GIORNO 182, ultimo giorno della settimana e di questa brutta storia di non amore
Domenica
Ieri ho
capito una cosa importante: non c’è fine alla meschinità, chi nasce bugiardo
non diventerà mai sincero, nemmeno con se stesso e cercherà sempre una scusa e
una colpa da addossare a qualcuno per stare bene con la propria coscienza; ma
le bugie hanno le gambe corte e spesso tornano indietro, verso chi le dice,
creandone altre, moltiplicandosi senza fine.
Non pensavo
che ci potessero essere persone “malate” di bugie, invece ho scoperto che è
proprio una malattia che crea dipendenza, come tutte quelle altre malattie che
portano all’autodistruzione e alla distruzione di chi convive con chi ne è
affetto.
Finalmente
è uscita la rabbia, non quella che rende ciechi e irrazionali, quella che mi ha
dato la lucidità di capire finalmente chi avessi davanti?
Ho
scoperto un oceano di bugie, ho scoperto di aver avuto un marito con mille
personalità, mille facciate, mille vite parallele, mille amanti…ma chi è
veramente?
Per me non
è più niente, non posso più versare una lacrima per qualcuno che nemmeno
conosco!
Ha fatto
un bel autogoal a lasciare il suo vecchio tel alle bimbe: pensava di averlo
resettato ben bene, ma, quando ho cercato di mettere le impostazioni per
prepararlo all’uso della quattordicenne è avvenuto il miracolo…lassù qualcuno
mi ama veramente! Le impostazioni e il backup effettuato non sono state
caricate dal vecchio tel quattordicenne, ma dal suo. Fortunatamente per lui ( e
per me…) alcune app che richiedevano la sua sim non sono state caricate, ma mi
è bastato vedere quello che ci ho trovato.
Ha davvero
un bel coraggio e tanto tempo libero! Riesce a tradire moglie e amante con
altre due persone contemporaneamente, riesce a farsi compatire dalle amiche con
cui sa di non avere chance passando da uomo probo, sincero, maltrattato dalla
moglie da anni, racconta balle, storie assurde, non dice che mi ha abbandonata
come un cane sull’autostrada per godersi la vacanza del momento, no, lui
racconta che la sua scelta è stata sofferta e motivata dalla mia indolenza e
pigrizia, dalla delusione di avere accanto una moglie che vive tutto il giorno
sul divano.
Ancora
altro dolore, ancora bugie, ancora date in cui diceva di essere in posti mentre
era in altri, se poi ripenso alle continue sfuriate che mi faceva fino a ieri
se gli dicevo che avevo smesso di fidarmi delle sue parole, beh, il dolore
diventa rabbia e ne ho tutto il diritto, no?
Mi ha
fatto passare una vita fatta di umiliazioni, di sacrifici, di assenze e solo
ora mi rendo conto che ho sempre pensato che quella fosse la normalità di una
vita di coppia.
Ha
raccontato alle sue amichette che mi sono spiaggiata sul divano da quando sono
nate le bimbe, beh, forse perché rientrava a casa alle nove e mezza di sera ed
era l’unico momento della giornata in cui riuscivo a fermarmi, ma, per amore di
verità, ecco come è stata la mia indolente vita:
Dopo
pochissimi mesi dalla nascita della primogenita mia madre ha avuto un incidente
ed è venuto fuori che aveva il cancro alle ossa e già una bella metastasi a un
ginocchio. Ho passato l’estate più calda dell’ultimo secolo a macinare
chilometri ogni giorno, con neonata appresso, per assisterla in ospedale, poi,
una volta tornata a casa, casa in cui abitavamo anche noi visto che lui non
poteva permettersi di cercare una casa, o un qualsiasi altro buco, nostro, mi
sono sdoppiata e triplicata cercando di gestire le esigenze di una madre
invalida e bisognosa di costanti cure, una bambina di pochi mesi e un marito
che cominciava a latitare e a lamentarsi che aveva bisogno di una vita più
serena e, soprattutto, di una moglie con uno stipendio per stare meglio. Come
potevo permettermi un lavoro? Chi avrebbe fatto le cose che stavo facendo? Intorno
a me vedevo amiche con figlio meno piccolo della mia aiutate costantemente da
quattro nonni, zie, aiutanti e baby sitter e io? Io potevo contare solo su me
stessa e così ho fatto.
Quando ho
scoperto di essere incinta della piccoletta ho pianto perché sapevo che le
speranze di uscire dal mio ruolo di madre/moglie/infermiera/badante erano
finite.
Ho avuto
una gravidanza bruttissima, ma non potevo fermarmi, la prima figlia ancora non
camminava né parlava e mia madre aveva bisogno davvero del mio aiuto…nel frattempo
lui spariva sempre di più, usciva la sera da solo con la scusa che doveva fare
da cicerone a una sua amica straniera, ogni tanto ho provato a chiedere se
potessi andare anche io con loro, ma c’era sempre un motivo valido per tenermi
a casa. Una sera, stremata dalla solita giornata, digiuna da giorni, con una
pancia da settimo mese e una bambina di 18 mesi in braccio, l’ho beccato che,
telefonicamente, stava dando l’addio alla sua amichetta…certo che mi sono
arrabbiata, ma, come al solito, la sua capacità di rigirare la realtà
facendomela vedere diversa da quello che era, mi aveva riportato al mio solito
stato di donna zerbino.
Molto
prematuramente nasce anche la piccoletta, a soli due minuti dalla mia entrata
in sala operatoria comincio a star male, ad avere una crisi respiratoria,
sentivo le voci dei medici che, concitate e allarmate, dicevano che mi stavano
perdendo, e io sentivo che me ne stavo andando ed ero serena, perché stanca
visto che il viaggio per arrivare all’ospedale l’ho fatto versando lacrime
silenziose per la sensazione di indifferenza che mi dava colui che guidava, ma
quando (il tutto è accaduto in pochissimi minuti) uno dei medici ha detto
all’infermiera di chiamare subito mio marito per dargli modo di dirmi addio e
lei è tornata dicendo che fuori non c’era nessun marito e che aveva cercato
anche in altri posti, ma senza successo, dentro di me è scattata la voglia di
reagire: non potevo andarmene così, gli avrei solo fatto un piacere!
I giorni
passano, la piccoletta rimane appesa tra la vita e la morte per 21 giorni, io
vengo dimessa dopo tre ma riportata in sala operatoria dopo una settimana:
setticemia. Ricordo bene che, non potendomi fare un’anestesia, mi hanno aperta
così come si squarcia un pollo, ricordo il dolore immenso, sentivo le mani dei
medici che frugavano dentro la mia pancia, che spostavano le mie budella,
vedevo le facce sconvolte delle infermiere quando hanno aspirato un litro e
mezzo di pus…e lui? Lui era nell’androne a giocare serenamente con il suo
telefono.
Dopo quasi
un mese finalmente mi ritrovo a casa con le due bambine, stanca, ma ancora
senza tregua, senza aiuti, ancora sola. La mia pancia, per paura di ulteriori
infezioni, mi è stata lasciata aperta e per sei mesi ho vissuto con garze,
bende, mega assorbenti sulla ferita aperta che ancora non poteva essere
ricucita, per sei mesi mi hanno tempestato di punture di antibiotico, mi sono
fermata? No, mai stata nemmeno a letto, perché, nel frattempo, dovevo ancora
occuparmi di mia madre, della primogenita e della neonata che aveva mille
problemi di salute e che non ha mai smesso di piangere 24H24 per sette mesi.
Lui? Ritardava sempre più il rientro a casa, aspettava che almeno la figlia
grande dormisse già e che io mi rintanassi in camera con l’urlatrice per farlo
cenare in pace. Durante il giorno non lo vedevo, usciva la mattina alle sette e
il pranzo lo consumava sempre da sua mamma (ma questa era una brutta abitudine
che aveva già dal primo giorno di convivenza), non per un problema di distanza
dal luogo di lavoro, ma per puro egoismo.
Passano i
mesi, le figlie crescono, io mi ritrovo con passeggino doppio e mamma sotto il
braccio a girare reparti di oncologia, ormai le infermiere degli ospedali mi
conoscevano come quella del passeggino e sedia a rotelle. Lui si fa sempre meno
presente, io vado avanti crescendo le bimbe quasi da sola ( avere la presenza
di un marito solo il sabato e la domenica pomeriggio poteva bastare?) e le loro
esigenze crescevano con loro, più crescevano e più spariva, quante volte gli ho
chiesto di poter cenare tutti insieme ma niente, si arrabbiava, mi diceva che
non potevo chiedergli questo sacrificio, che lui aveva bisogno del suo momento
di libertà…e io accettavo, non mi arrabbiavo, nella mia mente malata di
zerbinismo pensavo che un marito sereno valesse più di mille cene in famiglia.
Passavo
giornate in cui non sapevo cosa stessi facendo, ormai andavo in automatico, i
problemi di insonnia della piccoletta mi portavano a riposare solo un paio
d’ore per notte, non di più, quindi, quando finalmente lui appariva nel fine
settimana, se qualche pomeriggio ho approfittato per fargli portare le bimbe
fuori l’ho fatto per pigrizia? Secondo lui si…quindi, spesso, mi ritrovavo in
domeniche pomeriggio allucinanti, in cui dovevo combattere la stanchezza ma farmi
vedere entusiasta di fare gitarelle in città d’arte, di andare a vedere mostre,
a immergermi nel caos di fiere di paese, con figlie urlanti per il poco
entusiasmo nell’essere sballotate in posti che le annoiavano. Al rientro da
queste assurde giornate lui ci lasciava davanti al cancello di casa, io mi
ritrovavo a gestire di nuovo le esigenze impellenti di tutti, a lavare le
bambine e sistemale, a preparare qualcosa per mia madre, a pensare
all’organizzazione del giorno dopo, a sfamare le due piccole iene stanche e
urlanti e a convincerle di andare a nanna, a ricordarmi di preparare i
grembiuli e i cambi per l’asilo e poi, sereno e riposato, arrivava lui che si
scocciava nel vedermi stanca.
Un giorno
sono crollata, non ho retto più il ritmo e la solitudine nel gestirlo,
fortunatamente mia madre mi ha ripresa per i capelli, mi ha fatto capire che
avevo due figlie totalmente dipendenti da me e che non potevo permettermi di
stare male, così mi ha convinta ad
andare a farmi aiutare, a farmi curare lo stress accumulato da anni. L’ho
fatto, sono stata riempita di pasticche e tenuta buona mentre lui scuoteva la
testa e diceva che la mia depressione era solo una scusa per giustificare la
mia pigrizia visto che la sera mi trovava sempre sul divano…
Ancora
umiliazioni, ma io non le vedevo, avevo scambiato il suo disprezzo per amore.
Un giorno,
per uno stupido incidente, mi sono rotta tre costole: i medici mi avevano
prescritto riposo assoluto, altri antibiotici ( visto che la frattura di una
costola aveva pure bucato il polmone) e tanta pazienza. La pazienza è l’unica
prescrizione che ho seguito, come potevo fermarmi? Chi avrebbe portato le bimbe
a scuola, mia madre a fare le terapie, chi avrebbe pulito casa, lavato,
rassettato, fatto la spesa? Mi ricordo che ho continuato con la vita di sempre,
macinando chilometri in macchina ma cercando di guidare senza appoggiarmi allo
schienale perché se appoggiavo la schiena non riuscivo a respirare, trattenevo
le lacrime di dolore e mi facevo vedere serena e scherzosa come sempre.
Pigrizia?
Purtroppo
di li a poco morì anche mia madre e per me fu un dolore immenso perché con lei
avevo un bellissimo rapporto di confidenza, quando ero stremata ( e lei lo
vedeva e faceva di tutto per non darmi altri pesi) mi sdraiavo nel letto accanto
a lei e lei mi accarezzava i capelli come quando ero piccola. Il mio dolore, la
stanchezza, la fatica, la solitudine e chi ne ha più ne metta, non ha cambiato
niente: lui ha continuato a essere latitante, a non partecipare alla vita di
famiglia, praticamente era il padre/marito del fine settimana. E io zitta…
Una sera,
mentre apparecchiavo, mi sono caduti dei piatti pesanti sulla testa, non vedevo
più niente, ma poi mi sono ripresa e, nonostante avessi un dolore incredibile
al cranio e un’emicrania incessante, ho continuato a fare il mio dovere di
donna zerbino. Il giorno dopo, visto che il dolore non cessava, ho chiamato il
medico che mi ha consigliata di andare urgentemente al pronto soccorso, avvisai
il marito che mi disse che era troppo occupato per accompagnarmi, chiesi a
un’amica di potersi prendere cura delle bimbe nel caso mi avessero trattenuta
in ospedale e andai. Mi accolsero con l’urgenza, mi portarono di corsa a fare
una tac e mi dissero che mi ero rotta il cranio, fortunatamente la parte frontale,
ma che avevo comunque bisogno di riposo e osservazione, mi chiesero chi mi
avesse accompagnato…quando risposi nessuno sgranarono gli occhi, mi dissero che
ero stata incosciente anche solo a mettermi in macchina, firmai il foglio
dichiarando che me ne stavo andando di mia volontà e riuscii ad andare a
prendere le bimbe a scuola, ricominciando la mia solita vita, solo con un mal
di testa incessante che durò settimane. Ancora pigra? Indolente?
Quante ne
avrei di altre storie sulla mia pigrizia da raccontare, quanti compleanni ho
passato a cenare da sola perché lui non poteva assolutamente rinunciare al bar,
quante illusioni mi sono fatta sulla sua onestà, quante volte sono caduta nella
sua trappola di serpente ammaliatore, mi bastava che mi guardasse negli occhi e
che mi dicesse che ero la donna della sua vita, che non poteva desiderare di
meglio dalla vita, che avevamo una rara affinità elettiva che ci avrebbe tenuto
legati per sempre, e io ci cascavo ben bene…
L’anno
scorso ho avuto quattro polmoniti, una dietro l’altra, ero a pezzi, sfinita
dagli antibiotici, senza un briciolo di forze, lui mi aiutava portando ogni
tanto le bimbe a scuola, ma non per altro, per il resto mi sforzavo di vincere
la stanchezza, facevo come al solito, macinavo altri chilometri per portare le
figlie alle loro attività preferite, mi imbacuccavo ben bene quando, tre volte
a settimana, dovevo andare a prendere piccoletta in palestra in orario assurdo
serale (20,30-21,00) e a lui non facevo pena, ma agli altri genitori si, tanto
che un padre, ogni tanto, si offriva per riportarmi la figlia a casa…lui era al
bar a godersi la libertà, a chattare con le sue amichette raccontando della sua
vita fatta di sacrifici e di incomprensione da parte di una moglie balena e
pigra che non voleva curarsi.
Quattro
polmoniti…non le auguro a nessuno, ti lasciano proprio senza forze, ma lui
pensava che fingessi e si arrabbiava, mi teneva il muso perché non lo aiutava a
fare l’erba sotto il sole d’agosto, non lo aiutavo a rastrellare, si lamentava
che doveva fare tutto lui, che non aveva niente di stirato e pronto per andare
a godersi la libertà ( già aveva la sua bella relazione amorosa), mi chiedeva
sacrifici e io li facevo, si scusava per non poter fare vacanze a causa di poca
disponibilità economica e io mi sentivo in colpa per non fare abbastanza per
lui, gli dicevo che delle vacanze non mi importava niente, a me la felicità
veniva dal solo stare con lui…e intanto lui sputtanava i soldi in autostrada,
benzina, alberghi in cui consumare il suo tradimento, intanto cercava un
appartamento in affitto in cui creare il suo nido d’amore…raccontando alle sue
amichette che era stufo di quella moglie pigra che lo aveva deluso troppo, per
troppo tempo aveva sopportato la mia indolenza. Ho scoperto altri tradimenti, precedenti all'unico che mi ha confessato, ho scoperto che aveva smesso di amarmi da 18 anni e ha saputo fingere bene e nascondere la sofferenza che gli provocava lo stare con me.
Chi è
veramente? Un mostro? Ora lo vedo per quello che è: un uomo piccolo, piccolo,
senza attributi, vigliacco ed estremamente egoista, un uomo che cerca di
manipolare il prossimo per ottenere quello che vuole, un uomo che non dice mai
quello che pensa e non fa mai quello che dice, un uomo a cui piace addossare
colpe agli altri per pulirsi la coscienza e convincersi di essere quello che
non è, un uomo che va a dire in giro che ci siamo lasciati per incompatibilità
di carattere, un uomo che tutt’ora nega di avere qualsiasi relazione, un uomo
che si lamenta e si fa compatire dalle sue amichette perché gli manca troppo la
famiglia, la stessa famiglia che evitava ben bene perché limitava la sua
libertà, ancora mi immagina sul divano, ancora racconta che donna ignobile io
sia, che è felice di starsene da solo e che non tornerà mai indietro per nessun
motivo al mondo… ma tutto questo, è un uomo?
Ho
contattato la sua amante, le ho detto la verità, quello che avevo scoperto, le
ho detto delle altre relazioni che ha oltre a lei, lei mi ha chiesto se è vero
che tutte le sere viene da me…no che non viene…così mi ha domandato altro,
altri giorni, altre date, sono venute fuori altre bugie che lui dice a lei e le
schifezze che lui ha fatto a me, la partaccia che mi ha fatto per essere andata
a prendere un caffè con un’amica a dieci chilometri di distanza da casa, me la
ricordo bene, e lei mi ha detto che, mentre mi sgamava al bar, lui era al
telefono con lei, mi ha detto dei loro incontri, la sua verità messa insieme
alla mia hanno fatto crollare il suo castello di carte, continuerà a giocare
costruendone altri?
Con me il
gioco è finito per sempre, gli ho detto che non voglio più vederlo né sentirlo,
che tutto ciò che riguarda la gestione delle bimbe deve avvenire tramite un’asettica
messaggistica, sono stata fin troppo buona anche stavolta, lo so, ma a che
servirebbe cominciare una guerra fredda? Se deve sparire per sempre dalla mia
vita è meglio chiudere la guerra e coltivare una nuova serenità e
consapevolezza per cominciare, finalmente, a vivere una vita mia con le mie
figlie, con quella famiglia che tanto lo ha deluso ma che a me ha dato la forza
di vivere fino ad ora.
Sono una donna fortunata: sono libera!
Ora che sei liera, dovresti iniziare a scrivere post senza il numero dei giorni... ;)
RispondiEliminaSo che è una mazzata, lo so bene. Ma... felice per te.
cara seasosonsofsoul, care lettrici, la vostra amata scrittrice, eroina del blog "appesa e sospesa", che ha sofferto per mesi le pene dell'inferno inferte dal marito fedifrago, pianto tutte le sue lacrime tanto da creare oceani (pensava di morire disidratata), rinata e rigenerata a nuova vita anche fisicamente perdendo ben 20 kg in 5 mesi( neppure il più bravo dei dietologi sarebbe riuscito a tanto), libera dai sentimenti per il coniuge, è una grande BUGIARDA.
RispondiEliminaricordate l'ultimo paragrafo del post del 30.04 (giusto per prendere l'ultimo)" Con me il gioco è finito per sempre, gli ho detto che non voglio più vederlo né sentirlo, che tutto ciò che riguarda la gestione delle bimbe deve avvenire tramite un’asettica messaggistica, sono stata fin troppo buona anche stavolta, lo so, ma a che servirebbe cominciare una guerra fredda? Se deve sparire per sempre dalla mia vita è meglio chiudere la guerra e coltivare una nuova serenità e consapevolezza per cominciare, finalmente, a vivere una vita mia con le mie figlie, con quella famiglia che tanto lo ha deluso ma che a me ha dato la forza di vivere fino ad ora.
Sono una donna fortunata: sono libera!", mentre scriveva queste parole telefonava, parlava e vedeva il marito.
hanno passato assieme il ponte del primo maggio, i fine settimana successivi, in grande armonia, allegramente come se niente fosse successo, ma la ciliegina sulla torta è l'uscita serale con bevute e chiacchere in tranquillità e relax come due fidanzatini (ci sarà stato anche il bacio della buonanotte!!??).
mi rincresce dirlo, ma per mesi si è presa gioco di voi tutti.
colei che si professa libera dall'amore di lui, che non vuole più le sue briciole in realtà è ancora schiava e dipendente da lui.
tu seasonsofsoul le chiedi di scrivere post senza numero dei giorni, ma su questo blog non ce ne saranno più, perchè lei starà scrivendo altri post altre bugie su un altro blog per altre lettrici da abbindolare.
vi siete mai chieste perchè a distanza di 6 mesi dall'inizio di questa storia non sia mai stata firmata la separazione?
ma voi accettereste, davvero, una situazione simile?
vorreste avere al vostro fianco, nel vostro letto, nella vostra vita un marito cosi?
LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE
baci e buona vita a tutti, falsi e bugiardi compresi
In una situazione simile posso essere solo contenta del fatto che una famiglia si stia ricomponendo. E credo anche che dovrebbe esserlo chiunque...
Elimina(A MENO CHE NON SIA STATA LEI LA CAUSA DI QUESTA SEPARAZIONE PERCHÉ DA COME PARLA MI SEMBRA FIN TROPPO COINVOLTA)
In una situazione simile c'è ben poco da essere contenti, la famiglia mi sembra che non esistesse più da tempo.
EliminaSe un uomo tradisce, sistematicamente la moglie sarà pur sintomatico di qualcosa.
Imputare la causa della separazione all'amante é un classico della moglie devota, alla quale va però ricordato che ho a sposato un uomo incapace d'intendere e volere oppure ha tradito, più volte come nel nostro caso, scientemente.
IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO
Buone corna cara
Ahahahahah!
EliminaEcco che arriva l'amante eroina che redimerà il fedifrago!!!
Farebbe più bella figura se si levasse di torno: ne riacquisterebbe sicuramente in dignità!
Non ho ben capito se l'ultima sua frase sia un invito a farle o a riceverle: potrebbe essere maestra in questo!
Un'ultima precisazione, non sono stata la sua amante. Di un uomo così non saprei che farmene. Sono sposata con un uomo ben diverso da lui, si prende cura davvero di me e della famiglia, cena con noi, è sempre presente nel bisogno, magari poi sarò più cornuti di lei, ma almeno mi guarda con amore e desiderio è non con disprezzo.
EliminaSe mai scoprissi che mi tradisce ho troppo rispetto dei miei figli e di me per accettare una situazione del genere.
Allora si tenga la sua famiglia e porti rispetto per quello che sta cercando di recuperare questa signora.
EliminaCome vede non la pensiamo tutti nello stesso modo.
Buona vita
Trovo veramente esilaranti i commenti di chi si capisce chiaramente chi sia ( troppe informazioni che noi semplici lettori non abbiamo, troppa rabbia nelle parole scritte) che cercano solo di gettare altro fango sulla nostra blogger, in fondo noi leggiamo, aspettiamo con ansia un proseguimento della storia, qualunque esso sia, un po' come leggere un libro. Da uomo l'idea che mi sono fatto è quella di un universo femminile davvero strano: sapete solo sputare veleno cercando vendetta per qualcosa che non ha né vinti né vincitori!
EliminaSe la signora amante dichiara pure di avere famiglia e marito che la rende felice allora perché è andata a stuzzicare ( o ha ceduto contro la sua volontà?) un altro uomo disastrandone la famiglia? Non poteva immedesimarsi nella moglie cornuta visto che, come dice, potrebbe anche lei essere piena di protuberanze in testa?
Rispetto? Lei non sa neppure cosa sia il rispetto!!!
RispondiEliminaCosa sta recuperando un matrimomio finito e un marito fedifrago che apparentemente è pentito?
Se questa può chiamarsi felicità....
Ripeto: mi pare che sia fin troppo coinvolta...
Elimina... poi se vuole nascondersi dietro ad un dito, pienamente libera di farlo.
EliminaVorrei sapere cosa verrà in tasca a lei!
Evviva la solidarietà femminile.
Non sono assolutamente coinvolta. Di solidarietà femminile ne ha ricevuta moltissima da parte di tutte noi quando affermava di essere libera dal suo amore, di aver finalmente aperto gli occhi, di non voler essere più uno zerbino, di ricominciare da se stessa, ecc....
EliminaNon posso essere solidale nel saperla ancora dipendente come una tossica da un uomo ignobile, spregevole, egoista come lei lo ha descritto , oppure ha mentito nel descriverlo nel blog, delle due cose una.
Evviva la coerenza
”La più grande forma di comunicazione è restare in silenzio, tanto per chi non comprende è uguale”.
Elimina(A. Cuomo)
Ho imparato il senso del silenzio quando mi sono accorta che tutte le cose più importanti della mia vita si sono rotte senza far rumore.
RispondiElimina(Barbamaura, Twitter)