirsi e ha tirato fuori quello che doveva uscire: non mi ama più ma è preoccupato per me, quindi si sta sforzando di starmi accanto per il mio bene, ma gli dà fastidio che io sia troppo assillante nel sapere se sta riuscendo a mettere i suoi pensieri in ordine, sono troppo umorale, non sopporta vedermi piangere e chiudermi in me stessa ma non sopporta nemmeno che sia troppo categorica nel prendere delle decisioni, mi vuole serena ma senza che dipenda da lui…
Mentre tornavamo a casa ho cominciato a tirar fuori tutto il mio dolore, piangevo singhiozzando, non riuscivo a smettere, solo quando sono entrata in casa e lui mi ha detto che mi proibiva di andare in bagno, sono sbottata: gli ho urlato che quello che aveva davanti era solo il frutto del suo egoismo, della sua mancanza di affetto per me, che non poteva chiedermi di assumere un unico stato d’animo fino a data da destinarsi quando è lui che un giorno mi illude e il giorno dopo mi uccide, che ero stanca di vivere la vita che lui ha deciso che io vivessi, di essere l’unica a subire le conseguenze delle sue decisioni, a prendersi le responsabilità, a metterci l’impegno, a impormi di essere aperta e comprensiva quando di comprensione per me non ne vedo. Mentre urlavo lui si incupiva: conosco bene quell’espressione, l’assume quando si sente profondamente offeso, non colpito nel vivo, solo offeso perché convinto che dica solo cattiverie gratuite; mi inseguiva con in mano un bicchiere d’acqua e lo psicofarmaco della sera dicendomi che doveva stare calma e prendere le medicine…io devo curarmi dalla depressione, dalla psicosi, io devo impasticcarmi per ritornare a fare il burattino, e lui? Lui non ha bisogno di aiuto e cure? Non mi sembra che stia meglio di me, la sua perenne confusione mentale e carenza di sentimenti palesa uno stato d’animo disturbato, ma, essendo uomo, è certo di non aver bisogno di niente e nessuno per stare meglio, è come chi si cura pensando di avere un semplice raffreddore mentre, in realtà, ha la broncopolmonite.
L’ho mandato a quel paese, tanto il muso lo aveva già e sono andata a dormire chiedendogli, come ultima cosa, di non abbracciarmi più, di non toccarmi più nemmeno tenendomi la mano, di non baciarmi più fino a quando non avrà la certezza di farlo perché innamorato, io non posso continuare a illudermi che questi siano segnali di un inizio di innamoramento.
Stamani ero ancora nervosa, sono andata a prendere un caffè con un’amica e, confrontandoci, ci siamo rese conto che gli uomini si assomigliano tutti nei difetti e, forse per colpa di come sono stati educati, non sanno tirar fuori quello che hanno dentro per paura di apparire fragili e, soprattutto, non sono educati nel provare e condividere i sentimenti.
Oggi siamo usciti tutti insieme per fare un po’ di shopping per le bimbe: la nostra indifferenza è reciproca, ma cerchiamo entrambi di non farlo vedere alle bimbe.
Sto cercando di risalire la corrente per non affogare

sabato 26 novembre 2016

GIORNO 27

Sabato
Anche stamani mi sono svegliata alle quattro e mezza, fortunatamente non ho più avuto incubi, ma il sonno rimane disturbato. Ieri, in tutto il giorno, non ho toccato cibo, ho solo bevuto qualche caffè, ma il mio stomaco non si lamenta e io preferisco dimenticarmi di lui.
Purtroppo ho ricominciato a farmi domande ma mi si accavallavano i pensieri, cercavo di darmi risposte da sola ma non ci riuscivo, così ho fatto quello che da un po’ sentivo la necessità di fare: ho contattato lei, con un messaggio, dicendole che, essendo entrambi persone adulte e soprattutto io poco incline a rabbia e vendetta, avevo bisogno di verità soprattutto per capire dove avessi sbagliato e se stessi sbagliando ancora. Ha letto ma non mi ha risposto, forse ha paura che io sia una di quelle donne che cercano vendetta, anche fingendo di essere serene, cercando di distruggere chi gli ha portato via il proprio uomo? Mi viene quasi da ridere se mi penso in questa veste, non è proprio la mia, non ne sarei capace, non porto rancore mai e penso che, comunque, sbagliare fa parte della natura umana ma riconoscerlo fa parte solo di chi non vuole sbagliare più.
Vabbè…però sono tentata di farle leggere queste pagine, come ho passato questo mese, giusto per farle capire come sono fatta…
Ieri sera, quando è tornato, gli ho detto che avevo bisogno di parlargli e lui, sbuffando e alzando gli occhi al cielo, mi ha chiesto se fosse proprio necessario. Si, era più che necessario.
Gli ho detto che, da un paio di giorni, mi sto rendendo conto che lo strappo creatosi nel nostro rapporto non si può più ricucire perché manca un pezzo fondamentale: il suo impegno. Non posso rammendare qualcosa i cui lembi non coincidono più e, soprattutto, non arrivano a toccarsi. Gli ho detto che è finita, me ne farò una ragione, soffrirò per un po’, ma poi mi passerà, ma se continua a stare con me ripetendomi che è confuso, che non mi ama più come prima, che mi vuole bene ma ha bisogno di tempo, continuerò solo a soffrire…mi ha chiesto ancora del tempo e non si rende conto che, così facendo, la mia sofferenza non passerà e forse rischierà di trasformarsi in indifferenza. Gli ho risposto che oggi posso dirgli che avrò ancora pazienza di aspettare, ma non so se domani, o un altro giorno, continuerò a dirglielo, può darsi che mi stufi presto e che, quando non sarà più confuso, io non ci sarò più per lui. So che succederà, ogni giorno che passa mi accorgo che ho amato un uomo diverso da quello che sto vedendo ora, forse lo avevo idealizzato troppo, come mi ha detto anche lui dopo aver letto la mia ultima mail.
Ha continuato a promettermi che si impegnerà, che non vuole perdere la nostra amicizia e sa che, se io perdo il suo amore, lui perderà tutto il resto. Mi ha detto che stasera vuole uscire con me ( mi è sembrato tanto un contentino dato per farmi stare buona), mi ha ripetuto che devo stare tranquilla, che lui riuscirà a passare questo momento e a ritornare come prima…infatti stamani è di nuovo lui…
L’ho avvisato che le bimbe si erano organizzate per andare al cinema con gli amici e che avremmo dovuto portarle per le 20,15 e riprenderle per le 22,30, quindi potevamo approfittare di quelle due ore per rimanere fuori, ma gli orari non gli tornano, lui prima delle nove non può essere a casa, quindi dovrò accompagnare io le bimbe e forse non ci sarà il tempo per uscire…è di nuovo lui, non rinuncia a niente per me, prima viene il pub, vengono gli amici ( ci va ogni sera prima di cena, per questo cena sempre quasi alle nove e mezza…), io vengo sempre dopo ma ora sono stufa di essere l’ultima delle sue priorità, non aspetto più nessuno, anche io ho le mie priorità e, in cima alla lista, c’è la mia felicità…
Il medico pietoso fa la piaga puzzolente


venerdì 25 novembre 2016

GIORNO 26


Venerdì
Ieri sera mi sono sforzata di mangiare qualcosa con le bimbe, ci ho messo impegno, ma poi, quando sono andata in bagno non ho saputo resistere, sentivo che la cena mi stava portando via la voglia di cambiare e ho vomitato, tantissimo, finchè il mio stomaco non ha chiesto di smettere. Guardandomi allo specchio continuo a vedere un’immagine bruttissima di me, non mi piaccio, non voglio essere così, so di essere diversa, so che, sotto gli innumerevoli strati di ciccia-airbag che ho accumulato per salvarmi dalle botte della vita, ci sono io.
Ieri sera aveva il solito muso lungo, me ne sono fregata, sono andata a letto perché avevo sonno ma non perché la sua assenza mentale mi fa star male, ormai ne rimango indifferente, non mi importa più sapere cosa stia pensando, da quando gli ho detto tutto quello che pensavo io non ho più timore dei pensieri altrui.
Mi sono addormentata quasi subito e, alle quattro e mezza mi sono svegliata, quasi sforzandomi, perché sapevo di avere un sacco di cose da fare. Così, fino alle sei, dopo essermi imbottita di caffè, antiinfiammatorio per il mal di schiena, antidepressivo per mantenere l’umore accettabile e vitamine, per reggermi in piedi senza cibo, non ho fatto altro che pulire casa, sistemare, buttare, lavare, spazzare, spolverare, rassettare tutto il caos che, ieri sera, i componenti della famiglia avevano lasciato per aiutarmi a ricordare che esistono…e come fare a scordarmelo? Vivo per loro, passo il mio tempo a fare solo cose per loro, mi sacrifico solo per loro.
Quando si è svegliato è sceso, mi è passato davanti e non mi ha nemmeno detto un semplice ed educato buongiorno, poi mi ha chiesto cosa avessi fatto fino a quell’ora e, quando gli ho detto quali erano state le mie attività, con un tono da cui usciva solo ed esclusivamente acidità e odio, mi ha risposto che, visto che non riusciva a vederne i risultati avrebbe dovuto cominciare lui a prendersi cura della casa perché io non ne sono proprio capace, non lo so fare...
Il buongiorno si vede dal mattino.
Non sono stata, come sempre, in silenzio cercando di attutire il colpo, ho reagito, gli ho fatto notare che io puliscono dove loro sporcano, quindi se facessero a meno di sporcare e fare disordine io non mi troverei a fare cose di cui lui non mi reputa capace e che, se avesse voluto, avrei potuto prendere lezioni da qualcuno sull’argomento “casa immacolata” .
Ho chiuso il discorso mandandolo a quel paese senza usare parafrasi.
Non ho sofferto come al solito, non mi sono sentita in colpa per averlo fatto arrabbiare, sono ancor più serena di prima.
Sa cosa provo per lui, cosa penso di lui e cosa sono disposta a fare per lui, ma tutto ciò non gli provoca nessuna emozione e reazione, quindi ho deciso che smetterò di chiedergli un abbraccio ogni tanto, di uscire per stare un po’ con lui o di chiacchierare del più o del meno come una volta; io ho fatto degli sforzi al limite dell’umano in questo mese, ma non toccava a me farli per ricucire i brandelli rimasti di noi, se davvero ci tiene deve cominciare a muoversi perché il tempo passa e con lui passano anche tutti i miei buoni propositi. Comincio a volermi bene e a rendermi conto che mi basto per star bene, posso stare senza mangiare, senza dormire, senza di lui (unica eccezione è per le figlie perché loro sono il mio ossigeno quotidiano, sono la mia ragione di vita), vivendo ugualmente, non si muore perché non veniamo amati come dovremmo, se amiamo noi stessi riusciamo a colmare le carenze altrui.
Oggi mordo, lo so, ma non ho più voglia di trattenere niente…
Non butto, metto solo da parte, cambio le priorità

giovedì 24 novembre 2016

GIORNO 25

Giovedì
Anche stanotte sono riuscita a dormire senza sogni, mi sono alzata alle cinque, anche se sarei stata in grado di riaddormentarmi, perché volevo avere il tempo di starmene da sola.
Ieri sera, quando è tornato, era serio, stanco, pensieroso, non ha detto granchè, non ha avuto nessuna reazione visibile a quello che gli ho scritto, solo che non è come io lo vedo…quello che gli avevo detto a cuore aperto non lo ha reso felice, anzi, sembra che l’abbia riportato ad avere mille pensieri tutti suoi. Un po’ mi sento stupida per come mi comporto, ma ho deciso che devo cambiare e l’agire d’impulso fa parte del mio cambiamento.
Anche ieri sera ho vomitato quel poco che avevo mangiato, ormai sta diventando così veloce e naturale farlo (è proprio vero che, nella vita, ci si abitua a tutto, si impara a fare tutto, anche cose che non avremmo mai immaginato essere capaci di fare) che in casa nessuno se ne accorge e io sono ancor più serena.
Ho passato tutta la mattina in preda a una gran voglia di dormire, ma non riesco ad addormentarmi se non quando prendo la pasticca, in più ho perso la fiducia nel pensare che le cose si stiano risolvendo per il meglio. Sono uscita per un caffè con la mia storica amica N e il sonno è passato, l’energia e la voglia di muovermi è tornata, spero che torni anche la fiducia e il riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno…
Oggi pomeriggio, dopo aver fatto la brava mamma, la brava moglie, aver adempiuto a tutti i miei doveri, mi sono presa il tempo per uscire e fare quattro chiacchiere con una cara amica. Lei si è accorta che non sto bene, mi ha chiesto se sono io a provocarmi il vomito o è il mio stomaco che non regge…ho detto la verità, non me ne sono vergognata, e lei mi ha pregato di non farlo, di cercare di resistere a farmi del male e che lei farà di tutto per aiutarmi.
Le più grandi manifestazioni di affetto le ricevo solo fuori di casa, fuori dalla famiglia, da chi riesce a capire come sono fatta e non mi chiede di essere diversa.
Devo continuare a volermi bene

mercoledì 23 novembre 2016

GIORNO 24

Mercoledì
Ieri ho passato il pomeriggio in stato apatico, l’ho messo al corrente dei miei incubi e, seppur preoccupato per me, si è fatto quattro risate per l’ultimo, soprattutto per l’improbabile scelta della sua amante.
Dopo cena, visto che doveva riuscire per andare al bancomat e a comprare le sigarette, gli ho chiesto se potevo accompagnarlo e lui ha accettato serenamente. Avevo bisogno di stare da sola con lui, ultimamente il riuscire a parlare, senza le distrazioni e i timori che l’ambiente familiare ci impone, da soli a quattr’occhi mi sta facendo bene, riesco a sciogliere dubbi, a capire meglio cosa voglio. Ci siamo fermati a bere qualcosa, ho chiesto altri chiarimenti su come era finita con lei, mi sono tolta quei dubbi che ancora mi assillavano e ho voluto credergli, i suoi occhi mi sembravano sinceri ed era da un po’ che non li vedevo così limpidi. Mi ha detto che grazie a me ha aperto gli occhi, ha capito che lei non era la sua strada, soprattutto quando, la prima sera, gli ho detto, tra le mie lacrime silenziose, che avevo sempre pensato che saremmo invecchiati insieme…così ha capito cosa fosse il vero amore, ha ripensato a tutti i momenti difficili che abbiamo affrontato insieme, aiutandoci, a quando, per mesi, si è preso cura di me medicandomi quotidianamente la lunga ferita lasciata aperta  dal troppo ravvicinato secondo cesareo; si è ricordato di quando mi doveva accompagnare in bagno perché non riuscivo a stare in piedi, di quando è stato un giorno intero a pulire il mio irrefrenabile vomito mentre io non potevo muovermi perché avevo una miriade di tubi attaccati al mio corpo. Ha detto che tutto questo l’ha fatto volentieri, perché l’amore deve essere così, e lo rifarebbe ancora, perché non riesce a non prendersi cura di me. Non poteva dirmi cosa più bella.
Tornati a casa mi sono sentita estremamente serena, rilassata, il sonno cominciava a prendere possesso della mia mente e, finalmente, per la prima volta in un mese, ho dormito tutta la notte, fino a quando non mi ha svegliata la sveglia, finalmente non ho avuto incubi, non mi ricordo nemmeno se ho sognato qualcosa; non so se il sonno ritrovato sia dovuto ai nuovi farmaci prescritti dal medico, al fatto che non dovevo bere alcolici e invece ho bevuto un mojito o, semplicemente, che sto ritrovando il mio equilibrio, la mia serenità, so solo che mi ha fatto molto bene.
Stamani continuavo ad avere sonno, ma ero anche eccitata dal pensare che forse ne sto uscendo, forse sto davvero riuscendo a uscire da questa buca profonda…purtroppo il mio star bene mi sta riportando a sentire anche la fame e, se mangio, anche poco, comincio a odiarmi profondamente, così devo correre a liberarmi dai sensi di colpa.
Oggi, ho voluto scrivergli tutto quello che non gli avevo mai detto:
Non so se sono i farmaci che stanno contribuendo a rasserenarmi o se stare ogni tanto un'oretta da soli, io e te, mi sta facendo bene, ma sono certa nel sentirmi meglio.
Ogni volta che parliamo serenamente riesco a capire un pò di più cosa io devo cambiare e quali sono stati i miei errori, e questo è importantissimo per continuare il mio percorso di rinascita e nell'imparare a volermi bene.
Ieri sera ho capito una cosa: ho dato per scontato, in questi anni, che tu sapessi che il mio amore per te fosse sempre lo stesso, senza dimostrartelo concretamente e quotidianamente, così, appena hai trovato qualcuno che si è innamorato di te ti sei sentito gratificato colmando le carenze che ti avevo creato.
La mia paura ora è che tu possa ricaderci di nuovo, che tu possa far innamorare ancora qualcun'altra...perchè, diversamente da quello che tu hai sempre pensato, non è così difficile innamorarsi di te, anzi, è fin troppo facile: sei un uomo meraviglioso, buono, che ha sempre voglia di scherzare anche quando i momenti difficili non lo dovrebbero permettere, sei diverso dagli altri uomini perché privo della parte rude e menefreghista. Forse non ti ho mai detto, in questi anni, che io mi sono sempre sentita fortunata nell'averti come compagno di vita, che il fatto che tu abbia scelto me, che tu ti sia innamorato di me e sia riuscito a conquistarmi mettendoci tutta l'anima, mi ha sempre lusingata, resa orgogliosa di averti accanto, perchè so che tu, nei sentimenti, metti la testa e il pensare che una persona come te si fosse innamorata di me mi ha sempre lasciata stupita, come qualcuno che, inaspettatamente, riceve un regalo prezioso senza un motivo specifico.
In tutti questi anni non mi sono mai saziata di te, ti ho sempre voluto e desiderato tantissimo, ma mi trattenevo, pensando che fosse "poco normale", per paura di rendermi ridicola, sentendomi molto stupida e infantile. Avrei voluto che i nostri baci fossero infiniti, averti sempre accanto in ogni momento, avere le tue mani e i tuoi occhi addosso costantemente, perchè io avrei voluto non staccare i miei occhi dai tuoi, tenere le mie mani su di te, come per rassicurarmi che non eri un sogno ma pura realtà. Adoro vederti sorridere, sei bellissimo quando lo fai, mi è sempre piaciuto il nostro modo di scherzare e prenderci in giro, di parlare di tutto, di pensare, a volte, in maniera diversa ma senza che sia un ostacolo, anzi, è un confronto di idee, un motivo in più per aprire la mente. Adoro il tuo cervello ( e so bene quanto le tue figlie, fortunatamente, abbiano preso da te): sei estremamente intelligente, non ti accontenti mai, sei curioso, non smetti mai di accrescere il tuo sapere e parlare con te è sempre stimolante ed estremamente piacevole, forse è la cosa principale che mi ha fatto innamorare di te ( quanto stavo bene quando, ancora in veste di semplici amici, ci facevamo lunghe chiacchierate, parlando di qualsiasi cosa, era un piacere stare in tua compagnia e tutt'ora lo è).
In queste settimane, nelle mie fasi altalenanti, mentre tutto cambiava, la nostra vita in primis, mentre cercavo di cambiare me stessa, dentro e fuori, di cambiare abitudini, pensieri e punti di vista, l'unica cosa che non sono riuscita a cambiare, e a far cambiare dagli eventi, è stato l'amore per te. Un pò mi facevo rabbia: come riuscivo ad amare ancora chi mi aveva spezzato il cuore, chi mi aveva tradita, raccontato un mucchio di bugie, detto in faccia che non mi amava più? Ma non ce l'ho fatta a odiarti, non riuscirò mai a odiarti, piuttosto odierò me stessa per non riuscirci, ma non tu.
In questa mia decisione di rinascere e migliorarmi ho capito che, per riuscirci davvero, devo dire e fare quello che penso e quello che voglio, devo tirar fuori, al momento, senza rimandare, i miei sentimenti, che siano di gioia, amore, delusione o rabbia, devo tenermi sempre libera dentro per lasciare lo spazio necessario a ricevere tutto ciò che viene da fuori, senza che, come succedeva prima, ogni tuo tentativo di aiutarmi ti rimbalzi addosso.
Voglio che anche tu sia orgoglioso di avermi accanto, per questo voglio fortemente cambiare, anche nell’aspetto.
Spero che, prima o poi, tu riesca a innamorarti nuovamente di me, magari anche più di prima, riesca a desiderarmi ancora come prima, io ho la pazienza per aspettare, e quando mi cercherai per amarmi capirò che sei tornato a vivere dentro di me, ma promettimi che, come me, da ora in poi comincerai a dirmi tutto, nel bene e nel male, a non frenare più quello che hai dentro: siamo fatti per comprenderci a vicenda, il profondo legame che ci unisce, a prescindere dall’amore, è raro e prezioso, ed è ciò che ci ha sempre reso diversi da tutte le altre coppie.
Ecco, queste sono le molte cose che non ti avevo mai detto…
Ti amo, nonostante tutto, da morire

Non so se ho fatto bene, ma ho deciso che, d’ora in poi, devo dire tutto quello che mi passa per la mente, senza vergognarmene.
Essere sinceri con se stessi aiuta ad amare se stessi

martedì 22 novembre 2016

GIORNO 23

Martedì
Sono le 02:51, ho già preso un caffè, rassettato, nutrito gli animali, messo un po’ di musica e fra poco mi infilerò nella doccia. Ieri sono andata dal medico per farmi dare qualcosa per dormire, ma non ha fatto effetto: gli incubi battono i farmaci 1-0.
Ieri sera in casa aleggiava un nervosismo generale e, forse per stanchezza, forse per abitudine, lui ha passato la serata con il telefono in mano, giocando e leggendo qualcosa che nascondeva appena gli passavo accanto. Non mi fido più, ogni suo atteggiamento mi scatena solo pensieri negativi e sospetti, non sarà facile, forse non accadrà mai, che io possa concedere un briciolo di fiducia a lui e un barlume di serenità a me stessa. Gli ho chiesto se l’avesse sentita ultimamente: mi ha risposto di no dicendomi però che sapeva che stava bene.
Tutto il dolore che, mollando me, voleva evitare a lei è già sparito? La paura di farla soffrire, ignorando la mia sofferenza, l’ha portato a distruggere tutto e lei ha sofferto solo per qualche settimana? Continuo a non capire come abbia potuto, in soli 5 mesi, conoscere una persona, innamorarsene e decidere di recare dolore e sofferenza a chi lo ha amato incondizionatamente per 27 anni, per non recare troppo dolore a lei…
La dottoressa ieri, mentre la mettevo al corrente dei motivi della mia insonnia e assenza di fame, mi ha fatto una semplice domanda:
“Ti ha detto il perché ha scelto di rimanere con te?”
Non ho saputo rispondere, lui ha detto troppe cose contrastanti, ma mai il motivo della sua decisione, sono io che cerco di ricavarlo tirando le somme da tutto quello che mi dice.
Io ero serena, seppur ancora piena di domande, lui stanco e nervoso e, purtroppo, gli  improvvisi e inutili capricci della piccoletta hanno tirato fuori, in lui, rabbia verso di me perchè gli sembro poco collaborativa e incapace di gestire il caos di questa casa, in me voglia di stare zitta, di diventare sorda, di chiudermi a riccio per non essere più ferita nell’essere il capro espiatorio.
Sono andata a dormire cercando di non pensare, di lasciare che il farmaco prendesse il sopravvento, ma mi sono svegliata un paio di volte per allontanare l’ennesimo incubo. All’inizio ho sognato che ero con le bimbe in un grande edificio, pieno di corridoi, porte ed enormi sale di attesa, dovevamo cercare la stanza in cui dovevamo partecipare a qualcosa di importante per la quattordicenne; abbiamo guardato varie indicazioni, girato per un po’ poi, mentre stavamo entrando in quella che doveva essere la stanza giusta, è arrivato lui dicendoci che stavamo sbagliando e che, come al solito, non ero in grado di cavarmela da sola. Ci ha fatto cambiare direzione, abbiamo percorso lunghissimi corridoi, preso ascensori che andavano sia verticalmente che orizzontalmente, intanto il tempo passava e stavamo rischiando di arrivare a cose finite; ad un tratto ci siamo trovati davanti a una voragine, come se il pavimento creasse un vortice in cui tutti quelli che si avvicinavano venivano risucchiati; lui ci ha mandato avanti e noi tre, fiduciose e ubbidienti alle sue istruzioni, ci siamo trovate nel vortice, sparendo nel buio.
Mi sono svegliata, ho respirato, mi sono convinta che potevo farcela a ritrovare un sonno tranquillo e mi sono riaddormentata, cadendo nel secondo incubo. Questa volta eravamo solo io e la piccoletta, dovevamo partecipare a una festa che si teneva in uno strano albergo, molto futuristico, e ci veniva assegnata una stanza, molto grande, con finestre e imposte uguali a quelle di casa, discordanti con la struttura moderna degli altri ambienti interni ed esterni dell’edificio,  con accesso su un grande giardino, come a casa, e con stanza attigua gemella e comunicante. Non riuscivo a capire che tipo di festa fosse, la piccoletta era eccitata e si dava da fare per sistemarsi e sistemare me, tanto che mi ha fatto indossare un bikini…io che non ho mai messo un costume che non fosse intero in tutta la mia vita…mi vergognavo da morire ma lei mi ripeteva che stavo bene, che ero bellissima, mentre io, per togliermi dalla vista quella figura strabordante di ciccia che ero, mi sono infilata un pigiama larghissimo. Dalla stanza accanto arrivavano voci diverse, risate, confusione e la piccoletta ha voluto vedere chi ci fosse, spalancando la porta: mi sono ritrovata davanti tutti i miei parenti, innumerevoli cugini, zie e zii, sembravano una bolgia informe, ognuno di loro era intento a fare qualcosa di strano, c’era chi, addirittura copulava davanti a tutti con una delle zie. Ho chiuso velocemente la porta per non vomitare dal disgusto, ho chiuso bene le imposte delle finestre per paura che potessero entrare da li e ho cercato di non pensare ai rumori che, comunque, arrivavano fino a me. Poi, io e la piccoletta, siamo uscite per andare all’evento/festa a cui eravamo state invitate; i corridoi sembravano quelli di un ospedale, tutto era asettico, bianco, quasi troppo luminoso di candore, a un certo punto vediamo tanta gente che corre in direzione opposta a quella che stavamo percorrendo, ci accorgiamo che una marea di acqua stava inseguendo tutti e, tenendoci per mano, ho cominciato a cercare una via di uscita, ma, qualsiasi strada, corridoio, scala io imboccassi, la marea di acqua ci seguiva e si faceva più alta. La piccoletta voleva tornare indietro, voleva andare in camera a prendere il suo orsacchiotto, ma non potevamo, lei piangeva disperata e io sentivo tutta la disperazione e l’intensità del suo dolore dentro di me…e non potevo fare altro che rassicurarla, confortarla e abbracciarla, sentendomi malissimo perché consapevole che non avrei potuto fare altro per lei, non potevo ritornare a prendere il suo Teddy, Teddy era ormai andato. A un certo punto ci siamo ritrovate nel garage dell’albergo: le macchine erano parcheggiate a raggiera, in una sorta di enorme sole ruotante, e i raggi si allungavano lentamente verso chi riconosceva la propria auto in modo da potervi entrare. Cercavamo di scorgere la macchina, ma poi ci siamo ricordate che eravamo arrivate in treno e, mentre cercavamo un’altra via di fuga, abbiamo trovato, per terra, delle chiavi di un’auto, ma senza il telecomando di apertura; abbiamo provato ad aprire le macchine che rimanevano, ma senza successo fio a quando ci siamo ritrovate con un’ondata d’acqua alle spalle, talmente gigante, che non ci rimaneva altro che abbracciarci forte e aspettare…
Può un medicinale combattere tutti questi incubi??
Riuscirò a uscire da tutto questo?
Devo volermi bene e cambiare la mia vita, solo la mia, devo riuscire a vincere il mio atavico istinto di autodistruzione.
Con i piedi a terra, legati alla ragione, passa presto la voglia di sognare…non si vola senza ali
Ho passato la mattinata a pulire, rassettare, fare qualcosa per me, la stanchezza da mancato sonno si stava facendo sentire. Mi ha chiamata tante volte, come se si stesse sincerando che stessi bene e che fossi a casa, mi aveva già detto ieri che oggi non sarebbe tornato per pranzo, ma continuava a ribadirmelo. Ho cucinato il pranzo solo per le bimbe, il frigo è quasi deserto, mi dimentico di pensare al cibo…così ho messo sul fuoco una zuppa di lenticchie e patate, tanto per riempirgli la pancia: il profumo che riempiva la stanza mi aveva persino convinta a mangiarne un poco, sforzandomi di non vomitare.
Mentre stavo per andare a prendere la mia piccoletta, è arrivato il postino e mi ha omaggiata dell’ennesima multa presa da lui; questa volta l’ho aperta, non lo faccio mai se non con il suo consenso, ma il timbro del comune di Pisa mi istigava a essere curiosa. Bel multone per eccesso di velocità, presa alle 12 di sabato 30 ottobre, proprio mentre andava ( o veniva?) da lei…e io, che ho una memoria da elefante, non solo l’aspetto, mi sono ricordata che in quei giorni successivi al sabato ( giorni in cui mi aveva annunciato la sua prima decisione/bugia di restare) gli avevo chiesto, per amor di verità, se l’avesse rivista e lui aveva negato con decisione, quasi stizzito per la mia mancanza di fiducia quando ho continuato, chiedendogli “sei sicuro?”.
Quante bugie ancora da scoprire.
L’ho chiamato per metterlo al corrente della multa, dell’importo, del luogo, dell’ora e della data in cui l’avevano beccato a correre come un razzo perché in ritardo per lei, gli ho ricordato della balla che mi aveva detto e gli ho chiesto, per l’ennesima volta, di dirmi la verità adesso: da quanto non la vede? Da quanto non la sente?
Ha ammesso che l’ha vista un paio di settimane fa, quindi, facendo due conti, togliendo la tara della semi verità, dosando quello che dice con quello che è vero, forse si saranno visti una settimana fa, forse proprio quando ho sbroccato perché lui aveva improvvisamente disattivato l’applicazione che rendeva visibile la sua posizione, quel giorno in cui mi ha fatto passare per pazza esagerata che vede sempre quello che non è…che non si sentono sarà da giovedì, quindi, rifacendo il solito calcolo per togliere tara e bugie,  forse non ha sue notizie da tre o quattro giorni e se penso che la stessa domanda gliela avevo fatta anche ieri ricevendo però una diversa risposta…
Come faccio a fidarmi? Come faccio a non impazzire? Come faccio a non pensare che continui a nascondermi qualcosa quando vedo che riempie il telefono di codici, password, che cambia schermata appena passo dietro di lui, che lo spenge quando lo lascia incustodito?
Non posso vivere così, non voglio io vivere così.
E’ inutile che  vada dal medico per cercare di stare meglio se poi la mia malattia dipende da lui, cosa servono tutti gli psicofarmaci che mi stanno dando per farmi dormire e mangiare se poi la causa del mio malessere rimane tale e quale?
Verso le due e mezza, in preda a dubbi e a sensi di colpa per non aver vomitato il pranzo, sono crollata e mi sono addormentata sul divano. Purtroppo sono stata catapultata subito dentro un incubo tremendo: ero riuscita a contattare lei, tramite messaggio, e le avevo chiesto se potevamo incontrarci per parlare e per avere, finalmente, un quadro completo di tutte le bugie dette visto che, sicuramente, lei non avrebbe mentito in merito a quando e come si erano visti, le donne provano un gusto quasi sadico nel dire una verità scomoda a un’altra donna.
Arrivo al luogo dell’incontro e mi trovo davanti mia cognata, la moglie di mio fratello, la persona peggiore che abbia mai conosciuto: gretta, cattiva, anaffettiva, egoista, subdola e con un caratteraccio che farebbe scappare anche un santo, insomma, una delle poche persone di cui non ho una minima stima, anzi…
Mi viene incontro e mi dice, sorridendomi, che è lei l’altra, che è con lei che stava tradendo me. Ho cominciato a insultarla, a dirle tutto quello che ho sempre pensato di lei e che non avevo mai osato dire per amore dei miei nipoti, poi l’ho chiamato, gli ho detto che mi faceva schifo, ma tanto schifo, che si era innamorato della persona che, anche lui come me, aveva sempre detestato in ogni suo aspetto, ho urlato tutta la mia rabbia, tutto il mio dolore, per l’ennesima volta ero stata ferita ma volevo difendermi da quell’attacco mortale, provare a usare le ultime forze per reagire. Mi sono infilata in macchina ma lei mi ha spinta sul sedile accanto e si è messa alla guida, correndo come una pazza, a un certo punto, dallo specchietto vedo che lui è dietro di noi, in piedi in mezzo alla strada, ma lei non si ferma, cerca di portarmi lontano, così apro lo sportello e mi getto sull’asfalto; mi ritrovo sempre più a brandelli, sfinita nel fisico ma non ancora nella testa, lui mi si avvicina, mi tende la mano per aiutarmi ad alzarmi e mi guarda con lo stesso sguardo sereno di quella sera in cui mi annunciò di avere una relazione con un’altra…ho cominciato a urlargli, a insultarlo in tutti i modi e a chiedergli perché, come era potuto accadere una cosa simile. Lui, sorridendomi, mi risponde che non lo sapeva, che era successo ma che non sapeva il perché, che, inaspettatamente, l’ha trovata una donna magnifica e che ormai si era affezionato troppo per pensare di perderla, si era affezionato anche a tutta la sua famiglia, alla cucina di sua madre, a sua sorella, a suo fratello…non poteva deluderli tutti ormai…
Penso che sia stata l’unica volta in cui non volevo svegliarmi, ma continuare a sognare questo incubo perché, invece di piangere e disperarmi come al solito, ho cominciato a prenderlo a calci, a riempirlo di schiaffi, di pugni, lo volevo distruggere, finalmente lo stavo odiando…purtroppo le urla delle bimbe che si stavano menando per un banale litigio ha cancellato le mie contro di lui, mentre lo massacravo…
Ho aperto gli occhi mal volentieri e mi sono precipitata in bagno: la zuppa di lenticchie era ancora li, pronta a uscire, e mi sono sentita meglio nell’indicargli l’uscita…
Quante notti insonni devo ancora passare, quanti incubi devono ancora succedersi prima di poter tornare a sognare di nuovo?

lunedì 21 novembre 2016

GIORNO 22

Lunedì
Ieri sera ho cenato con le bimbe ma poi sono corsa in bagno a vomitare, cercando di togliere ogni traccia di cibo dentro il mio corpo. Se mangio mi sento in colpa, se sento fame mi sento una schifezza e aumenta l’odio verso me stessa, se vomito o non mangio recupero le energie per andare avanti.
Stamani ho aperto gli occhi alle cinque e, anche se avevo ancora sonno, mi sono alzata pensando che, dormendo più del solito, avrei tolto del tempo prezioso a me stessa: stare sola mi fa star bene, mi rasserena, forse perché non devo sforzarmi a essere quello che gli altri vogliono che io sia.
Poi, troppo in fretta, la casa si è svegliata e la mia serenità è svanita: figlia nervosa e intollerante ai genitori, altra figlia che ha bisogno che ripeta le cose cento volte prima che cominci a farle, ex marito che non si accorge nemmeno se sono viva o morta e si immerge nei segreti del suo telefono, insomma, meglio sola che in compagnia di chi ci ignora o ci odia.
Il fatto che lui stia sempre con il telefono in mano, che lo spenga quando non lo usa, che si comporti come uno in attesa di qualcosa di importante, rafforza solo la mia convinzione che stia ancora mentendo e nascondendo qualcosa e mi aiuta a trovare altri mille motivi per cui non si merita la mia fiducia.
Mentre la quattordicenne protestava per un nulla cosmico e lui rispondeva con punizioni e sempre meno voglia di trovare una chiave per comunicare con lei, mi sono accorta che questa famiglia si è totalmente sfasciata: niente è come prima, è tutto rotto, tutto a pezzi, gli equilibri si sono persi e ognuno di noi è troppo preso dai propri problemi personali per accorgersi che occorre ritornare a una visione d’insieme.
Perché ha rovinato tutto? Quanto ne valeva la pena, visto che poi è tornato sui suoi passi ( anche se poco convinto…)?
Difficilmente si ritrova quello che crediamo di aver perso se, in realtà, è stato buttato via da qualcuno

domenica 20 novembre 2016

GIORNO 21

Domenica
Ancora una notte senza un sonno tranquillo, ancora un giorno senza cibo, non cambia niente, sono ancora sospesa…
Ieri pomeriggio siamo usciti da soli per una breve passeggiata: sembrava che niente fosse cambiato, come se questo ultimo mese non fosse stato reale, ma è una quiete apparente. Gli ho detto tutto quello che pensavo dopo ieri sera, ribadendo che ero molto tranquilla, quindi ciò che dicevo era solo per il suo bene; mi ha risposto che devo stare serena, che lui ha la convinzione di aver preso la decisione giusta ma che ha bisogno di tempo e quotidianità per ritornare a essere quello di prima con me.
Ho cenato, mangiando tutto, non mi sentivo lo stomaco pesante, ma dopo cena sono stata presa da un senso di disagio, come un rimorso, una vergogna per qualcosa che avevo fatto e non dovevo fare, così sono corsa in bagno per vomitare.
Stamattina mi sono svegliata alle sei, quindi già un passo avanti, pensando che era già tardi, che avevo poco tempo per starmene sola e godermi il silenzio; ormai il svegliarmi all’alba sta cominciando a essere un’abitudine irrinunciabile: mi piace troppo mettere la musica che voglio, starmene sotto la doccia quanto voglio, bermi il caffè con calma guardando fuori fino a quando il buio della notte cede ai primi bagliori di un nuovo giorno.
Dopo pranzo, nella nostra pausa caffè e sigaretta, ci siamo trovati a parlare del più e del meno, io ironizzavo sulla nostra situazione ipotizzando surreali motivi che lo avrebbero spinto a cambiare idea sulla sua uscita da casa; sono fatta così, devo mettere in ridicolo anche le cose più serie, come se esorcizzassi la paura di affrontarle come se, in tal modo, riuscissi a vederle meno spaventose. A lui piace questo lato del mio carattere, lo faccio ridere e, quando ride, rivedo il ragazzo di cui mi sono innamorata 27 anni fa. Tra risate e scherzi facevo domande, ancora non ho saziato la mia maledetta fame di sapere di più di lei, e lui era meno restio a rispondermi ma più obiettivo; mi ha detto che lei ( dal nome ancora incerto visto che a lui ha detto che si chiamava in un modo ma in realtà si chiama in un altro…e già questa cosa mi dà da pensare molto…) ha un caratteraccio: molto diretta, troppo brusca con il prossimo, un po' autoritaria, senza peli sulla lingua…insomma, tutto quello che lui ha sempre detto di non sopportare in una donna, tutto il contrario del mio carattere e di quello che sono. La cosa che mi ha sorpresa è stata, non tanto che dalla descrizione del suo carattere emergesse una persona totalmente diversa da me, ma dal fatto che, per lui, certe caratteristiche fossero positive, apprezzabili, caratteristiche per le quali si è innamorato di lei. Vuol dire che lo stare con me tutti questi anni gli ha fatto cambiare idea e gusti  apprezzando chi ha un carattere più deciso e determinato del mio?
Non ho intenzione di diventare diversa, posso modificare il mio fisico, ma non il mio carattere, non posso snaturarmi, io cerco sempre una mediazione in tutto, mi affanno nel comprendere gli altri, nel cercare di non urtare la sensibilità altrui; non riuscirei mai a essere scorbutica o polemica, ma non per questo devo essere etichettata come donna priva di carattere, il carattere ce l’ho e pure non tanto semplice da capire.
Gli ho chiesto se l’avesse sentita in questi giorni e mi ha risposto che era quasi una settimana che non riceveva telefonate né messaggi, ma che, stranamente, non ne sente la mancanza, che stava bene ed era finalmente sereno.
La giornata è passata tra impegni delle bimbe e momenti di fiacca e sonnolenza, oggi ho proprio sonno, come se quello perso in queste notti insonni dovesse essere recuperato tutto insieme.
Non so se devo cominciare a scorgere un barlume di luce dal fondo della buca in cui mi ha infilata, o è solo una mia allucinazione, per infondermi coraggio e andare avanti…continuo a non fidarmi di quello che dice, continuo a pensare che abbia preso la decisione sbagliata e che, ancora una volta, non sia stata in grado di imporre la mia per paura di creargli ulteriori problemi e sofferenze.
Oggi sono 21 giorni di tentativi di rinascita, 21 giorni di infelicità.
Mai abbassare la guardia, mai dare niente per scontato, mai dire mai