domenica 2 aprile 2017

E SE LA BELLA FOSSE UNA BESTIA?

Giorno 154
Domenica
Ieri sera ho mangiato la pizza e ho passato tutta la notte con i sensi di colpa per averlo fatto, un tempo l’avrei mangiata di gusto, senza pentimenti visto che è il mio cibo preferito, ma adesso vivo nel terrore di nutrire troppo la bestia…
I sensi di colpa sono proseguiti facendo colazione con le bimbe, ma era domenica, potevo non godermi il momento di stare con loro, davanti a del caldo pane tostato, chiacchierando amabilmente e godendomele, così, ancora un po’ assonnate, spettinate ma, ai miei occhi, bellissime!
Il senso di quiete e serenità di una domenica mattina senza doveri, senza impegni, mi dava una sorta di sonnolenza beata che mi ha avvolta piacevolmente, facendomi fare le solite cose da casalinga (vabbè, casalinga…le cose che, purtroppo, tutte le donne devono fare nonostante sia domenica, perché, anche se gli uomini non se ne rendono conto, la nostra vita non si può fermare, non ha turni di riposo, siamo attive 24H24),  finchè non è arrivato lui a prendere la piccoletta. Ultimamente è molto critico nei miei confronti, molto musone e perennemente arrabbiato con me, non va bene niente di quello che faccio, solo che non capisce che non ha più il diritto di farlo, non lo aveva nemmeno prima, ma, da brava donna zerbino, glielo permettevo; il suo atteggiamento era come quello di cinque mesi fa, quando mi sommergeva di bugie e mi dava colpe che non avevo solo per coprire le sue, quindi gli ho chiesto se ci fosse qualcosa che avrei dovuto sapere, ma, come al solito, ha dato una risposta ironica, quelle che usa per coprire la verità.
La piccoletta, vedendo che il padre era in vena di scherzare e volendo la sua attenzione tutta per se, gli ha chiesto se volesse vedere l’immagine del suo nuovo salvaschermo del telefono, che, a detta sua, era una mia foto, quindi la dimostrazione del grande affetto per sua madre.
Ridevano beati davanti a quell’immagine, lei gli raccontava che la faceva vedere a tutti dicendo che era proprio sua madre…ma non ero io, proprio no, la foto che stavano guardando era quella di Platinette…sono la prima che usa l’autoironia, mi sono sempre presa in giro da sola per i miei difetti e per il mio aspetto fisico, cercando di sciogliere eventuali imbarazzi altrui nel guardarmi, ma questa volta non l’ho presa bene, proprio no. La piccoletta è una ragazzina, si sa che non ha ancora le misure per capire quando lo scherzo oltrepassa il limite, ma lui è adulto e non ha accennato nemmeno un “ma dai, non esagerare…”, anzi, avvalorava l’affermazione della piccoletta che continuava a ridere e a dire “Sono uguali!!”.
In un attimo mi sono ricordata che, in ben 27 anni, non mi aveva mai fatto un complimento, anzi, ha sempre scherzato sul mio aspetto, ma si sa, anche Arlecchino, ridendo e scherzando, diceva la verità…
Appena sono usciti, ho continuato i miei lavori domestici versando lacrime di sconforto perché avevo avuto l’ennesima mazzata. Mi sono sentita ancora più in colpa per aver cenato ieri sera e fatto colazione stamani, mi sono odiata, come al solito, ma poi, quando le lacrime cominciavano a diventare implacabili, ho realizzato che il dolore non era solo per il cibo ingurgitato...Quando si vuole bene a una persona l’aspetto non conta, diventa qualcosa che non vediamo più, addirittura, come succede con i figli, l’amore rende bellissima, ai nostri occhi, la persona che abbiamo davanti. Capisco che ora, non amandomi più, mi possa vedere per quella che sono, ma prima? Mi ha sempre fatta sentire brutta, beh, lo sono, ma non mi ha mai dato la sensazione di essere bella ai suoi occhi, mai…ecco il perché delle mie lacrime.
Ho combattuto l’infanzia e l’adolescenza contro i pregiudizi sull’essere belli, mio padre decantava la bellezza come la dote più importante che un essere umano possa avere, quindi io, che non l’avevo, mi sentivo perennemente a disagio e poco amata, questi miei dolori e delusioni me li sono portati addosso fino ad ora perché, nemmeno colui che mi ha scelta come moglie e madre dei suoi figli, mi ha mai fatta sentire bene con me stessa, ma sempre e solo a disagio.
Ma davvero le persone devono essere giudicate dall’aspetto fisico? Siamo talmente pieni di pregiudizi e stereotipi che non andiamo oltre a quello che appare? A cosa serve essere belli dentro se fuori non lo siamo? Chi si accorge che dentro potremmo avere rare virtù e qualità?
Sono sempre sbagliata, come al solito, forse sono una di quelle rare persone che va oltre, che oltrepassa la parte esterna di una persona per innamorarsi di quello che ha dentro, l’affetto per me va oltre i chili, va oltre un naso ingombrante, va oltre l’altezza, la magrezza, la perfezione dei lineamenti, che differenza ci può essere tra chi ha occhi azzurri e chi li ha castani? Sono entrambi esseri umani, la differenza, ciò che ci distingue l’uno dall’altro, non è l’aspetto, ma è il nostro essere noi, è l’insieme dei nostri sentimenti, dei nostri difetti, dei nostri pregi, l’unicità di una persona non è la bellezza universalmente riconosciuta, ma è la sua imperfezione, ci si innamora anche dei difetti, se rendono unica e speciale una persona.
Purtroppo queste sono solo mie convinzioni, non sono pensieri condivisi da altri, quindi mi sento come una lepre costretta a vivere in un recinto pieno di lupi: hanno punti di vista diversi della vita e, se la lepre vede i lupi come meri animali, seppur pericolosi, i lupi vedono la lepre come cibo e, come tale, deve essere di loro gradimento per essere cacciata e conquistata.
Questo blog viene letto da tante persone e molte non mi conoscono, non sanno che aspetto io possa avere, possono solo usare l’immaginazione leggendo quello che scrivo, quello che ho dentro lo metto sotto forma di parole, quindi l’immagine che dò di me è diversa per ognuno, a seconda che ritenga interessante o meno quello che dico, o dell’idea che ci si può fare del mio carattere, quindi, domanda per chi non mi conosce della domenica sera: come mi immaginate? Che immagine sto dando di me attraverso i miei pensieri?

Un rospo non diventerà mai una farfalla né nessun bacio lo renderà principe:  lasciamogli la dignità di essere rospo.

2 commenti:

  1. Ho lottato con il mio aspetto fisico da quando ho memoria. Troppo tutto: troppo alta, con troppi capelli troppo ricci, occhi e bocca troppo grandi, e poi gli occhiali, i chili in più, il portamento da zombi, i brufoli. Ho aspettato per troppo tempo qualcuno che mi dicesse che ero, se non bella, carina. Ho accettato con rassegnazione il fatto che non essendo bella tanti "traguardi" mi erano preclusi, ho capito poi che non accettando quella che sono ero ancora meno bella. No, non avrò mai lo stacco di coscia e la pelle trasparente, il sedere tonico e il sorriso abbagliante. Le battute sul mio aspetto continuano a farmi male, ma ho imparato a passarci sopra. E quando ho deciso di lasciare uscire quello che ho dentro con le persone che veramente lo meritavano, non più di regalare le mie migliori qualità nella speranza di un pietoso buffetto sulla guancia, ho trovato che le ha sapute apprezzare. E, detto sinceramente, se io non avessi saputo guardare oltre la pancia di mio marito mi sarei persa la parte migliore del mio futuro. Poi, scusa se te lo dico e se mi vuoi mandare a stendere non me la prendo, dovresti spiegare a tua figlia che c'è un limite oltre il quale lo scherzo non è più tale ma diventa insulto e offesa. Non è mai troppo presto.

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    1. Anche io, come te, ho imparato a passarci sopra, ma proprio perché so cosa si prova, mi fa rabbia che mia figlia cresca nella superficialità dell'apparenza. A quattr'occhi sono riuscita a farglielo capire, almeno spero, perché non tollero più che le si insegni a travisare l'insulto con l'ironia… <3

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