giovedì 12 gennaio 2017

GIORNO 74


Giovedì
Mi sono presa qualche giorno di vacanza cerebrale, e mi ha fatto bene e, come ogni vacanza meritata e desiderata, mi sento quasi rigenerata e meno vulnerabile.
Ho chiuso la scorsa settimana con l’ennesima mazzata, l’ennesima cattiveria nei miei confronti, ma, questa volta, visto che ha usato le figlie per farmela arrivare, la rabbia e la delusione sono state immense e decisive. Non ho mai tollerato le persone che giudicano gli altri solo dal mero aspetto fisico, forse perché io non l’ho fatto mai, forse perché proprio non tollero le persone superficiali e vuote, così, quando le bimbe ( dopo un pomeriggio passato con il padre) mi hanno innocentemente riferito le loro conversazioni con il genitore maschio, mi sono cascate le braccia e ho dovuto, come al solito, rimediare ai danni fatti…
La piccoletta, che prima, davanti ai miei lunghi digiuni, si preoccupava e cercava di invogliarmi a mangiare, ora è contenta se vomito o non tocco cibo per giorni perché, a detta sua, diventare magra è l’unico modo per far tornare suo padre, anche se, sempre parole uscite dalla sua bocca, purtroppo posso cambiare il fisico ma non la faccia, quindi rimarrò brutta a vita e questo non mi fa meritare l’amore di suo padre, quindi un po’ devo rassegnarmi a non essere amata da lui…ma c’era davvero bisogno che gli parlasse di quanto odia il mio aspetto fisico? C’era bisogno che gli dicesse quanto sono brutta e grassa? Loro lo vedono già da sole, però mi amano per quello che sono, perché sono la loro mamma, il loro porto sicuro, la loro scacciamostri, la loro confidente e anche la loro dittatrice rompiscatole nei momenti in cui divento troppo mamma e poco amica.
Se la piccoletta ha reagito alle parole del padre rafforzando l’amore e la stima che ha per lui, la quattordicenne si è chiusa ancor di più e ha perso l’ultimo briciolo di fiducia che aveva in lui visto che, ahimè, lei assomiglia molto a me: stessi capelli, stesso ovale di viso, stessi colori, stessa poca altezza, ma non stessa ciccia, anche se non è uno stecchino, è una ragazza fisicamente normale; così le parole del padre le ha sentite quasi rivolte a se stessa e l’hanno ferita profondamente.
In questi due mesi e mezzo sono stata ragionevole, comprensiva, paziente, tollerante, forse ancora innamorata, propositiva, severa con me stessa, volenterosa, mentalmente indipendente, ferita, arrabbiata, stanca, silenziosa e amareggiata, ma mai delusa. La delusione, per me, è un sentimento molto forte, negativo quanto l’odio, perché mi fa perdere ogni tipo di sentimento nei confronti della persona che mi ha resa tale e con cui, di solito, chiudo ogni tipo di rapporto  per sempre. Lui mi ha profondamente delusa, non solo per l’ultima leggerezza fatta, ma soprattutto per come si è comportato in questi ultimi mesi, così che, in questi pochi giorni di vacanza cerebrale, sono stata bene nell’accorgermi che non c’è più niente che mi susciti un sentimento positivo nei suoi confronti, quindi vuol dire che, lentamente, sta passando la tempesta e, prima o poi, ritornerà il sole nella mia vita, un sole tutto mio, non riflesso da nessuno.
Ieri un mio caro amico mi ha chiesto come va e mi sono accorta che non potevo dare un’unica risposta: va bene per come sto proseguendo la mia strada, non va bene per il dolore e la fatica che provo nel camminare senza voltarmi, lasciando pezzi di vita vissuta cadere dietro di me. Arriverà il momento che non ci sarà più nulla da perdere lungo la strada, così, forse, a questa domanda potrò rispondere con un convinto e sonoro MOLTO BENE!

Che vita…sento sempre il peso di un ricordo appeso al collo…

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