mercoledì 1 marzo 2017

GIORNO 122

Alcune persone mi hanno fatto venire dei dubbi circa l'utilità di questo mio blog: faccio soffrire, dico troppe cattiverie, non sono obbiettiva…come al solito ho chinato la testa, ma poi l'ho rialzata: qui scrivo quello che provo, quindi non ci sono bugie o falsità, certo, sono sensazioni e sentimenti soggettivi, ma ognuno è libero di interpretare quello che scrivo come vuole, mi scuso però da subito con chi, leggendo quello che scrivo, vede tanta cattiveria in me, tranquilli, non è nel mio carattere essere cattiva…se lo fossi non sarei certo qui a scrivere di dolore e lacrime...

Mercoledì
Quattro mesi…un corpo non sopravvive se viene ferito quotidianamente per tutto questo tempo, ma la mente? Si riesce a mantenere lucidità e forza nonostante questo massacro? Sto crollando sempre di più.
Questi ultimi dieci giorni sono stati un massacro, fisico e psichico, e, sinceramente, non riesco più a sopportare altro, un’altra mazzata potrebbe essere fatale.
Come al solito mi ritrovo sola ad affrontare i mille impegni e imprevisti quotidiani, ma questo non mi spaventa, ce l’ho sempre fatta, quello che mi ferisce è l’insensibilità che mi circonda.
Fisicamente sono ko: non dormo, non mangio, ho un fortissimo dolore che parte dalla spalla destra e arriva fino alle dita della mano, talmente forte che non solo faccio fatica a guidare ma anche solo a girare la chiave dell’auto per metterla in moto, eppure continuo a farlo, continuo a portarmi sacchi della spesa da sola, a spostare mobili, a rimediare a disastri…l’altra settimana, per colpa di un tubo scoppiato dentro un muro, mi sono ritrovata ad arginare acqua che colava dal soffitto, acqua che colava dal muro e acqua che semplicemente colava a causa di una perdita nei tubi del lavandino di cucina che, magicamente, sfogavano la loro abbondante perdita nella lavastoviglie che, offesa per l’eccesso di zelo del tubo, buttava fuori quello che aveva ricevuto più gli interessi. Così, in attesa di idraulico e muratori, ho spostato mobili, sgombrato stanze e corridoio, portato via roba, il tutto condito da lacrime per il dolore al braccio che non mi ha mai abbandonata. Eppure mi sembrava di aver sentito la frase “Domani passo a darti una mano”…forse sento le voci, forse sto davvero diventando matta.
Non chiedere e non ti sarà negato.
Quindi buchi, calcinacci, polvere rossa ovunque, tubi che non si trovano dove il muro gronda acqua, tentativi di seguire linee illogiche e poi ecco che vengono a capo del problema e mi annunciano che devono smantellare il bagno, togliere il mobile del lavabo, mattonelle e pregare di non dover proseguire lo scempio verso la stanza attigua: camera mia!
Nel frattempo però la vita continua, nonostante la devastazione in casa e dentro di me, ci sono i colloqui con i prof della quattordicenne che mi ero dimenticata ( e non puoi andare così, prima c’è da prendere appuntamento sul registro elettronico, sperando che ci siano ancora posti disponibili, da cui emerge che nessuno dei prof riceve in giorni comuni ad altri colleghi…), ci sono gli impegni della piccoletta che me li dice appena un’ora prima ( esce da scuola alle due dicendomi che alle tre sarebbero venuti quattro suoi compagni per fare il cartellone assegnato dalla prof di inglese e, stranamente, i suo amici hanno tutti case in cui non possono riunirsi…), magari nel giorno in cui avevo altre mille cose da fare, ci sono le crisi adolescenziali da gestire, i cartoncini bristol colorati da comprare, le liti da prevenire, le foto per il cartellone da stampare, i muratori da seguire, l’acqua da arginare, la lavastoviglie da prosciugare, insomma, le solite cose…quando arriva la sera mi sento davvero distrutta e il mio unico desiderio è andare a dormire, ma devo aspettare, c’è ancora qualche cosa da fare per accontentare gli altri; poi, quando finalmente riesco ad arrivare in camera, scopro che ancora non mi merito un giusto riposo perché mi ritrovo il mobile del bagno, più il lavabo che ne era incassato, proprio davanti al mio letto, appoggiati sul tappeto persiano, grondanti di acqua e melma rossa. Il mio braccio si rifiutava di aiutarmi, ma poi l’ho convinto, stringendo i denti dal dolore, e sono riuscita a spostare il tutto in altro luogo e svenire nel letto…almeno fino alle quattro del mattino riesco a dormire…a volte…altre mi addormento svegliandomi dopo un’ora…
In tutto questo va messo in conto anche il bellissimo dialogo telefonico  con lui: “Nonostante la nostra differenza di sentimenti, io ci sono”, “Basta, sei ossessionante”, “Dici solo cattiverie, smettila”, “Anche io ho un dolore alla spalla”, “Non posso”, “Smettila di chiamarmi sempre”, “Non mi chiami mai se hai bisogno”, “Perché non hai risposto al telefono?”, “Ti voglio un gran bene, per me sei come un’amica”, “Sono confuso”, “E’ troppo tardi per rimediare”, “Non mi ricordo perché mi sono innamorato di te”, “E’ da anni che sei diventata indolente, per questo ho smesso di amarti”, “Ciao ciccia, mi manchi”, “Fatti curare che ne hai bisogno”…non vado avanti perché diventerei monotona.
Quindi sono stati giorni intensi di dolore, lacrime, impegni, denti stretti, pugnalate e solitudine.
Venerdì sono riuscita ad andare dal medico che, dopo avermi diagnosticato una bella nevrite, un’importante iporessia, un’incurabile insonnia e una depressione reattiva, mi ha detto:
“Ma come fai a essere ancora viva?”
Io non sono più viva, sono morta dentro, è il mio corpo che sta andando avanti mosso da una sorta di moto di inerzia, forse perché sa che ho ancora troppe persone che dipendono da me e non può fermarsi.
Quando arrivo a certi punti ho bisogno di chiudere con il mondo, forse per recuperare un minimo di forze, forse per evitare altri dolori e delusioni, non lo so, ma stacco il telefono e spero di addormentarmi senza incubi. Le mie amiche lo sanno e, per un po’ mi lasciano fare, ma quando passa più tempo del normale, allora intervengono, si fanno in quattro per me, cominciano una sorta di tam tam tra di loro, tra quelle che abitano molto lontano e quelle che abitano vicine, riescono a farsi varco nel mio muro e riescono a riportarmi fuori dal mare di lacrime in cui sto per affogare, mi spronano, mi confortano, mi ascoltano, mi abbracciano forte, si prendono cura di me con gesti che avevo dimenticato: un sorriso, una carezza sul viso mentre lacrimo, nessun giudizio, nessun “te l’avevo detto”, solo puro e sano calore umano. Se non avessi loro…
Nel frattempo, visto che mi sono accorta che la piccoletta era sempre più convinta che il padre sarebbe tornato, che tutto sarebbe tornato come prima, ho cercato di avere un dialogo civile con lui chiedendogli, visto che ormai la nostra è una chiusura definitiva, di mettere nero su bianco la nostra separazione: fa bene a me, che mi tolgo ogni illusione dalla testa, fa bene a lui, perché deve cominciare ad assumersi la responsabilità delle sue scelte, fa bene alle bimbe, perché avranno più certezze. Ma l’argomento lo irrita, mi dice che è solo una perdita di tempo e denaro, che tanto non cambia niente averlo scritto su un foglio che siamo separati, tanto lo siamo…ma io ho bisogno che lui si comporti da separato, io ho bisogno di tagliare questo legame che lui chiama “amicizia”, un amico ti vuole bene e non farebbe niente per farti del male, ecco, lui dicendomi che mi vuole bene come amico, mi fa del male, tanto male…
Mi aveva promesso che in settimana avrebbe chiamato il mio avvocato, almeno solo per cominciare a capire cosa c’è da fare…non l’ha ancora fatto…io vengo dopo.

La mollezza e l'indolenza del corpo vanno di pari passo con quella dello spirito (H. Hesse)

Nessun commento:

Posta un commento

I consigli,le opinioni e le critiche sono sempre ben accette, dite pure: