venerdì 31 marzo 2017

GIORNO 152

Venerdì
E’ tornata la voglia impellente di fare uscire le lacrime che si stanno accumulando dentro di me.
Ancora non sto bene, sono stanchissima ma non riesco a riposarmi, i farmaci mi stanno togliendo le forze fisiche, ma non posso permettermi di fermarmi, non mi permettono di stare male, di essere stanca, di avere bisogno di pace, di non essere efficiente, praticamente ancora si pretende da me che sia infallibile e sempre pronta, che non abbia anche io bisogno di cure e attenzioni, si pretende che sia una macchina e non un essere umano. Avrei bisogno solo di un abbraccio consolatorio, di qualcuno che mi guardi le spalle e stia attento che non mi volti indietro, qualcuno che mi rassicuri e che mi dica che andrà tutto bene…
Ieri mattina mi sono svegliata alle 3, ma non per mia volontà, purtroppo, ancora una volta, è suonato l’allarme di casa e io, ancora immersa nel sonno, mi sono precipitata a staccarlo, mi sono fatta coraggio e ho girato per casa in cerca di ladri o porte aperte. Sono la donna e l’uomo di casa contemporaneamente e questo doppio ruolo mi dà ancor più peso da portare sulle spalle.
Non sono più riuscita a chiudere occhio, quindi mi sono infilata sotto la doccia e ho cominciato a rassettare un po’ per poi godermi l’alba seduta fuori, ascoltando i rumori della vita che si sveglia. Tutta questa poesia e senso di pace è stata distrutta dai 40 minuti di lamentele della piccoletta sull’avere un guardaroba molto ridotto e una madre che non si sbriga a lavare le cose che le servono in tempo. Non vedevo l’ora di mollarla a scuola e ritornare al mio silenzio interiore!
Mollate entrambe le figlie alle rispettive scuole, mi sono fermata, come ogni mattina, a prendere un caffè, godendomi il momento tutto mio,  e mentre ero assorta a sorseggiare e a giocare a sudoku con il telefono ( lo so, ho strani modi per estraniarmi e rilassare il cervello…), è arrivato il mio ex marito e, con la frase “passavo di qua per caso”, si è seduto con me a bere il suo caffè. Sono rimasta indifferente, mi sono stupita, si, ma di me stessa…
Fino a un mese fa, se mi avesse fatto una simile improvvisata, ne sarei rimasta piacevolmente colpita, avrei pensato a un tentativo di approccio, mi sarei fatta illusioni e sarei tornata a sperare che tutto si potesse aggiustare, invece ora no, ieri non ho avuto emozioni, né belle, né brutte, non ho interpretato la sua presenza in nessun modo, per me era proprio come un conoscente che passava di li, non più di questo. E’ il segnale che non provo davvero più niente, finalmente non devo reprimere nessun sentimento per farmelo passare, è passato! Unico dubbio: ne devo essere contenta? La fine di un amore durato tanti anni, deve lasciare amarezza o tristezza? Perché non sento né gioia né dolore? Sto diventando insensibile? Perché, se si avvicina fisicamente troppo a me, mi sento quasi infastidita e non a mio agio? Anche la sua vicinanza fisica sta diventando estranea ai miei ricordi, non sento più la mancanza di quei rari gesti affettuosi e mi rendo conto che sto mettendo un muro per evitare la possibilità che possa ripeterli.
Anche stamani mi sono svegliata troppo presto, ma, questa volta, per carenza di sonno. Solita routine e solite proteste infinite della piccoletta che, questa volta, mi ha accusata di essere troppo accorta nel lavargli l’abbigliamento e che la sua roba è perennemente lavata e ad asciugare sullo stendino e mai nel suo armadio. Quanta pazienza ci vuole con gli adolescenti?
Stamani avevo il mio solito appuntamento con la psicologa che, se da un lato si è congratulata e dimostrata soddisfatta per l’assenza di lacrime e di ferite sul mio corpo, dall’altro ha dovuto mettersi di impegno per fare in modo che cominciassi a scrivere quella benedetta lista delle mie caratteristiche positive. Così mi ha aiutata lei, mi ha portata indirettamente a tirarmi fuori quella che sono e ha tirato giù una lista che, a detta sua, è ancora incompleta e che devo imparare a memoria e ripetermela ogni giorno, senza usare il condizionale, senza anteporre all’aggettivo un “sarei se..” o un “potrei essere…”, ma solo un bel IO SONO!
Ecco cosa IO SONO:

  •        tollerante
  •        sensibile
  •        paziente
  •        giocosa
  •        ironica
  •        creativa
  •        disponibile
  •        empatica
  •        comprensiva
  •        curiosa
  •        coraggiosa
  •        volenterosa
  •        laboriosa
  •        responsabile
  •        adattabile
  •        duttile
  •        resiliente
  •        fiduciosa
  •        profonda
  •        emotiva
  •        affettiva
  •        premurosa
  •        protettiva
  •        affidabile
  •        leale
  •        sincera
  •        puntuale
  •        coerente
  •        idealista
  •        sognatrice
  •        simpatica
  •        divertente
  •        istintiva
  •        aperta
  •        accogliente
  •        amichevole
  •        organizzativa
  •        pacifica
  •        mediatrice
  •        umile
  •        modesta
  •        solare
  •        intelligente
  •        entusiasta
  •        motivata
  •        fantasiosa
  •        innovativa
  •        dinamica
  •        analitica
  •        intellettuale
  •        perspicace
  •        attenta
  •        calma
  •        indipendente
  •        fedele


Alla fine della seduta avevo voglia di piangere, mi sentivo in imbarazzo ad ammettere che anche io ho dei pregi, mi sentivo a disagio, come se me ne vergognassi, come se scriverli volesse dire vantarsene e, per il mio carattere, il vanto è una cosa che non conosco e che ho sempre associato a superficialità. Davvero, faccio una grande fatica anche a scriverli adesso, sto facendo violenza contro me stessa, ma è come prendere una medicina cattiva: ti disgusta ma sai che ti aiuta a guarire.
Sono uscita dalla seduta alquanto provata e stanca, ho passato il resto della mattina a fare file per documenti e altri iter burocratici inutili, sono tornata a casa appena in tempo per preparare il pranzo alle bimbe e poi sono crollata dieci minuti…solo dieci perché sono stata rianimata dalle urla della quattordicenne che inveiva contro di me per il pranzo, a lei non gradito, che avevo preparato. Ho cercato di calmarla, ho cercato di rimediare proponendole altro, ma buttava fuori rabbia, rabbia tutta sua, per le sue insoddisfazioni personali, che però sfogava con me. Era inutile continuare a discutere, è inutile che io continui a sentirmi mancante e disattenta riuscendo solo a fare da bersaglio altrui, mi sono immersa nel mio silenzio, sono andata a prendere la piccoletta, l’ho sfamata senza fiatare, ho portato la quattordicenne a fare la sua attività preferita e, al ritorno, finalmente sola e in macchina, ho pianto, come facevo prima, mi sono sentita fragile, mi sono sentita carente di rispetto altrui: se le cose non vanno come devono andare è colpa mia, se la figlia non trova cosa mettersi è colpa mia, se l’altra figlia non riesce a combattere la sua timidezza a scuola è colpa mia, se non ho più un marito è colpa mia, se mi faccio trattare da tutti come uno zerbino su cui pulirsi la coscienza e cedere le responsabilità è davvero colpa mia.
Non avevo voglia di tornare a casa, ho guidato finchè non sono riuscita a smettere di piangere, ho ignorato il telefono che squillava, ho lasciato il mondo fuori un’altra volta e, ancora, mi sono rintanata in me stessa, nella mia tana da orso solitario.
E io che ancora non riesco a dare colpe a nessuno, non riesco ancora a tirar fuori quella maledetta rabbia per smetterla di averla solo nei miei confronti, io che ancora mi odio così tanto che non riesco più a nutrirmi sperando di annientare me stessa, la mia nemica numero uno…ho bisogno ancora di tempo per guarire, sperando di guarire…
Io ora sono fragile e sensibile, non indistruttibile.




mercoledì 29 marzo 2017

GIORNO 150

Mercoledì
Non sono ancora guarita, ho ancora un po’ di febbriciattola e i farmaci sembrano avere lo stesso effetto dell’acqua fresca, ma ci sono già passata e so che la strada per la guarigione per me è lunga: dall’aspetto sembro una donna forte e in salute, invece sono fragile e malaticcia…uffa! Ho ricominciato a dormire pochissimo, nonostante mi senta stanca morta, ho ricominciato a non mangiare o a vomitare quando lo faccio, ho ricominciato a essere malinconica…mi sto convincendo che sono gli effetti collaterali dei farmaci, non devo cedere ad altro.
Questa è stata una settimana più o meno normale, solite cose, soliti impegni, soliti pensieri insistenti per problemi assillanti. Oggi ho incontrato una sua parente che mi ha chiesto se le cose andassero un po’ meglio e se stessimo pensando di riappacificarci…non lo so se vanno meglio, non c’è niente da riappacificare perché, per ora, non riesco ancora a provare rabbia, ma non so se arriverà all’improvviso o non arriverà mai.  Unica certezza che ho, e che mi consola, è quella che non provo davvero più niente per lui, addirittura, quando lo vedo, mi chiedo come abbia fatto a innamorarmi di chi non ha e non mi ha mai dato niente di quello che serve a mantenere stabile e duraturo un rapporto di coppia, quindi, almeno il cuore lo sento più leggero e libero di battere solo per me, non soffro più nemmeno davanti a qualcosa che mi porti con la mente ai tempi in cui credevo di essere felice, nessun dolore e questo, spero, non è dovuto all’effetto collaterale dei farmaci.  Le ho risposto che ormai la separazione è l’unica cosa che faccia bene a entrambi e che non ho intenzione di tornare indietro implorandogli il suo rientro a casa, non sono certo io che devo implorare…
Comincio a rendermi conto che ho doti, ho pregi, ho lati positivi e non solo difetti, tutti noi li abbiamo, chi più chi meno, chi li esibisce e chi li tiene nascosti, ma li abbiamo.
La ragazza a cui dò ripetizioni di matematica mi sta dando tantissime soddisfazioni:  sto riuscendo a tirarle fuori la grinta e la consapevolezza di essere in grado di farcela e lei, inconsapevolmente,  sta aiutando me, dicendomi che, grazie alle mie spiegazioni e al mio metodo di apprendimento, sta capendo quello che, fino a qualche settimana fa, pensava fosse impossibile da capire. Mi fa sentire utile e non così incapace.
Stamani mi sono guardata allo specchio, ogni tanto mi impongo di farlo per vedere se continuo a odiarmi, e non ho visto la donna indolente che vede lui, non ho visto la donna sciatta, quella debole e senza carattere che mi ha sempre detto di essere, anzi, ho visto una donna attiva, nonostante la stanchezza e i troppi colpi ricevuti alle spalle, una donna che non si spezza anche se viene piegata più volte, una donna che cerca di arginare i propri difetti ma che sta scoprendo di avere anche dei pregi. E’ stato un buon inizio di giornata, lo dovrebbe essere ogni giorno.
Se provi ad avere le ali poi non riesci più a smettere di volare



sabato 25 marzo 2017

GIORNO 146

GIORNO 146

Sabato
Non so se sono i farmaci ( che per ora non sortiscono effetto), se è la primavera, se sono io e basta, ma, in questi giorni, il morale sta tornando ai minimi storici.
Ho ricominciato a piangere, a vomitare, a sentirmi una schifezza e a dubitare di essere pronta a lasciarmi tutto alle spalle: sento di avere ancora cose da digerire, che sto tenendo ferme solo per cercare di buttare prima giù quelle più recenti, e sarà lunga smaltire anni di bocconi amari.
Giorni fa, una fra le mie amiche più care, così, senza un motivo consolatorio, ma solo perché le pensa veramente, mi ha detto delle cose bellissime, parole che mi hanno lasciata davvero stupefatta, meravigliata, incredula, come una bambina davanti alla sua prima bolla di sapone; nessuno me le aveva dette, nessuno in tutta la mia vita mi ha mai fatto simili complimenti, non solo sul mio carattere, ma anche sul mio aspetto esteriore, ho pensato che mi vuole davvero un gran bene e che mi vede come una madre che guarda il figlio ancora ranocchio. Ieri un’altra amica mi ha detto le stesse cose, era un caso? Si erano messe d’accordo? Sono talmente abituata a non ricevere nessun tipo di complimento che mi sento a disagio ora che ne ricevo? Si…ed è triste riconoscerlo.
Da piccola non ero né bella, né brava e né intelligente, le doti richieste per meritarsi qualche complimento o attenzione le avevano i miei fratelli, crescendo sono rimasta in questo limbo: sempre troppo mediocre in ogni campo per essere notata o apprezzata per qualcosa.
Quando lui cominciò a corteggiarmi pensai che dovevo essere proprio l’ultima spiaggia perché non avevo niente di cui ci si possa innamorare.
Ho continuato a vivere con questa convinzione, cercando di consolare la mia inettitudine alle doti pensando che, visto che al mondo anche gli animali più orribili o fastidiosi o stupidi servono per mantenere il nostro ecosistema in equilibrio, così anche le persone scialbe, noiose, brutte o stupide servono a mantenere una sorta di equilibrio nel sistema sociale in cui viviamo.
Quando le amiche che mi avevano fatto determinati complimenti, mettendo in risalto doti che non sapevo di avere, hanno notato la mia incredulità, mi hanno giurato che non stavano facendomi dei complimenti tanto per farmi sentire bene, ma che erano sincere e che, davanti a loro, vedevano solo una bellissima donna, dentro e fuori;  sono rimaste allibite quando ho spiegato loro che il mio stupore era dettato dal fatto che era la prima volta in vita mia che mi si dicevano certe cose e, le amiche storiche, mi hanno detto che loro le hanno sempre pensate e che, convinte che io sapessi come fossi fatta, davano per scontato che non avessi bisogno di sentirmele dire…no, forse ne avevo bisogno, ma non da loro.
In famiglia ho sempre ricevuto l’elenco dei miei numerosi difetti, hanno sempre scherzato sul mio aspetto fisico, ironizzato ed evidenziato le mie troppe incapacità, quindi come faccio a credere che in realtà non sono come mi hanno sempre detto di essere?
Stamani, visto che l’amichetta della piccoletta era rimasta a dormire qui, è passato a portare le brioches per la colazione e, appena mi ha vista, ha subito assunto un atteggiamento critico e intransigente nei miei confronti, mi ha subito aggredita di domande senza darmi il tempo di rispondere e mi sono sentita nuovamente umiliata, inetta, stupida e incapace come prima, più anche molto imbarazzata perché la scena si era svolta davanti alle bimbe che facevano colazione.
Quando è andato via mi sono ritrovata con la solita testa china a fare immediatamente le cose che mi aveva ordinato di fare, a cercare di riempire delle mancanze che in realtà non avevo io.
L’immagine che davo di me non mi piaceva, così ho asciugato le lacrime, ho alzato la testa, ho pensato che non mi merito davvero questo trattamento, non mi meritavo proprio niente di quello che mi è stato dato, che in tutti questi anni non mi ha mai detto frasi dettate dal cuore, io gli dichiaravo il mio amore e lui taceva, io gli scrivevo lettere piene di cose belle e lodi per lui e lui non rispondeva, non mi ha mai risposto, nemmeno a un semplice sms, se il contenuto era affettuoso, e io dovevo ancora versare lacrime per una persona che per me non sente niente, talmente niente che si sente in diritto di prendere a calci la mia vita, la mia fiducia, la mia persona? Davvero mi sono innamorata di un uomo arrogante, intransigente, vuoto di sentimenti e molto presuntuoso?
Non devo più permettere a nessuno, proprio a nessuno, di prendersi gioco di me, la mia vita non è un giocattolo nelle mani altrui, esige rispetto, cura e attenzioni, come io ho sempre fatto con la vita degli altri.
Devo volermi bene e l’aver smesso di amarlo è già una dimostrazione di affetto nei miei confronti.

Ho il diritto di fare errori e di non essere perfetta

martedì 21 marzo 2017

GIORNO 142

Martedì
Sono a pezzi, questa volta però solo fisicamente!
Sono stata troppo buona nel fine settimana e ora mi merito una giusta punizione? Sabato piovoso, bimbe pigre, alle prese con compiti e preparazione di verifiche, ex marito che cerca di avere la loro compagnia e loro che non sembrano minimamente interessate, quindi esco io con lui con la scusa che avevo bisogno di comprare due cose al supermercato, in realtà mi dispiaceva saperlo solo…ma quanto sarò stupida? Il mio spirito da crocerossina impenitente è proseguito anche ieri: giorno della festa del papà. Ho cercato di chiedergli se aveva progetti per la giornata, ma non ne aveva, quindi l’ho invitato a pranzo in modo che lui e le figlie trascorressero questa giornata in armonia. Io ci provo a mantenere buoni rapporti tra me e lui, tra lui e loro, tra lui e la quattordicenne, ma la quattordicenne è ancora troppo arrabbiata e quella mattina, mentre si faceva una lunghissima doccia, la piccoletta stava fuori dalla porta del bagno a scrivere un bigliettino per lui, facendo buffi disegni e scrivendo una lista dei suoi pregi e dei suoi difetti che fosse equa ma anche ironica, chiedendo aiuto, consigli e suggerimenti alla sorella che, prontamente, riusciva a farle riempire solo la lista dei difetti. Non va bene, non va affatto bene…
Nonostante avessi una terribile emicrania, brividi di freddo e tosse, sono riuscita a preparare un bel pranzetto e a sforzarmi di non pensare troppo, come mio solito.
A tavola le bimbe erano nervose, poco tolleranti e molto critiche, una nei miei confronti e l’altra nei confronti del padre ( e per questo sono stata pure accusata di indottrinamento per fomentare gli scontri fra loro…), fortunatamente sono riuscita a convincerle che sarebbe stato divertente per loro andare con lui, dopo pranzo, alla fiera del paese in cui è tornato ad abitare ( ormai ho imparato che non devo avere certezze, quindi sarebbe meglio dire “dovrebbe essere tornato ad abitare”), avrebbero anche avuto l’opportunità di andare a salutare la nonna e gustare le sue rinomate frittelle che, ogni anno, per questo giorno, frigge a volontà.
Ammetto di essermi goduta la solitudine pomeridiana: quando non mi sento bene e posso permettermi di non avere niente da fare e nessuno a cui pensare, mi curo con la pigrizia,  è come prendere una medicina miracolosa. Ho dormicchiato, guardato un po’ di tv, letto un po’ di libro e dato una veloce occhiata al solito social network…mai guardarlo quando ci sono le feste comandate, è una regola fondamentale per vivere sereni che io, forse per la febbriciattola che stava salendo, ho scordato di seguire!
Per Natale fioccano auguri conditi in tutte le salse, nonché frasi di improvvisi attacchi di buonismo e altruismo, per capodanno arrivano i buoni propositi e gli auguri per un anno migliore, accompagnati da previsioni astrali che lasciano sempre ben sperare e danno modo di credere che la famosa botta di culo è dietro l’angolo, per S.Valentino arrivano mille cuoricini, cuoricioni, frasi smielate, canzoni dedicate, orsetti rosa in ogni dove, poi si passa alla festa della donna dove solo le donne pubblicano frasi storiche, auguri, motti, solo le donne condividono pensieri di altre donne, praticamente se le cantano e se le suonano visto che, in quel giorno, la popolazione maschile, abitante in quel social network, sparisce improvvisamente, come se ci fosse una disconnessione generale ma selezionata. Si va avanti con la Pasqua e i soliti auguri, soliti pulcini ballerini, fiocchettini colorati, tutorial per dipingere le uova, tutorial per addobbare altre uova, tutorial per nascondere bene le uova in giardino ( ma un bel tutorial su come smettere di fare i tutorial??), ma anche la lotta allo scempio di agnellini, al rispetto per chi viene sacrificato senza un senso ma solo per una stupida e inutile tradizione, insomma, tra “ ma quanto caldo fa?” in estate e il “E’ arrivato il freddo!” in inverno, è tutto un luogo comune in cui anche le feste come quella del papà e della mamma trovano una giusta collocazione che rende tutto piatto, superficiale, scontato e banale. Oggi è il primo giorno di primavera, sicuramente ci saranno infiniti post fiorellosi...Sono troppo cinica? Sarà la febbre? Però ancora non riesco a capire perché postare gli auguri per persone che non usano quel social network o che, purtroppo, non ci sono più: per dimostrare agli altri che amiamo i nostri genitori? Perché non lo dimostriamo direttamente a loro? E perché amarli pubblicamente post mortem? Non c’è giorno che non pensi a mia mamma, mentalmente parlo con lei quotidianamente, perché dovrei farlo anche pubblicamente?
Si, è la febbre che sta salendo!
Comunque anche la domenica è passata senza troppi danni.
Ieri mattina, stranamente, mi sono svegliata con il fastidioso suono della sveglia, era da un po’ che non mi succedeva, con una forte emicrania e con la sensazione di avere la febbre, ma avevo troppe cose da fare per provarmela, poi, averlo saputo cosa mi avrebbe cambiato? Gli impegni quotidiani non possono essere rimandati, quindi, anche se molto stordita, ho cominciato la giornata ingurgitando un caffè in piedi, cercando di trasformarmi in dea Kalì preparando la colazione alle bimbe, sfamando cani e gatti, sfacendo la lavastoviglie e urlando il solito “E’ tardi!!” ogni due minuti, come il bianconiglio di Alice.
Ogni tanto davo segnali di sfinimento cerebrale, ma fortunatamente le figlie hanno attribuito alla vecchiaia il fatto che cercassi di far uscire l’acqua dal dispenser del sapone e il sapone dal rubinetto, che mi sia caricata in macchina i sacchi della spazzatura, che erano già fuori dal cancello in attesa della raccolta differenziata, portandomeli dietro tutta la mattina, e che chiamassi entrambe con il nome dell’altra, ma ho retto bene. Sono riuscita ad accompagnarle a scuola senza sbagliarmi, ho fatto il genitore attento al colloquio con prof della quattordicenne, anche se cominciavo a sudare dalla febbre che si alzava ( penso che il prof abbia attribuito la causa della mia madida fronte all’imbarazzo per rispondere alla domanda “A casa va tutto bene? La ragazza sembra molto seria e più chiusa del solito”… non che non va tutto bene, stiamo andando a rotoli, ma ce ne stiamo facendo una ragione…), mi sono armata di pazienza anche per fare la spesa, nonostante avessi brividi di freddo, una tosse incontenibile e fossi sudata fradicia; sono riuscita pure a tornare a casa, sfare la spesa, rassettare col telefono in mano per parlare con il mio medico che, appena mi ha sentita, ha preteso di sapere la mia temperatura e, al mio annuncio di un bel 38,5, mi ha ricordato che io ho dei problemi di salute per i quali non posso permettermi febbre e tosse, così mi ha convinta a passare da lei…ma prima dovevo ancora finire di rassettare, dovevo andare a un altro colloquio con prof, questa volta della piccoletta, e avevo pure dato appuntamento per un caffè veloce alla mia amica storica, presente in zona solo per 24 ore…Sono riuscita a fare tutto, nonostante l’incessante sudarella, ho affrontato brillantemente un altro colloquio scolastico, ho dedicato il tempo alla mia amica invitandola, invece che in un bar, a condividere il tempo rimastomi nella sala d’attesa del medico, mi sono fatta auscultare e prescrivere medicinali che potrebbero bastare per un intero reparto di pneumologia, ho raccattato figlia piccoletta da scuola, sono corsa a raccattare figlia quattordicenne e protestante e le ho portate a casa per sfamarle…il pranzo!!! Mi ero dimenticata di preparare il pranzo, ma ho fatto la madre disinvolta dicendo loro che, visto che si erano comportate bene e che i prof con cui avevo parlato mi avevano parlato molto bene di entrambe, gli avrei permesso di mangiare le schifezze che trovavano in frigo, così ho reso contente loro e ho dato tempo a me di svenire sul divano in attesa della ragazza a cui do lezioni di matematica.
Dopo due ore di esercizi sui prodotti notevoli ero notevolmente provata e sempre più febbricitante, fortunatamente l’amica storica della mattina, avendo notato il mio malessere, si è presentata con la cena pronta, un sacchetto pieno di medicine che io non avevo fatto in tempo ad acquistare, una massiccia dose di pazienza e una bottiglia di birra. Ha preso le redini in mano e ha gestito casa e figlie in maniera impeccabile, le ha fatte apparecchiare, chiacchierare a tavola, sparecchiare, ha sgamato la piccoletta davanti alla tv invece di finire la ricerca di musica, ha sistemato la cucina, pure pulito il cane rognoso e nutrito il gatto sciancato, poi, dopo essersi provata dei vestiti che avevo tenuto da parte, con la stessa confidenza che avevamo a 15 anni ( cambiarci, vestirci, farci vedere in mutande rientrava nella normalità della nostra amicizia e in 32 anni non è cambiato proprio niente, se non l’allungamento della distanza che separa le nostre abitazioni), si è messa sul divano accanto a me, a chiacchierare, a ridere, a scherzare, a farmi stare bene sentendomi amata. Quando ha visto che ero stracotta ha ordinato alle bimbe di cominciare a prepararsi per andare a letto, chiedendogli di lasciarmi tranquilla e farmi riposare in pace, e se ne è andata, come Mary Poppins, lasciando dietro di se la scia di benessere che aveva creato.
Ho davvero delle amiche speciali, continuiamo ad avere dei forti legami anche se gli anni sono passati, la vita ci ha fatto imboccare strade diverse e i troppi chilometri si sono messi tra di noi, rimaniamo sempre legate, e, in questo momento, il loro affetto è quello che mi sta aiutando a uscire dall’incubo, sono più di una famiglia, stanno facendo quello che non ho mai avuto dalla famiglia, senza fare domande, senza chiedere, senza giudicare o dare consigli non richiesti, senza obbligarmi a essere diversa da quello che sono.
Ho perso il suo amore ma ho sempre l’affetto incondizionato di amiche speciali, già questo può essere sufficiente a farmi alzare la testa e ad asciugarmi le lacrime.
Ho il diritto di dare e ricevere amore incondizionato