venerdì 3 marzo 2017

GIORNO 124



Venerdì
Non ha ancora chiamato il mio avvocato, anche se ieri mi aveva promesso che l’avrebbe fatto entro oggi. Ha paura? E’ solo non curanza per quello che è importante per me? Non ha voglia di spendere tempo e denaro in qualcosa che, per lui, è già una situazione definitiva, appurata e consolidata? Esistono le coppie di fatto, quelle che decidono di condividere insieme la vita senza doverlo per forza mettere per iscritto, ma esistono le coppie separate di fatto? Se le prime, dopo decenni in cui nessuno ha pensato di tutelarle, hanno ottenuto il riconoscimento per legge, acquisendo diritti e doveri che solitamente spettano a una coppia sposata, i separati di fatto come sono tutelati? Quali sono i loro diritti e doveri? Devo aspettare anche io decenni prima di poter avere quello che mi spetta?
Ieri la giornata è cominciata con più serenità, il non vederlo né sentirlo al telefono (se ci sono cose da comunicargli che riguardano le figlie uso la messaggistica, rapida e indolore, a volte…) mi fa soffrire ma, allo stesso tempo, mi fa bene perché non ricevo altre mazzate dolorose, non ascolto altre bugie, non mi riempio gli occhi di ricordi e affronto la giornata partendo da un gradino più alto del pavimento. Certo, ci sono momenti di sconforto che mi atterrano, soprattutto quando ci sono delle cose a casa che non riesco a fare in questo momento (stringere un tubo per non avere più la cucina allagata sarebbe stato un gioco da ragazzi se non avessi avuto la mano bloccata…), ma ho la fortuna di avere delle amiche speciali che si offrono per aiutarmi in tutto, anche in queste cose. Gli impegni delle bimbe mi stancano solo quando mi riempiono di chilometri ( la macchina è micidiale per chi non deve pensare), altrimenti mi aiutano ad avere la testa occupata da altro, così è stato anche ieri: piccoletta con amichetta a pranzo, quattordicenne serena per l’assenza di dispetti della sorella che era troppo presa dall’amica, casa a tratti silenziosa e a tratti invasa da risate sonore e sincere che solo a quell’età si riescono a fare, io energica e con voglia di fare nonostante il costante dolore al braccio, due sane chiacchierate al telefono con le amiche di sempre e il preparare la cena per l’ospite che sapevo che mi avrebbe reso la serata meno buia. Benessere.
Mentre mi stavo godendo il relax del pre cena fumandomi una sigaretta nella veranda, ecco che sento da dentro casa la sua voce…cerco di rimanere serena, fortunatamente il mio ospite, alias la mia cara amica da (e di) una vita, era già arrivato e mi ha dato un po’ di coraggio.
Era passato a portare dei formaggi che si trovano solo in un posto distante da qui e,  siccome era da quelle parti per lavoro e sa quanto io adori quelle cose, me li ha comprati…la scusa era palese, lo conosco troppo bene, non riusciva a stare un giorno in più senza vedermi né sentirmi e, infatti, con le lacrime che gli scendevano dagli occhi e la voce tremante mi ha detto che gli manchiamo da morire tutte e tre, ma soprattutto io, perché le bimbe le sente e le vede, se vuole, me no perché io non voglio. Mentre me lo diceva mi abbracciava forte e a me girava la testa dalla confusione. L’ho accompagnato fuori, per non far vedere alle bimbe la scena strappalacrime, e gli ho chiesto se qualcosa fosse cambiato o riemerso in lui, ma, davanti alla mia domanda, ha riacquistato la sua freddezza e mi ha detto che non cambierà mai niente, che non potrà amarmi mai più, nemmeno se si sforza…a quel punto ero io a piangere e lui a consolarmi dicendomi che mi sarebbe passata.
La fortuna di avere subito l’amica preziosa accanto e a disposizione, per porgerti la sua spalla, ha recuperato un finale di giornata che sarebbe stato, come al solito, triste. Ci siamo accoccolate sul divano, condividendo lo stesso plaid, commentando il programma che stavano guardando le bimbe in tv, tirando fuori ricordi di quando noi avevamo la loro età, cercando su google chi avevamo perso di vista, ecc…lacrime, risate e ancora benessere.
Nonostante questo, stanotte ho dormito solo un’ora: troppi pensieri mi si confondevano con i sogni e i sogni con i pensieri, quindi, terrorizzata di dover affrontare l’ennesimo incubo, all’una mi sono alzata e ho vagato per casa in cerca di qualcosa che mi tenesse occupata. Ma poi, con le luci del giorno, me ne pento e capisco che, se mi fossi sforzata a dormire, non mi sentirei uno straccio da buttare.
Infatti, stamani, le incombenze quotidiane mi sembravano macigni, ma, come al solito, mi sono fatta forza e mi sono buttata nella vita di sempre. Mentre portavo le bimbe a scuola sentivo che la macchina andava per conto suo e, dalla parte posteriore, mi sembrava di sentire uno strano rumore, ma ero talmente assonnata e rimbambita che ho pensato che fosse solo suggestione, dopotutto il giorno prima, in un messaggio lui mi aveva scritto:
“Il mio è un motore che si è fermato e non riparte”.
Se si ferma lo porti ad aggiustare, fai di tutto per vedere se può ripartire, non lo butti via così…
Durante la classica telefonata che fa alle bimbe la mattina, mentre le porto a scuola, loro gli dicono che la mia macchina fa strani rumori, così gli dice che, appena posso, devo chiamarlo assolutamente…che fatica per me farlo!
Le ho mollate a scuola, sono andata a prendermi un caffè e una parola gentile della barista e poi di corsa all’appuntamento che avevo con la psicologa, ma lui non l’ho chiamato, anzi, ho messo il telefono in modalità aereo.
Tutte le volte che vado dalla mia terapista mi scava così a fondo che, invece di uscire sollevata, ne esco svuotata e dolorante, molto dolorante, piango per un paio di giorni, poi sento che arriva una nuova forza e consapevolezza e, per un po’, mi sembra di star meglio.
Gonfia di lacrime, con la testa ovattata dalla carenza di sonno e dalle pasticche che dovrebbero curare la mia nevrite, sentivo il rumore della macchina farsi sempre più forte, così l’ho chiamato e mi ha fatto lasciare la macchina dal suo meccanico ( si può arrivare a ovalizzare i dischi dei freni senza accorgersi che il tremare dell’auto a ogni frenata non dipende dal fatto che la macchina è vecchia e poco robusta? Però ho dimostrato che si può guidare ugualmente anche con un giunto deformato e senza fare il tagliando per un paio di anni… ) assumendosi tutti gli impegni di trasporto della giornata che avevo con le bimbe. Mentre mi riaccompagnava a casa mi teneva la mano e mi diceva di essere preoccupato perché vede che mi sto ammalando, che mi sto consumando,  lui vorrebbe che gli permettessi di prendersi cura di me. Non avevo le forze per reagire e rispondere come avrei dovuto, lui mi ha stretta a se per baciarmi e io, in lacrime, gli ho chiesto di nuovo se davvero fosse convinto della sua decisione e, con voce bassa ma ferma, mi ha risposto che non lo sa e che avremmo dovuto parlare a quattr’occhi, magari il giorno dopo, quando avrei recuperato un po’ di forze e di sonno.
Coloro che hanno un problema di dipendenza e vogliono uscirne stanno alla larga dalle sostanze di cui sono dipendenti, io sono una recidiva con poca forza di volontà o non sono così convinta di curarmi?

Ho un problema di dipendenza affettiva…ma non c’è farmaco che allievi le crisi di astinenza.

Nessun commento:

Posta un commento

I consigli,le opinioni e le critiche sono sempre ben accette, dite pure: