venerdì 16 giugno 2017

OTTO MESI: TROPPI O POCHI?

Otto mesi sono tanti o pochi? Pochi se si hanno ancora tante cose in sospeso, se il tempo scorre velocemente e ci viene data una scadenza improrogabile, tanti se cerchiamo di cambiare, di stare meglio, di camminare verso ciò che potrebbe ridarci un po' di serenità ma ci accorgiamo che nulla è cambiato e che siamo ancora al punto di partenza e non riusciamo a partire perché c'è sempre qualcuno che ci carica di ulteriori pesi e, alla fine, i pesi sono talmente troppi che ci impediscono ogni movimento a parte quello di soccombere e crollare sotto di loro.
Per me sono stati troppi. Troppe cose, troppi dolori, troppe delusioni, troppi ostacoli da superare e prove di coraggio da affrontare, non auguro a nessuno di passare una brevissima parte della propria vita così, senza tregua, senza un piccolo attimo di speranza che il fondo sia arrivato e che da li non si possa più scendere…sembra un film ma è la mia vita…purtroppo.
Il mio più grande difetto, tra i mille che ho, è quello di fidarmi delle persone, di pensare che, come me, siano sempre mosse da buona fede e onestà. In questi mesi mi sono sentita come chi affronta una prova di fiducia e, a occhi chiusi, si lascia cadere all'indietro perché sa che dietro ha qualcuno pronto ad afferrarla, purtroppo nessuno mi ha mai afferrato, sono sempre caduta e, da vera stupida, ho continuato a essere fiduciosa e a cadere nel vuoto ogni volta. Le mie spalle sono scoperte, dietro di me non c'è davvero nessuno e io continuo a buttarmi sperando che, prima o poi, qualcuno afferri la mia mano.
Sono accadute tante altre cose, brutte, tremende, dolorose, sto continuando a lottare per difendere me stessa, ma gli attacchi e i colpi peggiori li ho ricevuti proprio da chi non doveva darmeli e io mi sono trovata impreparata e disarmata.
Come si può sopravvivere a otto mesi di dolore? Come può la persona che ti ha sempre giurato amore eterno dicendoti di essere la donna della sua vita cambiare idea all'improvviso diventando insensibile e senza alcuna remora o almeno quel minimo di coscienza che avrebbe richiesto una tale situazione? Come possono un fratello e una sorella chiedermi l'impossibile senza pietà, senza vergogna nell'usare qualsiasi mezzo per ottenere quello che vogliono, dalla violenza verbale, a quella psicologica, dalla maldicenza al tentativo di farmi passare per quella che non sono, che non sono mai stata e che non sarò mai, come vivono insieme alla loro coscienza? Quanto contano gli interessi economici rispetto a quelli affettivi? Se avessi le spalle coperte e un minimo di autonomia e stabilità economica lascerei a loro quello che mi spetta di diritto, ma che comunque vogliono, perché per me vivere serena non ha prezzo, non mi importa di avere altro che un tetto sulla testa in cui poter vivere con le mie bambine, se questo è più o meno grande, più o meno accogliente non mi interessa, ma non posso permettere che mi si chieda di assumermi il rischio di vivere senza tetti sulla testa, ho la responsabilità di far crescere due figlie in modo sereno e, per ora, di stress ne hanno avuto fin troppo anche loro, ma questo, non essendo quantificabile economicamente, non interessa a chi chiede un sacrificio in nome di un diritto che non ha.
Ma non bastava lottare per riprendermi la dignità tolta da Mister Brown e gentile, nonché educata, signora, per far valere i miei diritti che i "Gemelli Diversi" cercano di calpestare, per reinventarmi  e cercare di trovare un lavoro che mi permetta di mantenere me stessa, ora devo lottare anche contro altri mostri, forse nati dentro di me perché alimentati da tutto il veleno che mi hanno fatto ingoiare?
Sono davvero sfinita, so già cosa mi aspetta, so cosa ho già passato e la voglia di continuare così non c'è più; mi ritrovo a piangere dalla disperazione nascosta sotto la doccia, mentre guido, mentre dormo, per non farmi vedere dalle bimbe, ma spesso gli occhi non riescono a nascondere quello che ho dentro.
Chi mi conosce e sa cosa sto passando mi dice che sono bionica, che nessuno sarebbe capace di continuare a vivere ogni giorno come faccio io, ma io non mi vedo così: essere completamente sola ad affrontare troppi mostri mi fa paura più dei mostri stessi, paura di non farcela.
Spesso, a fine giornata, sento la necessità di un abbraccio sincero, di braccia che sappiano confortarmi di occhi che mi dicano che non mi devo preoccupare perché a me ci pensano loro, di parole gentili, senza critiche e senza che debbano sempre sottolineare gli innumerevoli errori che ho fatto, che continuo a fare e che farò, perché questa sono io, la donna nata sbagliata in tutto. Mi manca quell'appoggio che pensavo di avere prima, quella quotidianità che, seppur pesante per impegni e doveri vari, mi rassicurava perché condivisa. Così, come un cane abbandonato che cerca il calore di una carezza che un tempo aveva, abbraccio chiunque mi sorrida, chiunque dedichi cinque minuti del suo tempo a me, in qualsiasi modo, che sia un'amica, il mio medico, una commessa gentile, una persona estranea ma che si accorge che esisto. Sono diventata un'accattona di affetto, ridicola.
In tutto questo lottare Mister Brown ogni tanto fa capolino e, con la sua solita voce suadente da ammaliatore di serpenti, mi dice che devo stare tranquilla e che per qualsiasi cosa posso comunque contare su di lui ( come un amico, non sia mai che possa capire il contrario, ogni tanto mi ricorda che non devo illudermi e che la speranza che un giorno possa trovare un motivo per innamorarsi è davvero molto vana e lui sempre gentile nel ricordarmelo e io ancora fatico per dimenticarmelo…), le stesse cose me le dicono le amiche e sentirle fanno solo bene, ma dette da lui fanno solo un gran male perché io non sono la sua amica e non lo capisce ancora, perché la sua disponibilità e voce suadente sono solo un miraggio che usa per tenere pulita la sua coscienza e a bada la mia disperazione.
Nella realtà nessun aiuto materiale potrà mai supplire a quello di cui ho davvero bisogno, per le cose pratiche ce la faccio, il fisico regge ancora, nonostante le rare ore di sonno e il poco cibo che riesco a mangiare, riesco ad adempiere ogni impegno, a portare la quattordicenne alla sua prima festa in discoteca, a gestire la iperattività della piccoletta che ogni tanto decide che non ha sonno ma tanta voglia di parlare fino all'una di notte, a rispondere al messaggio della quattordicenne che mi avvisa che la discoteca non fa per lei e che la devo andare a prendere, ma non subito altrimenti potrebbero prenderla in giro, ma alle due, ce la faccio a dormire solo due ore perché ho troppe cose da fare, perché ora più che mai ho paura di non avere abbastanza tempo per farle tutte, perché dalla scorsa settimana otto mesi sembrano pochi ma ancora troppi se passati solo a soffrire.
Ogni tanto anche i circuiti di una donna bionica possono andare in tilt…aspetto dei pezzi di ricambio originali ma più duraturi!

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