sabato 1 aprile 2017

GIORNO 153

Sabato
Ho ricominciato a non mangiare e a odiare me stessa. Sto camminando come i gamberi, e la meta a cui voglio arrivare sembra sempre più lontana.
Ieri sera ero stanca e con la lacrima facile, ma ho cercato di trattenermi dal pensare mettendomi nella mia solita “modalità orso”.
Stamani avevo l’incontro con il gruppo creato dalla mia terapista e ci sono andata piena di entusiasmo perché sapevo che mi avrebbe fatto bene passare una mattinata pensando solo a me, facendo qualcosa per imparare a volermi bene; quindi ho messo il telefono silenzioso e mi sono immersa nella mia terapia. Non è facile essere scavati e riuscire a buttar fuori quello che ci pesa dentro, se poi si è in gruppo, ascoltando gli altri emergono altri dubbi e pensieri che avevamo archiviato, ma si riesce ad avere la consapevolezza del motivo per cui ci troviamo tutte in quella stanza, ed è già un bel passo avanti. Tra la seduta singola di ieri e quella di gruppo di stamani, sono arrivata a casa distrutta psicologicamente, ho pensato solo a preparare il pranzo alle figlie il più velocemente possibile per poi immergermi in un meritato silenzio cerebrale, trattenendo la voglia di piangere che mi stava attanagliando, non ho pensato minimamente di guardare il telefono per vedere se qualcuno mi avesse cercato, in quel momento non era tra le mie priorità e il dimenticarmelo era già un buon segnale di indipendenza.
Poi, mentre cominciavo a sentirmi un pochino meglio, appare lui, arrabbiato con me per non avergli risposto al telefono quella mattina…come suo solito ha cominciato facendo la vittima, comportandosi come un bambino che mette il muso, per poi finire riversando, ancora una volta, tutta la rabbia e il rancore che ha ancora nei miei confronti. Purtroppo il tutto è avvenuto davanti alla quattordicenne che, allibita, ha subito preso le mie difese dicendo a suo padre che non aveva nessun diritto di trattarmi così perché non avevo fatto niente di male e, soprattutto, non essendo più mio marito, aveva perso ogni diritto di arrabbiarsi con me. Non doveva farlo, purtroppo lei è così, non tollera le ingiustizie e si intromette, ma ci sono momenti in cui dovrebbe farne a meno, certo, la colpa del suo intervento è nostra: non si discute davanti ai figli, tantomeno si dice loro che “la mamma ha sbagliato, quindi è giusto che io mi arrabbi con lei”.
Io ho sbagliato????? Che errore ho fatto oltre a quello di sposarlo? Non ho risposto al telefono, è un grave errore? E’ qualcosa per cui disprezzarmi più di quanto già mi disprezzi?
La mia presenza su questa terra lo disturba così tanto che mi deve ricordare, a modo suo, di non essere degna di vivere né di avere rispetto?
Ho cercato di mantenere la calma, l’ho salutato freddamente e ho chiuso la porta mentre continuava a borbottare qualcosa, poi, rinchiusa in bagno, sono esplosa in un pianto a singhiozzo, un pianto che, forse, da un po’ doveva uscire e scatenarsi. Ho odiato me stessa, ho ricominciato a farmi del male per punirmi, perché ancora permetto agli altri di trattarmi male.
Io ho solo mancato di rispondere a una telefonata, ma lui quante mancanze ha avuto in questi anni? A quante telefonate non ha risposto perché era impegnato a trastullare la sua amante? A quante mie domande non ha mai risposto? A quante richieste di aiuto ha fatto finta di non sentire? E non mi sono mai arrabbiata, mai…e ancora quella maledetta rabbia che non esce forse è il problema per cui permetto agli altri di arrabbiarsi fin troppo facilmente con me. Da lui non ho mai avuto risposte, per questo mi faccio sempre troppe domande, non ho mai avuto verità, per questo ho imparato a interpretare i suoi silenzi, ma ora sono stanca…Non ha ancora risposto all’ultima, semplice, domanda che gli avevo fatto: “Come stai?”
Sto ancora aspettando che mi risponda, che mi dica come stia adesso, se è più sereno, se la sua relazione sta andando bene, se vorrebbe altro…invece ottengo solo silenzio.
Chissà se anche con lei è così, se parla più sinceramente che con me, se si arrabbia o se passa sopra a tutto…chissà se con un’altra è lo stesso uomo o un uomo diverso? Magari sono io che lo rendo così, che tiro fuori il peggio di lui. Avevo promesso a me stessa di non pensarlo più, di non farmi più domande a cui non posso dare una risposta, avevo promesso a me stessa di volermi bene e di lasciare l’odio altrui fuori, invece oggi non l’ho fatto, ho ricominciato a pensare se davvero merito tutto questo, ho ricominciato a pensare che non merito né affetto né amore da nessuno perché sono sbagliata, i pregi scritti ieri mi sembrano solo grandi menzogne, in realtà non ne ho nemmeno uno, altrimenti non sarei ridotta così…
Domandare è lecito, rispondere è cortesia…non ci sono più uomini cortesi…



4 commenti:

  1. Perché non provi a fare la stessa domanda più e più volte fino a che non ottieni risposta? Se davvero vuoi saperlo non demordere. Oppure temi che la sua risposta ti ferisca, che ti dica che è sereno, che con lei va tutto bene e le previsioni che avevi fatto su di loro si sono rivelare false. "..i protagonisti non sono da manuale, sono davvero particolari perché mentono anche fra loro e a se stessi, quindi si arriva ad un punto che i due amanti scoppiano perché, conoscendosi meglio e scoprendosi entrambi bugiardi seriali, non si fidano più l’uno dell’altro, mentre la moglie cornuta ( forse l’unica sincera della storia? Chissà, chi può dirlo…) si gode la scena finale di questo film che è iniziato come una commedia dell’assurdo, è proseguito come un thriller, si è evoluto in un horror e sta finendo come una ridicola e squallida commedia stile cinepanettone. Fra poco ci saranno i titoli di coda?.. "

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    1. Se facessi la stessa domanda troppe volte potrebbe pensare che sia ancora interessata a lui, invece la mia curiosità di sapere se è felice, se ha finalmente quello che vuole, è dettata dal dare un senso allo sfacelo che ha creato nelle vite altrui: se sta bene, allora ne è valsa la pena, anche se ha calpestato i sentimenti miei e delle figlie per raggiungere finalmente la serenità che gli mancava, per stravolgere in poco tempo la propria vita ci deve essere un motivo valido e forte, quindi spero che abbia realizzato i suoi sogni perché, se così non fosse, conoscendolo, non si sentirebbe in colpa, anzi, cercherebbe di addossare il suo insuccesso a me che, da troppi anni, sono il suo capro espiatorio.
      Mio caro "Anonimo", noto con piacere che conosci bene i contenuti dei miei post, anche quelli ormai datati…;-)

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  2. Mia cara Appesa e Sospesa, i tuoi post lasciano sempre un segno particolare nel lettore, che sia sarcasmo (come quello sopra citato, o ilare piuttosto che di riflessione. E' da capire se i tuoi "commenti" sono dettati da rabbia, gelosia, amarezza o altro, certo non indifferenza.

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    1. Amarezza…ne sono sicura! Rabbia no, ho ancora dei grossi problemi nel tirarla fuori perché è come se non la trovassi, gelosia ormai no, amarezza e delusione sicuramente sono i sentimenti che mi smuovono ancora troppe domande...

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