Lunedì
Ieri, dopo
mesi, sono riuscita a dormire, non beatamente come una volta, ma almeno non mi
sono svegliata all’alba o, come negli ultimi giorni, alle due di notte. Eppure
mi sentivo ancora tanto assonnata, come se mi avessero dato dei sonniferi di
nascosto. Forse c’entrava anche il fatto che
il giorno prima avevo cenato e ieri ho pranzato? Il mettere dei pasti
diversi dalla colazione mi ha dato l’effetto soporifero? Non lo so, so solo che
non mi ha fatto bene, per niente, mi sentivo come se, in soli due pasti, avessi
ripreso tutti i chili perduti in questi mesi, come se stessi ancora una volta
tradendo me stessa, ma quello che più mi crea ansia oggi è chiedermi perché è
tornata la fame.
Una
persona normale, che ha un sano rapporto con il cibo e se stessa, mangia quando
ha fame nutrendo il suo corpo, il cibo che mette in bocca lo assapora, lo
apprezza nella maniera giusta, chi ha problemi nell’alimentarsi non ci riesce.
Da quando sono nata ho un bruttissimo rapporto con il cibo: non è mai stato il
nutrimento per il corpo, ma la panacea per coprire voragini e curare ferite
interiori. Non che mi sia mai abbuffata, basta solo mangiare cercando che
quella breve soddisfazione colmi i vuoti, ma in questo modo, a parità di cibo e
porzioni, chi fa come me nutre solo altre insoddisfazioni ed è anche per questo
che il corpo reagisce coprendosi di strati di ciccia.
Se da un
lato ho ancor più vuoti da colmare, dall’altro non voglio nutrire la bestia,
quindi è ancora difficile per me vedere il cibo per quello che è e dovrebbe
essere.
Era da
stamani che trattenevo le lacrime, mi sono svegliata avendo già un groppo in
gola, un forte senso di inquietudine e tanto odio per me stessa che ancora mi dimostro
incapace su ogni fronte, in ogni campo e, soprattutto, incapace di tirar fuori
la rabbia che devo. Oggi, mentre ero sola in macchina e stavo andando a
prendere un’amica che, avendomi sentita poco serena, si era proposta di farmi
compagnia nell’andare a fare la spesa, mi sono trovata a dover decidere, in una
brevissima frazione di secondo, se fermarmi o continuare verso il grosso muso
di un tir. Mi ha fatto prendere la decisione giusta (o sbagliata?) la
telefonata della piccoletta, proprio in quel momento, che mi ricordava di
prenderle tutti gli ingredienti per fare lo slime in casa.
Sono
davvero stanca di tutto, anche di me stessa, sono stanca di ascoltare bugie, di
lottare ogni giorno per stare in piedi e arrivare a sera, stanca di trovarmi
sola nella gestione di due figlie adolescenti che litigano e urlano dalla
mattina alla sera, stanca di sentirmi umiliata, maltrattata e disprezzata; mi
sto sforzando parecchio affinchè riesca a far valere i miei diritti, ad
accettarmi e volermi bene, almeno io, ma è davvero difficile e comincio a
dubitare sui risultati: sono talmente nata sbagliata che non riuscirò mai a
farmi capire e a farmi apprezzare dagli altri, quindi, cosa ci sto a fare a
questo mondo?
Fortunatamente
la presenza della mia amica mi ha tolto un po’ di brutti pensieri, le lacrime
sono scese comunque, ma mi ha aiutata ad asciugarle.
Sono
arrivata a casa che era già l’ora di cena, ho sfatto la spesa mentre cucinavo
per le bimbe e, dopo averle sfamate e rassettato mi sono chiusa in bagno e
infilata sotto la doccia bollente, per piangere ancora, più forte,
disperatamente…è da sabato che ho la testa piena di pensieri che aprono ferite
non ancora del tutto chiuse, avevo bisogno di buttarli fuori piangendo? Anche
se le lacrime scendevano ancora confondendosi con l’acqua della doccia, sentivo
che un timido moto di rabbia stava risalendo per fare capolino, rabbia non per
me, ma per lui, per come ancora mi tratta, per avermi presa in giro per
ventisette anni, per lo schifo che leggo nei suoi occhi quando mi guarda, rabbia
per come si comporta con le bimbe, per l’egoismo che continua a guidarlo nelle
sue scelte, rabbia per voler sempre dimostrare di essere migliore e diverso da
quello che è: lui fa parte della categoria “vizi privati e pubbliche virtù”, la
specie peggiore, quella da cui ho sempre cercato di stare alla larga perché
sono troppo cristallina per capire i motivi che spingono queste persone a
cercare di far fare agli altri quello che dicono ma mai quello che fanno in
realtà.
Potevo
farcela, la rabbia faceva su e giù, come un bambino che gioca a nascondersi
dietro un foglio, i motivi per farla uscire ce ne erano a bizzeffe, ma…sparita,
improvvisamente il dolore l’ha ributtata giù e ha preso il sopravvento. Come
faccio a non odiarmi?
Chiediti se sono felice, chiediti se davvero meritavo questo tipo di felicità…
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