Mi
sono presa qualche giorno di vacanza cerebrale, e mi ha fatto bene e, come ogni
vacanza meritata e desiderata, mi sento quasi rigenerata e meno vulnerabile.
Ho
chiuso la scorsa settimana con l’ennesima mazzata, l’ennesima cattiveria nei
miei confronti, ma, questa volta, visto che ha usato le figlie per farmela
arrivare, la rabbia e la delusione sono state immense e decisive. Non ho mai
tollerato le persone che giudicano gli altri solo dal mero aspetto fisico,
forse perché io non l’ho fatto mai, forse perché proprio non tollero le persone
superficiali e vuote, così, quando le bimbe ( dopo un pomeriggio passato con il
padre) mi hanno innocentemente riferito le loro conversazioni con il genitore
maschio, mi sono cascate le braccia e ho dovuto, come al solito, rimediare ai
danni fatti…
La
piccoletta, che prima, davanti ai miei lunghi digiuni, si preoccupava e cercava
di invogliarmi a mangiare, ora è contenta se vomito o non tocco cibo per giorni
perché, a detta sua, diventare magra è l’unico modo per far tornare suo padre,
anche se, sempre parole uscite dalla sua bocca, purtroppo posso cambiare il
fisico ma non la faccia, quindi rimarrò brutta a vita e questo non mi fa
meritare l’amore di suo padre, quindi un po’ devo rassegnarmi a non essere
amata da lui…ma c’era davvero bisogno che gli parlasse di quanto odia il mio
aspetto fisico? C’era bisogno che gli dicesse quanto sono brutta e grassa? Loro
lo vedono già da sole, però mi amano per quello che sono, perché sono la loro
mamma, il loro porto sicuro, la loro scacciamostri, la loro confidente e anche
la loro dittatrice rompiscatole nei momenti in cui divento troppo mamma e poco
amica.
Se la
piccoletta ha reagito alle parole del padre rafforzando l’amore e la stima che
ha per lui, la quattordicenne si è chiusa ancor di più e ha perso l’ultimo
briciolo di fiducia che aveva in lui visto che, ahimè, lei assomiglia molto a
me: stessi capelli, stesso ovale di viso, stessi colori, stessa poca altezza,
ma non stessa ciccia, anche se non è uno stecchino, è una ragazza fisicamente
normale; così le parole del padre le ha sentite quasi rivolte a se stessa e
l’hanno ferita profondamente.
In
questi due mesi e mezzo sono stata ragionevole, comprensiva, paziente,
tollerante, forse ancora innamorata, propositiva, severa con me stessa,
volenterosa, mentalmente indipendente, ferita, arrabbiata, stanca, silenziosa e
amareggiata, ma mai delusa. La delusione, per me, è un sentimento molto forte,
negativo quanto l’odio, perché mi fa perdere ogni tipo di sentimento nei
confronti della persona che mi ha resa tale e con cui, di solito, chiudo ogni
tipo di rapporto per sempre. Lui mi ha
profondamente delusa, non solo per l’ultima leggerezza fatta, ma soprattutto per
come si è comportato in questi ultimi mesi, così che, in questi pochi giorni di
vacanza cerebrale, sono stata bene nell’accorgermi che non c’è più niente che
mi susciti un sentimento positivo nei suoi confronti, quindi vuol dire che,
lentamente, sta passando la tempesta e, prima o poi, ritornerà il sole nella
mia vita, un sole tutto mio, non riflesso da nessuno.
Ieri
un mio caro amico mi ha chiesto come va e mi sono accorta che non potevo dare
un’unica risposta: va bene per come sto proseguendo la mia strada, non va bene
per il dolore e la fatica che provo nel camminare senza voltarmi, lasciando
pezzi di vita vissuta cadere dietro di me. Arriverà il momento che non ci sarà
più nulla da perdere lungo la strada, così, forse, a questa domanda potrò
rispondere con un convinto e sonoro MOLTO BENE!
Che vita…sento sempre il peso di un ricordo appeso al collo…
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