sabato 25 marzo 2017

GIORNO 146

GIORNO 146

Sabato
Non so se sono i farmaci ( che per ora non sortiscono effetto), se è la primavera, se sono io e basta, ma, in questi giorni, il morale sta tornando ai minimi storici.
Ho ricominciato a piangere, a vomitare, a sentirmi una schifezza e a dubitare di essere pronta a lasciarmi tutto alle spalle: sento di avere ancora cose da digerire, che sto tenendo ferme solo per cercare di buttare prima giù quelle più recenti, e sarà lunga smaltire anni di bocconi amari.
Giorni fa, una fra le mie amiche più care, così, senza un motivo consolatorio, ma solo perché le pensa veramente, mi ha detto delle cose bellissime, parole che mi hanno lasciata davvero stupefatta, meravigliata, incredula, come una bambina davanti alla sua prima bolla di sapone; nessuno me le aveva dette, nessuno in tutta la mia vita mi ha mai fatto simili complimenti, non solo sul mio carattere, ma anche sul mio aspetto esteriore, ho pensato che mi vuole davvero un gran bene e che mi vede come una madre che guarda il figlio ancora ranocchio. Ieri un’altra amica mi ha detto le stesse cose, era un caso? Si erano messe d’accordo? Sono talmente abituata a non ricevere nessun tipo di complimento che mi sento a disagio ora che ne ricevo? Si…ed è triste riconoscerlo.
Da piccola non ero né bella, né brava e né intelligente, le doti richieste per meritarsi qualche complimento o attenzione le avevano i miei fratelli, crescendo sono rimasta in questo limbo: sempre troppo mediocre in ogni campo per essere notata o apprezzata per qualcosa.
Quando lui cominciò a corteggiarmi pensai che dovevo essere proprio l’ultima spiaggia perché non avevo niente di cui ci si possa innamorare.
Ho continuato a vivere con questa convinzione, cercando di consolare la mia inettitudine alle doti pensando che, visto che al mondo anche gli animali più orribili o fastidiosi o stupidi servono per mantenere il nostro ecosistema in equilibrio, così anche le persone scialbe, noiose, brutte o stupide servono a mantenere una sorta di equilibrio nel sistema sociale in cui viviamo.
Quando le amiche che mi avevano fatto determinati complimenti, mettendo in risalto doti che non sapevo di avere, hanno notato la mia incredulità, mi hanno giurato che non stavano facendomi dei complimenti tanto per farmi sentire bene, ma che erano sincere e che, davanti a loro, vedevano solo una bellissima donna, dentro e fuori;  sono rimaste allibite quando ho spiegato loro che il mio stupore era dettato dal fatto che era la prima volta in vita mia che mi si dicevano certe cose e, le amiche storiche, mi hanno detto che loro le hanno sempre pensate e che, convinte che io sapessi come fossi fatta, davano per scontato che non avessi bisogno di sentirmele dire…no, forse ne avevo bisogno, ma non da loro.
In famiglia ho sempre ricevuto l’elenco dei miei numerosi difetti, hanno sempre scherzato sul mio aspetto fisico, ironizzato ed evidenziato le mie troppe incapacità, quindi come faccio a credere che in realtà non sono come mi hanno sempre detto di essere?
Stamani, visto che l’amichetta della piccoletta era rimasta a dormire qui, è passato a portare le brioches per la colazione e, appena mi ha vista, ha subito assunto un atteggiamento critico e intransigente nei miei confronti, mi ha subito aggredita di domande senza darmi il tempo di rispondere e mi sono sentita nuovamente umiliata, inetta, stupida e incapace come prima, più anche molto imbarazzata perché la scena si era svolta davanti alle bimbe che facevano colazione.
Quando è andato via mi sono ritrovata con la solita testa china a fare immediatamente le cose che mi aveva ordinato di fare, a cercare di riempire delle mancanze che in realtà non avevo io.
L’immagine che davo di me non mi piaceva, così ho asciugato le lacrime, ho alzato la testa, ho pensato che non mi merito davvero questo trattamento, non mi meritavo proprio niente di quello che mi è stato dato, che in tutti questi anni non mi ha mai detto frasi dettate dal cuore, io gli dichiaravo il mio amore e lui taceva, io gli scrivevo lettere piene di cose belle e lodi per lui e lui non rispondeva, non mi ha mai risposto, nemmeno a un semplice sms, se il contenuto era affettuoso, e io dovevo ancora versare lacrime per una persona che per me non sente niente, talmente niente che si sente in diritto di prendere a calci la mia vita, la mia fiducia, la mia persona? Davvero mi sono innamorata di un uomo arrogante, intransigente, vuoto di sentimenti e molto presuntuoso?
Non devo più permettere a nessuno, proprio a nessuno, di prendersi gioco di me, la mia vita non è un giocattolo nelle mani altrui, esige rispetto, cura e attenzioni, come io ho sempre fatto con la vita degli altri.
Devo volermi bene e l’aver smesso di amarlo è già una dimostrazione di affetto nei miei confronti.

Ho il diritto di fare errori e di non essere perfetta

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