Venerdì
E’ arrivato
il giorno dell’inizio dell’iter burocratico per rendere ufficiale, e legalmente
riconosciuta, la cessazione della nostra unione.
Ieri
avevamo appuntamento con il mio avvocato e, almeno per me, il fatto che sia
anche una delle amiche storiche che, insieme alle altre, si è preoccupata e
prodigata per tirarmi fuori dall’incubo in cui sono finita, mi aiuta a
scacciare l’ansia e la paura per questo inevitabile passo.
Ventisette
anni insieme finiscono su un tavolo, fra conti, previsioni di spese, ed
eventuali necessità, ventisette anni di noi non hanno lasciato nessun bene per
cui litigare, nessuna casa coniugale da assegnare, in comune abbiamo solo due
figlie e non devono essere oggetti per cui accapigliarsi. Proprio la gestione
delle figlie, per me, è stata la nota dolente e, mentre il mio avvocato ci
metteva al corrente dei tempi e dei modi previsti dalla legge per spartire
equamente il tempo con le figlie, nonché della necessità che, quando devono
stare dal padre, devono avere i loro spazi, la loro camera, le loro cose, io
pensavo al dolore che stavamo per provocargli, a come spiegare che, per volontà
di due adulti irresponsabili, le loro vite sarebbero cambiate: d’ora in poi
dovranno organizzare la loro settimana e i loro impegni in base ai giorni in
cui dovranno stare dal padre, dovranno fare su e giù fra me e lui, dovranno
accettare che, per due giorni a settimana e due weekend al mese, dovranno
dormire in altri letti che, forse, pian piano diventeranno meno estranei, dovranno
cambiare abitudini, orari, non potranno permettersi di dimenticare di fare la
cartella, di scordarsi le cose fondamentali per il giorno successivo, dovranno
decidere l’abbigliamento da portarsi dietro, prevedere l’imprevedibile,
sperando poi che lui perda le sue solite abitudini da scapolo e che, invece di
essere il suo tempo con loro, non diventi il loro tempo con la nonna.
Anche io,
quattordicenne, mi ritrovai scaraventata in un cambiamento di vita da
separazione dei miei genitori, ma fu meno traumatico, sia perché per mio padre
era meglio se stessimo sempre con nostra madre ( non poteva certo gestire dei
turni settimanali per tre figli e per le sue amichette…), sia perché, da quando
ero nata, non ho mai avuto un ricordo dei miei genitori sereni tra loro, li
avevo visti solo litigare, quotidianamente, quindi per me era meglio averli
separati ma sereni. Certo, non è stato facile nemmeno per me, nonostante la
separazione fosse un passo inevitabile per il benessere di tutti, sono comunque
momenti dolorosi per un figlio, ci si fanno domande, si pensa di poter aver
avuto un ruolo non secondario nella rottura del loro rapporto, soprattutto
quando ti ripetono che la crisi del loro matrimonio era arrivata con la nascita
del terzo figlio, non desiderato, e tu sei il terzo figlio…mi ricordo che
esprimevo il mio malessere inconsciamente, con terribili attacchi di emicrania,
con l’incapacità di gestire l’ansia a scuola, con la testa sempre più confusa
da domande a cui non potevo darmi una risposta da sola; vedevo i genitori delle
mie amiche avvolti in una serena normalità di coppia e pensavo a come fosse
stata la mia vita se i miei genitori si fossero amati.
Per le
nostre figlie è diverso, sia perché il padre ha piacere e desiderio di stare
con loro, sia perché non hanno mai avuto la sensazione di avere due genitori in
crisi, anzi, per loro eravamo una solida coppia, pure divertente e giocosa e,
davanti ai nostri abbracci, spesso ci dicevano che non eravamo più due
ragazzini.
Con queste
premesse, penso che per loro sia ancor più difficile di quanto lo sia stato per
me.
Usciti
dallo studio dell’avvocato eravamo avvolti da una serenità surreale, forse
apparente, forse solo momentanea, ma che, per me, si è dissolta per un breve
momento quando lui mi ha detto che, appena potrà, si cercherà una casa per se e
le bimbe…in tutti questi anni, con me, non ha mai parlato di una casa tutta
nostra, non ha costruito niente da condividere insieme, da vivere come
famiglia, non ha mai investito niente sul nostro futuro, nemmeno comprando un
mobile, quindi ora non mi rimaneva niente di lui, nemmeno un tavolino o un
armadio che potessero ricordarmi che un tempo pensavamo di andare lontano
insieme. Ecco, in questi pensieri è nata l’amarezza e la convinzione che forse
lui già sapeva che non ero io quella con cui avrebbe voluto invecchiare, chissà
da quanto ho confuso l’amicizia per amore…due lacrime sono state più che
giuste, sono umana e non sarebbe stato normale non farle scendere.
Nella
convinzione che ho fallito come donna e come moglie, ho cercato comunque di
trovare un lato positivo, giusto per farmi vedere serena dalle bimbe, d’altra
parte anche lui mi sembrava sereno e soddisfatto per queste linee guida sui
futuri accordi di separazione. Spero quindi che, almeno per lui, ne sia valsa
la pena, per causare tutto questo scombussolamento familiare, spero che
finalmente sia felice, non so se ci sia ancora lei accanto a lui o se abbia
trovato qualcun’altra, non ho più fatto domande sulla sua vita privata, mi auguro
solo che finalmente abbia trovato la donna della sua vita e che rimanga tale
fino alla fine dei suoi giorni.
Invece
stamani, solo per il fatto che avevo risposto io al telefono mentre lui cercava
le bimbe, era acido, nervoso e poco sereno nei miei confronti…stai a vedere che
ora si convincerà che la colpa di tutto questo sono io, io che voglio una
separazione di cui lui non sente la necessità ma che, di fatto, vivendo da uomo
separato, ne sta godendo gli effetti…ma solo quelli positivi!
Le bimbe
oggi mi hanno chiesto cosa ci avesse detto l’avvocato, io ho detto poco,
soprattutto per quanto riguarda loro, ma sono grandicelle per non capire e per
non immaginare e infatti, la quattordicenne ha subito messo le mani avanti con
un
“Vi avviso
che io da qui non mi muovo, non ho intenzione di andare a dormire da lui né di
passarci i fine settimana, a me va bene come state facendo ora, altrimenti me
ne vado io!”
mentre la
piccoletta, dopo un brevissimo istante in cui sembrava più serena della
sorella, ha aggiunto:
“Io non
posso fare il pacchetto, ho i miei impegni, le mie amiche, la scuola, ho tutto
qui vicino, perché non fate in modo che tutto torni come prima?”
Ci sono domande a cui non riesco a dare risposte, ma ci sono anche domande che ormai non mi faccio più.
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