martedì 25 aprile 2017

ODI ET AMO? GIORNO 176


Lunedì
Ieri, dopo mesi, sono riuscita a dormire, non beatamente come una volta, ma almeno non mi sono svegliata all’alba o, come negli ultimi giorni, alle due di notte. Eppure mi sentivo ancora tanto assonnata, come se mi avessero dato dei sonniferi di nascosto. Forse c’entrava anche il fatto che  il giorno prima avevo cenato e ieri ho pranzato? Il mettere dei pasti diversi dalla colazione mi ha dato l’effetto soporifero? Non lo so, so solo che non mi ha fatto bene, per niente, mi sentivo come se, in soli due pasti, avessi ripreso tutti i chili perduti in questi mesi, come se stessi ancora una volta tradendo me stessa, ma quello che più mi crea ansia oggi è chiedermi perché è tornata la fame.
Una persona normale, che ha un sano rapporto con il cibo e se stessa, mangia quando ha fame nutrendo il suo corpo, il cibo che mette in bocca lo assapora, lo apprezza nella maniera giusta, chi ha problemi nell’alimentarsi non ci riesce. Da quando sono nata ho un bruttissimo rapporto con il cibo: non è mai stato il nutrimento per il corpo, ma la panacea per coprire voragini e curare ferite interiori. Non che mi sia mai abbuffata, basta solo mangiare cercando che quella breve soddisfazione colmi i vuoti, ma in questo modo, a parità di cibo e porzioni, chi fa come me nutre solo altre insoddisfazioni ed è anche per questo che il corpo reagisce coprendosi di strati di ciccia.
Se da un lato ho ancor più vuoti da colmare, dall’altro non voglio nutrire la bestia, quindi è ancora difficile per me vedere il cibo per quello che è e dovrebbe essere.
Era da stamani che trattenevo le lacrime, mi sono svegliata avendo già un groppo in gola, un forte senso di inquietudine e tanto odio per me stessa che ancora mi dimostro incapace su ogni fronte, in ogni campo e, soprattutto, incapace di tirar fuori la rabbia che devo. Oggi, mentre ero sola in macchina e stavo andando a prendere un’amica che, avendomi sentita poco serena, si era proposta di farmi compagnia nell’andare a fare la spesa, mi sono trovata a dover decidere, in una brevissima frazione di secondo, se fermarmi o continuare verso il grosso muso di un tir. Mi ha fatto prendere la decisione giusta (o sbagliata?) la telefonata della piccoletta, proprio in quel momento, che mi ricordava di prenderle tutti gli ingredienti per fare lo slime in casa.
Sono davvero stanca di tutto, anche di me stessa, sono stanca di ascoltare bugie, di lottare ogni giorno per stare in piedi e arrivare a sera, stanca di trovarmi sola nella gestione di due figlie adolescenti che litigano e urlano dalla mattina alla sera, stanca di sentirmi umiliata, maltrattata e disprezzata; mi sto sforzando parecchio affinchè riesca a far valere i miei diritti, ad accettarmi e volermi bene, almeno io, ma è davvero difficile e comincio a dubitare sui risultati: sono talmente nata sbagliata che non riuscirò mai a farmi capire e a farmi apprezzare dagli altri, quindi, cosa ci sto a fare a questo mondo?
Fortunatamente la presenza della mia amica mi ha tolto un po’ di brutti pensieri, le lacrime sono scese comunque, ma mi ha aiutata ad asciugarle.
Sono arrivata a casa che era già l’ora di cena, ho sfatto la spesa mentre cucinavo per le bimbe e, dopo averle sfamate e rassettato mi sono chiusa in bagno e infilata sotto la doccia bollente, per piangere ancora, più forte, disperatamente…è da sabato che ho la testa piena di pensieri che aprono ferite non ancora del tutto chiuse, avevo bisogno di buttarli fuori piangendo? Anche se le lacrime scendevano ancora confondendosi con l’acqua della doccia, sentivo che un timido moto di rabbia stava risalendo per fare capolino, rabbia non per me, ma per lui, per come ancora mi tratta, per avermi presa in giro per ventisette anni, per lo schifo che leggo nei suoi occhi quando mi guarda, rabbia per come si comporta con le bimbe, per l’egoismo che continua a guidarlo nelle sue scelte, rabbia per voler sempre dimostrare di essere migliore e diverso da quello che è: lui fa parte della categoria “vizi privati e pubbliche virtù”, la specie peggiore, quella da cui ho sempre cercato di stare alla larga perché sono troppo cristallina per capire i motivi che spingono queste persone a cercare di far fare agli altri quello che dicono ma mai quello che fanno in realtà.
Potevo farcela, la rabbia faceva su e giù, come un bambino che gioca a nascondersi dietro un foglio, i motivi per farla uscire ce ne erano a bizzeffe, ma…sparita, improvvisamente il dolore l’ha ributtata giù e ha preso il sopravvento. Come faccio a non odiarmi?

Chiediti se sono felice, chiediti se davvero meritavo questo tipo di felicità…

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