giovedì 2 marzo 2017

COSI' E' LA VITA

In questi giorni, che ho vissuto combattendo contro i miei problemi quotidiani, ho lasciato il mondo chiuso fuori: non ho guardato la tv, non ho letto giornali, non mi sono connessa con niente e nessuno e ho solo distrattamente letto le locandine dei giornali locali, senza soffermarmi a pensare, senza la curiosità di sapere chi fosse quella donna morta in un brutto incidente proprio sulla strada che percorro più volte al giorno. Stamani ho riattivato la testa e le connessioni e ho scoperto che quella donna io la conoscevo, purtroppo; era una di quelle conoscenze da uscita di scuola: una rara persona sorridente in mezzo a musi lunghi e altezzosi, una persona che poi, avendo un figlio più grande delle mie, rivedevo ogni tanto ma ricambiandomi  il saluto con lo stesso sorriso di sempre, chiedendomi ogni volta: “Come va? Le bimbe? Chissà come sono cresciute!”.
Era sempre in compagnia del marito e del figlio, un figlio dolcissimo, sorridente, con lo sguardo perso nel suo mondo così diverso da quello reale, un bambino condannato a rimanere tale a vita, ma felice e sereno perché circondato dall’amore immenso dei suoi genitori, dalle mille cure e attenzioni della sua mamma. Ora lei non c’è più e non riesco a non pensare a suo figlio, sperando che il suo mondo lo protegga dalla realtà.
Non c’è un perché quando accadono queste cose, purtroppo non possiamo prevedere che destino ci è stato riservato, ma, davanti a questo tipo di tragedia, i pensieri cambiano direzione. La vita può essere breve, in un attimo puoi non esserci più o possono andarsene le persone che più ami, quindi perché rimandiamo sempre tutto a domani? Perché aspettiamo a fare, a dire, a stare bene, a liberare il cuore? Non si vive di rimpianti, nemmeno di “Se avessi detto…”, “Se non avessi fatto…”, si dovrebbe vivere con il coraggio di stare bene, di sapere che non stiamo lasciando niente in sospeso, che non facciamo passare del tempo prezioso per guardarci dentro in cerca di quello che in realtà vogliamo.
Ho vissuto troppo da vicino e troppe volte, il dolore da perdita di una persona amata: ti si spezza il cuore, senti il dolore fisico che si fonde con lo strazio, ti senti impietrito, immobile, come se avessi perso gli arti, come se l’unica cosa rimasta in funzione del corpo fossero solo le lacrime, che non riesci a fermare. Sia quando ho perso mio padre, sia quando è stato per mia madre, il dolore è stato lo stesso, forte, violento, incontenibile, il tempo non lo allevia, insegna solo a conviverci e, se non hai rimpianti e cose lasciate in sospeso, ci convivi meglio. Io ho avuto la fortuna di non lasciare niente di non detto e non fatto, soprattutto con mia madre, ci dicevamo tutto, le dicevo ogni giorno quanto l’amassi e lei ogni giorno mi baciava e accarezzava come fossi ancora una bambina…mi manca da morire.
Quando perdi qualcuno di veramente importante, qualcuno che fa parte della tua vita quotidiana, cerchi di cambiare abitudini sperando di soffrire meno, ma, purtroppo, ci sono momenti in cui ti ritrovi a fare e a pensare come se loro fossero ancora con te.
Mi ci sono voluti anni per sforzarmi di chiudere la porta di casa a chiave la sera, perché, inconsciamente, speravo che mio padre facesse tardi come al solito, quante notti mi sono alzata perché sentivo davvero la sua voce che mi chiamava come quando, nel pieno della sua veloce malattia, stava male, quante volte, arrivando ancora della posta intestata a lui, mi viene il gesto spontaneo di mettergliela da parte, eppure sono passati 19 anni…
Per mia mamma è anche peggio, le abitudini le ho perse, nolente o volente, ma mi mancano: mi manca il suo bacio della buonanotte, il suo parlare veloce di tutto aprendo parentesi continue, mi manca la sua presenza in macchina, nel sedile accanto al guidatore, ogni tanto mi sembra di sentire ancora il rumore dei suoi passi al piano di sotto, sento le finestre che si aprono, la sveglia che suona prima della mia, sono sensazioni belle e dolorose allo stesso tempo.
Con lui sta succedendo la stessa cosa, anche se è solo andato via da me per cambiare vita, il dolore della perdita è lo stesso, forse ancor più forte perché i miei genitori non volevano andarsene, lui si, ha deciso coscientemente di farmi provare ancora questo dolore.
Anche per lui faccio fatica a perdere abitudini, non riesco ancora ad abituarmi totalmente: quando cucino evito ancora di fare le cose che non amava, la sera, alle 21.30 ( ora in cui era solito rientrare a casa) mi prende una sensazione di vuoto e sconforto, come se il mio organismo avesse un orologio incorporato, cerco di chiudere con quello che era, ma è difficile farlo così improvvisamente. Ieri sera, sul tardi, mentre cercavo di addormentarmi stordendomi di tv, ho sentito il rumore di una macchina che parcheggiava davanti casa, seguito dal rumore di uno sportello che si apriva e chiudeva, mi sembrava di essermi svegliata dall’incubo, per un attimo ho pensato che nulla fosse cambiato e che avessi solo sognato tutto, era l’ora in cui ritornava a casa dopo essere andato a controllare i macchinari (almeno questo diceva a me, ora non so più quanto sia stato verità e quanto bugia…), poi il rumore di un cancello diverso dal mio mi ha riportata alla triste realtà, mi ha rimandato su le lacrime che avevo tentato di trattenere tutto il giorno. E’ difficile chiudere con una vita, soprattutto quando devi chiudere perché ti viene strappata via o ti viene imposto di farlo.
Forse potevano esserci ancora cose da dire, cose da fare, progetti da sognare di realizzare, forse avevamo davvero esaurito ogni cosa da dire e da fare…non lo so, non voglio avere rimorsi e rimpianti, vorrei scusarmi con lui per averlo lasciato andare a cercare la serenità altrove, per non essermi accorta di non renderlo felice, di non avergli detto che mi sono sentita tanto sola tutte le sere, all’ora di cena, perchè mi mancava quella sensazione di benessere che ti dà una famiglia riunita,  mi pento di aver rimandato a domani quello che potevo dirgli subito, perché un domani non è mai arrivato, mi dispiace di avergli dato l’impressione di essere una donna indolente per la paura e la vergogna di ammettere che la mia era indolenza da solitudine interiore, da vuoti non colmati…il tempo passa e non ci accorgiamo che è sempre troppo tardi per tutto, per rimediare ai propri errori soprattutto, e non deve accadere più, devo dire e fare senza lasciare niente in sospeso, ora l’ho capito, ora ho imparato la lezione, purtroppo ho pagato caro il prezzo di questa mia consapevolezza: ho lasciato che la persona che amavo non mi amasse più, mi sono fatta detestare facendo in modo che dimenticasse i motivi per cui, una volta, mi aveva amata…
Mio padre era un grande appassionato e collezionista di vini, aveva una cantina fornita di ottime etichette, alcune anche di annate rare, poi, con il passare degli anni, ha smesso di acquistare e cercare i pezzi mancanti alla sua collezione, ha cominciato a stappare qualche bottiglia ogni tanto, poi da ogni tanto è passato al più spesso e una sera, mentre apriva una bottiglia di Amarone del ’64, gli chiesi se fosse il caso, visto che il pasto con cui abbinarlo era un semplice e squallido brodino di dado, ma allegro e sorridente come era sempre mi rispose:
“La vita è breve, chissà se domani ci sarà un pasto migliore e se io ci sarò per gustarmelo con questa bottiglia! Pensa che spreco poi se aspettassi ancora altre occasioni migliori per poi scoprire che il vino non è più buono e sa di tappo?”
Ha avuto ragione, se ne è andato troppo presto, ma non si è fatto mancare niente, ha assaporato ogni cosa che la vita gli ha offerto, bella o brutta lui la prendeva sempre con un entusiasmo quasi infantile.

Così è la vita, va vissuta al momento, quando ti dà un’opportunità non va sprecata o tenuta in serbo per momenti migliori, perché forse quei momenti non arriveranno più o forse non avranno più lo stesso sapore.

4 commenti:

  1. Scusati con te stessa. Non con lui. Non è stata colpa tua. Lo capirai.

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  2. Scusarti con lui? E perchè? E' lui che ha scelto, gli sbagli poi si fanno sempre in due. Scegli anche tu adesso, scegli la tua felicità in funzione di te stessa, scegli di vivere la tua vita e non una vita nel ricordo altrui. Scegliti. Quando capirai che devi scegliere te, allora sarai libera.

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  3. Lo so che può sembrare assurdo chiedere scusa a chi ci ha fatto del male, ma penso che, seppur inconsciamente, in qualche modo abbia contribuito anche io, il mio soprassedere su certi comportamenti, l'essere oltremodo accomodante, sono stati errori che io scambiavo per gesti d'amore, quindi mi scuso perché nella vita non si ha mai totalmente torto né totalmente ragione, riconoscere i propri errori è importante quanto cercare di non farne, purtroppo non tutti arrivano a farlo e perseverano in comportamenti che creano solo dolore e allontanamento convincendosi che, per ogni cosa accada, non si è responsabili, anzi, è sempre colpa di qualcun altro…lo so sto diventando sempre più contorta, confusa e contraddittoria…ne uscirò, prima o poi…
    Grazie per il supporto che mi date, per me è molto importante avere il parere e il punto di vista di altri, mi aiuta a riflettere sugli errori che continuo a fare!

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  4. Cara Appesa e Sospesa, gli errori li facciamo tutti. Te lo dice una che sbaglia in continuazione. Certo, se va male la colpa non è mai soltanto di uno solo, è di entrambi. E' importante riconoscere i propri errori, ma è oltremodo importante fare entrambi un passo nella stessa direzione: amare è questo, non è scappare. A scappare son bravi tutti, ad amare ci vogliono le palle.

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