venerdì 17 marzo 2017

GIORNO 138

Venerdì
E’ arrivato il giorno dell’inizio dell’iter burocratico per rendere ufficiale, e legalmente riconosciuta, la cessazione della nostra unione.
Ieri avevamo appuntamento con il mio avvocato e, almeno per me, il fatto che sia anche una delle amiche storiche che, insieme alle altre, si è preoccupata e prodigata per tirarmi fuori dall’incubo in cui sono finita, mi aiuta a scacciare l’ansia e la paura per questo inevitabile passo.
Ventisette anni insieme finiscono su un tavolo, fra conti, previsioni di spese, ed eventuali necessità, ventisette anni di noi non hanno lasciato nessun bene per cui litigare, nessuna casa coniugale da assegnare, in comune abbiamo solo due figlie e non devono essere oggetti per cui accapigliarsi. Proprio la gestione delle figlie, per me, è stata la nota dolente e, mentre il mio avvocato ci metteva al corrente dei tempi e dei modi previsti dalla legge per spartire equamente il tempo con le figlie, nonché della necessità che, quando devono stare dal padre, devono avere i loro spazi, la loro camera, le loro cose, io pensavo al dolore che stavamo per provocargli, a come spiegare che, per volontà di due adulti irresponsabili, le loro vite sarebbero cambiate: d’ora in poi dovranno organizzare la loro settimana e i loro impegni in base ai giorni in cui dovranno stare dal padre, dovranno fare su e giù fra me e lui, dovranno accettare che, per due giorni a settimana e due weekend al mese, dovranno dormire in altri letti che, forse, pian piano diventeranno meno estranei, dovranno cambiare abitudini, orari, non potranno permettersi di dimenticare di fare la cartella, di scordarsi le cose fondamentali per il giorno successivo, dovranno decidere l’abbigliamento da portarsi dietro, prevedere l’imprevedibile, sperando poi che lui perda le sue solite abitudini da scapolo e che, invece di essere il suo tempo con loro, non diventi il loro tempo con la nonna.
Anche io, quattordicenne, mi ritrovai scaraventata in un cambiamento di vita da separazione dei miei genitori, ma fu meno traumatico, sia perché per mio padre era meglio se stessimo sempre con nostra madre ( non poteva certo gestire dei turni settimanali per tre figli e per le sue amichette…), sia perché, da quando ero nata, non ho mai avuto un ricordo dei miei genitori sereni tra loro, li avevo visti solo litigare, quotidianamente, quindi per me era meglio averli separati ma sereni. Certo, non è stato facile nemmeno per me, nonostante la separazione fosse un passo inevitabile per il benessere di tutti, sono comunque momenti dolorosi per un figlio, ci si fanno domande, si pensa di poter aver avuto un ruolo non secondario nella rottura del loro rapporto, soprattutto quando ti ripetono che la crisi del loro matrimonio era arrivata con la nascita del terzo figlio, non desiderato, e tu sei il terzo figlio…mi ricordo che esprimevo il mio malessere inconsciamente, con terribili attacchi di emicrania, con l’incapacità di gestire l’ansia a scuola, con la testa sempre più confusa da domande a cui non potevo darmi una risposta da sola; vedevo i genitori delle mie amiche avvolti in una serena normalità di coppia e pensavo a come fosse stata la mia vita se i miei genitori si fossero amati.
Per le nostre figlie è diverso, sia perché il padre ha piacere e desiderio di stare con loro, sia perché non hanno mai avuto la sensazione di avere due genitori in crisi, anzi, per loro eravamo una solida coppia, pure divertente e giocosa e, davanti ai nostri abbracci, spesso ci dicevano che non eravamo più due ragazzini.
Con queste premesse, penso che per loro sia ancor più difficile di quanto lo sia stato per me.
Usciti dallo studio dell’avvocato eravamo avvolti da una serenità surreale, forse apparente, forse solo momentanea, ma che, per me, si è dissolta per un breve momento quando lui mi ha detto che, appena potrà, si cercherà una casa per se e le bimbe…in tutti questi anni, con me, non ha mai parlato di una casa tutta nostra, non ha costruito niente da condividere insieme, da vivere come famiglia, non ha mai investito niente sul nostro futuro, nemmeno comprando un mobile, quindi ora non mi rimaneva niente di lui, nemmeno un tavolino o un armadio che potessero ricordarmi che un tempo pensavamo di andare lontano insieme. Ecco, in questi pensieri è nata l’amarezza e la convinzione che forse lui già sapeva che non ero io quella con cui avrebbe voluto invecchiare, chissà da quanto ho confuso l’amicizia per amore…due lacrime sono state più che giuste, sono umana e non sarebbe stato normale non farle scendere.
Nella convinzione che ho fallito come donna e come moglie, ho cercato comunque di trovare un lato positivo, giusto per farmi vedere serena dalle bimbe, d’altra parte anche lui mi sembrava sereno e soddisfatto per queste linee guida sui futuri accordi di separazione. Spero quindi che, almeno per lui, ne sia valsa la pena, per causare tutto questo scombussolamento familiare, spero che finalmente sia felice, non so se ci sia ancora lei accanto a lui o se abbia trovato qualcun’altra, non ho più fatto domande sulla sua vita privata, mi auguro solo che finalmente abbia trovato la donna della sua vita e che rimanga tale fino alla fine dei suoi giorni.
Invece stamani, solo per il fatto che avevo risposto io al telefono mentre lui cercava le bimbe, era acido, nervoso e poco sereno nei miei confronti…stai a vedere che ora si convincerà che la colpa di tutto questo sono io, io che voglio una separazione di cui lui non sente la necessità ma che, di fatto, vivendo da uomo separato, ne sta godendo gli effetti…ma solo quelli positivi!
Le bimbe oggi mi hanno chiesto cosa ci avesse detto l’avvocato, io ho detto poco, soprattutto per quanto riguarda loro, ma sono grandicelle per non capire e per non immaginare e infatti, la quattordicenne ha subito messo le mani avanti con un
“Vi avviso che io da qui non mi muovo, non ho intenzione di andare a dormire da lui né di passarci i fine settimana, a me va bene come state facendo ora, altrimenti me ne vado io!”
mentre la piccoletta, dopo un brevissimo istante in cui sembrava più serena della sorella, ha aggiunto:
“Io non posso fare il pacchetto, ho i miei impegni, le mie amiche, la scuola, ho tutto qui vicino, perché non fate in modo che tutto torni come prima?”


Ci sono domande a cui non riesco a dare risposte, ma ci sono anche domande che ormai non mi faccio più.

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