venerdì 6 gennaio 2017

GIORNO 68

Venerdì
E poi arriva la Befana che porta dolci e regali a chi è stato buono ma tanto nero carbone a chi non lo è stato affatto, mica come Babbo Natale che fa poche distinzioni tra chi si merita un regalo e chi no, lui è ingenuo o forse pigro e molla regali a chiunque, aiutato pure da renne e folletti, la Befana no, lei fa tutto da sola e ce la fa benissimo, lei giudica e punisce, forse perché è donna?
Ieri sera è passato per stare con le bimbe e mi ha subito fatto una bella partaccia perché non sono ancora riuscita a stanare ( ma nemmeno i tre gatti di casa ci riescono!) quel maledetto topolino che mi sta facendo impazzire facendo danni e misfatti, fregandosene di trappole, gabbiette e veleni appetitosi.
Vabbè, sono abituata, anzi, ero abituata a sentirmi dire tutto quello che non faccio.
Quando è andato via la piccoletta era seria, troppo seria, si è messa nel mio letto e ha cominciato a piangere disperata; non riuscivo a trovare qualcosa che la consolasse anche perché non voleva dirmi il motivo del suo pianto. Nel frattempo ci si è messa anche la quattordicenne che, anche lei insonne, si è unita al gruppo. Dopo vari tentativi, abbracci, baci, coccole e racconti su come erano quando erano piccole piccole, hanno cominciato a parlare di quello che rende una triste e l’altra rabbiosa.
La piccoletta ama suo padre da morire, gli dichiara il suo amore tutte le volte che lo vede o che lo sente, è il suo uomo, è il suo supereroe che la protegge da tutto e tutti, è il suo compagno di scherzi e di giochi, ma vede quanto stia male e i dolori che mi infligge e questo la strazia. E’ ancora piccola e non riesce a capire come può evolvere e cambiare un rapporto di coppia, visto che lei ha esperienza solo del rapporto tra figlio e genitore, quindi non riesce a capire come il suo supereroe possa far soffrire la sua mamma. Nonostante questa sua confusione di sentimenti lei vuole che suo padre torni e mi supplica di non essere dura con lui.
La quattordicenne, che difficilmente esprime i suoi sentimenti o versa lacrime per liberarsene, con la sua solita freddezza ha detto, addirittura, che lei odia suo padre per quello che mi ha fatto, per quello che continua a farmi e per quello che, secondo lei, continuerà a farmi se gli permetto di tornare.
Ho messo da parte tutti i miei ottimi motivi per arrabbiarmi con lui per il disastro psicologico in cui ha messo le figlie e, abbracciandomele, ho dato a ognuna di loro un motivo più che valido per non provare più brutti sentimenti.
Alla quattordicenne ho detto che già il verbo odiare non deve entrare nel suo vocabolario, soprattutto non deve mai usarlo quando parla di noi genitori, le ho spiegato che suo padre le vuole un bene infinito, che per lui loro vengono prima di ogni altra cosa al mondo e che fa tutto per renderle felici e serene ma, purtroppo, anche noi adulti commettiamo errori e, soprattutto, gli sbagli commessi dai genitori non sono mai commessi con l’intento di danneggiarle, anzi, sono sempre errori fatti in buona fede e che, per aiutarci a non commettere sempre gli stessi errori, deve aprirsi di più e dirci quando si sente ferita o arrabbiata.
Con la piccoletta è stato più complicato perché, per salvare capra e cavoli, ho gettato me stessa alle ortiche: le ho detto che suo padre è, e sempre sarà, il suo “superpapi” ( così lo chiama lei) e che, quando lo vede arrabbiato con me o pensa che non voglia tornare più è anche un po’ colpa mia perché ho un pessimo carattere ed è difficile andare d’accordo con me, ma che le prometto di impegnarmi a cambiare, ad essere meno triste e distratta, a non farlo più arrabbiare e che, col tempo, vedremo di riaprire la porta…
Alle due e mezza eravamo ancora tutte sveglie, ognuna immersa nei suoi pensieri, chi rabbiosi, chi tristi e chi, ancora una volta, autolesionistici. Non ho chiuso occhio perché sapevo che avevo sbagliato: ancora una volta avevo incolpato me stessa salvando la sua immagine, ma che immagine stavo dando di me stessa a loro?

La giornata è passata lenta: mamma befana aveva riempito due enormi calze di dolciumi che hanno reso le bimbe momentaneamente serene, poi la quattordicenne ha passato tutto il giorno fuori, grazie alla sua grande passione, mentre la piccoletta ha finito i compiti serenamente perché ha avuto tutto il giorno la costante presenza di suo padre e sua madre era tranquilla e allegra come una volta ( anche in questo ho messo lo zampino telefonando al superpapi la mattina per metterlo al corrente della nottata e dell’estremo bisogno della piccoletta di vederci sereni).
Il carbone quest’anno non è arrivato, almeno qui…forse la Befana sapeva che siamo rimaste in tre?
Le bugie hanno le gambe corte, ma se c’è chi ti aiuta a coprirle, diventano lunghe chilometri 

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