domenica 13 novembre 2016

GIORNO 14

Sabato
Ieri ho passato il pomeriggio sentendomi bene con me stessa, ma molto preoccupata per lui. Alle otto di sera, io e la piccoletta,  eravamo ancora fuori: dovevo comprare il cibo per i gatti e qualcosa per far cenare lei, il frigo è semivuoto e faccio fatica a riempirlo di cibo vero. Pensare che eravamo io e lei, senza nessun impegno, senza nessun altro a cui pensare per correre a casa, mi ha fatto sentire serena e libera, da anni non mi sentivo così.
Arrivate a casa ci siamo accoccolate sul divano a guardare la tv, nessuna delle due aveva una gran fame e abbiamo deciso che avremmo mangiato quando volevamo, senza guardare l’orologio.
Purtroppo io non riesco a non pensare agli altri, quando sto bene mi sento in colpa per chi non sta bene come me, così l’ho chiamato, con la scusa di aggiornarlo sull’arrivo imminente della tredicenne, ma fondamentalmente per sapere se aveva mangiato, se si stava prendendo cura di se, se fosse ancora in preda a pianti disperati, per dirgli che l’alternativa al dormire in una casa vuota, buia, fredda c’era. Ho sbagliato. Nascosta dietro una sorta di acida ironia mi ha fatto capire che se era in quelle condizioni era solo a causa mia, io lo avevo mandato via, io non ho avuto abbastanza pazienza di aspettare che riprendesse lucidità…
Mi sono sentita una donna pessima, ho risentito il vuoto allo stomaco che da due settimane non sentivo più, è ritornata quella sensazione estrema necessità di colmare vuoti e affondare me stessa, così ho mangiato, qualsiasi cosa mi capitasse per le mani andava bene, dovevo solo riempire me stessa.
Alle undici mi sono addormentata beatamente, come se finalmente fosse ritornato quel desiderato sonno senza sogni che mi mancava da settimane, ma a mezzanotte e mezza mi ha chiamata per chiedermi se poteva dormire qui perché stava gelando; come al solito la sua voce  fredda e distaccata, che diceva che non voleva crearmi disturbo e che avrebbe fatto in modo di non farsi vedere andandosene subito all’alba, faceva trapelare del risentimento per me, per quella che aveva deciso per lui e lo aveva ridotto così. Verso l’una meno un quarto mi ha chiamata di nuovo perché non aveva le chiavi per entrare, sono scesa, ho aperto la porta e, senza nemmeno vedere se lui ci fosse, sono ritornata a dormire, mentre salivo velocemente le scale mi ha detto qualcosa, ma al mio cervello non è arrivato niente.
Stamani mi sono alzata alle 6 e mi sentivo una schifezza: avevo mangiato, avevo nutrito la bestia, avevo perso nuovamente il rispetto per me stessa. Mi sono fatta un caffè, ma al primo sorso ho tirato fuori tutto: sono piena, troppo piena…
Ho rassettato, pulito, lavato i soliti pavimenti e poi mi sono infilata sotto la doccia mettendomi la musica a tutto volume, ma non è servito ad annientare i pensieri che sono tornati a riempirmi la testa. Ho capito che io pulisco dove gli altri sporcano, rimedio là dove gli altri sbagliano, riempio dove vedo dei vuoti, come faccio a volermi bene se metto sempre le necessità altrui prima delle mie? Come faccio a pensare a me se il farlo reca dei danni agli altri? Ho sempre fatto quello che mi si chiedeva di fare, anche di essere quello che gli altri volevano che io fossi, non sono io a volermi così, sono gli altri che vogliono il mio costante appoggio, la mia dedizione, il mio pensare a loro…
Lui ieri deve avermi odiata, l’ho capito ripensando a quando mi ha detto che la sua uscita da casa l’ho voluta io…sono stata così cattiva? Ho passato due settimane terribili, ho accettato situazioni, parole e cambiamenti umorali altrui con forza e dignità, non ho fatto scenate, non ho fatto tragedie, non sono stata egoista, non ho cercato vendette, mi sono comportata da donna che riesce a usare cervello e sentimenti in modo adeguato. Ma che cavolo, sono stata tradita,  senza che ci fosse nemmeno un segnale di crisi irreparabile fra noi, mi è stato detto con estrema lucidità che non mi ama più, mi ha messo davanti tutti gli errori che io ho fatto in 27 anni e che lo hanno portato a non amarmi più, per due settimane mi ha quotidianamente ripetuto che devo cercare di amarmi di più perché è proprio il non amare e rispettare me stessa che fa si che lui non mi ami e non mi abbia più rispettato, mi è stato chiesto di capire e accettare tutta questa situazione che è capitata, e ancora non sa perché è capitata, e poi, appena comincio a fare tutto questo per me divento improvvisamente una donna egoista?
In questi giorni mi sono ritrovata a essere la parte forte di quello che eravamo noi: sto consolando chi non ha pensato minimamente a me quando ha incontrato un’altra, non ha pensato a niente, nemmeno alle conseguenze economiche che tutti avremmo subito, sono io che mi arrovello per trovare una soluzione, un lavoro, che faccio quotidiani sacrifici, che dormo al freddo e al gelo per risparmiare sulle bollette, che cerco di non avere necessità per me stessa, rattoppando buchi e strappi a mutande e vestiti…io rattoppo, lui cerca il nuovo…
Come avrei dovuto reagire? Avrei dovuto continuare a tenermelo accanto condividendolo con un’altra? Ma ha mai provato a mettersi nei miei panni per capire quanto dolore sto cercando di affrontare senza riversarlo sugli altri? Nonostante tutto questo, nonostante che il mondo intorno a me  ripeta che sono unica e speciale, che nessuno si spieghi come possa non amare più una come me, nonostante mi chieda quali doti ancor più uniche e speciali abbia l’altra, quella che lo ha reso un burattino confuso, lui non mi ama, non ce la fa, non riesce a capire cosa prova, nemmeno vedendo tutti i miei sforzi e la mia voglia di andare avanti, non lo sa…Se non lo sa adesso non lo saprà nemmeno domani, non lo saprà stando senza di me né stando con me, continuerà a convincersi di essere indeciso perché non riesce ad accettare che non mi ama e non mi amerà più.
Quanto dolore devo ancora provare per arrivare all’assuefazione?
Tutta la serenità conquistata in questi giorni con sforzi e sacrifici se ne è andata in un soffio.
Questo terremoto non ha solo distrutto me, ma anche quegli equilibri familiari necessari per la serenità delle bimbe e questo non è giusto, non doveva succedere, doveva pensarlo  e metterlo in conto nel momento esatto in cui ha deciso di tradirmi.
La piccoletta si sta comportando con grande maturità, ma non va bene chiederle di crescere in fretta per non vedere i genitori soffrire, si prende cura di entrambi, cerca di alleggerire le mie giornate, sta attenta a cosa faccio se vado in bagno, mi riempie di baci e abbracci, cerca di togliere ogni elemento di disturbo quando vede che finalmente mi addormento, mi nasconde le scarpe quando vede che cerco la solitudine, cerca suo padre per vedere nel suo volto ciò di cui ha bisogno per star meglio, insomma, troppo! La tredicenne sta reagendo finalmente, purtroppo sta reagendo male: è nervosa, urla, si arrabbia con sua sorella quando la vede darsi da fare per noi, ha gli occhi pieni di rabbia e odio e me lo dice…ha detto che odia me e suo padre, ma non mi dice perché, solo che vorrebbe essere orfana e starsene da sola.
Tutto questo mi reca un dolore ancor più forte di quello che ho provato quasi venti giorni fa. Le bimbe sono in un’età difficile, fragile, basta un nulla per rovinare la sana e normale crescita interiore. Devo proteggerle da tutto questo, a casa mi vedono forte e serena, non mi faccio vedere in preda al panico, ma il particolare legame che abbiamo fa si che riescano a leggermi dentro anche se taccio. Ho paura che lui prenda una decisione solo per il bene delle bimbe senza pensare che il loro bene non è vederci insieme e infelici, ma felici anche da soli. Le abitudini, la routine, la vita possono cambiare, ci si può abituare pian piano, ma affetto e attenzioni per loro devono rimanere intatti e rimanendo entrambi in questo stato non avremmo la testa per concentrarci su di loro.
Ducunt volentem fata, nolentem trahunt ( il fato guida chi vuole farsi guidare e trascina chi non vuole)

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