lunedì 7 novembre 2016

GIORNO 8

Lunedì
Ieri sera ero inaspettatamente ancora tranquilla, nonostante l’indifferenza che trapelava dal suo sguardo ancora assente e lontano dal mio. Ho vomitato la cena che mi ero sforzata di mangiare per dimostrargli che sto cominciando a volermi bene: il mio stomaco si ribella come se mi dicesse che ricominciare a mangiare non significhi amarsi, anzi, il contrario.
Ho dormito risvegliandomi più volte e alle 4 e mezzo ho deciso che era l’ora di non riprovare più a dormire, né fisicamente né cerebralmente. Mi sono fatta la doccia, ho rassettato il solito caos, ho nutrito gli animali e mi sono truccata, ma sempre meno per lasciare me stessa libera di essere quella che sono.
Sono tranquilla anche oggi, come ieri, forse anche più lucida del solito, so cosa voglio perché ieri ho capito cosa è quello che non voglio più.
Mi sono accorta che in questi dieci giorni ho cercato quotidianamente di sforzarmi in tutto: sforzarmi di cambiare ciò che a lui non piace, sforzarmi di dormire, sforzarmi di mangiare, sforzarmi di smettere di odiarmi…sforzarmi di ricominciare da capo, ma sono sola in questo cambiamento, sono l’unica che si sforza e ci sta mettendo un impegno tangibile e visibile, quindi, a cosa serve tutto questo? A me, per imparare a volermi bene, ma per noi come coppia?
Mi sento come se dovessi essere solo io a fare sforzi perché solo io ho difettato in questi anni, solo io ho colpe e mancanze, invece, se mi voglio bene, devo convincermi che non è così, che il suo rimanere ai margini del mio cambiamento è un segnale di indifferenza verso un noi che è andato perduto.
Perché devo ancora chiedere? Perché devo accattonare un abbraccio, un bacio, uno sguardo, come se chiedessi un favore? Perché io soffro ad avere il letto vuoto e lui invece sta bene senza di me? Sono io quella che chiede di uscire, di parlare, sono io quella che si sta impegnando a dare una svolta positiva a un rapporto ormai logoro e mi accorgo che è come cucinare manicaretti prelibati per chi non ha fame: fatica sprecata e inutile. Devo attivarmi solo se vedo che qualcuno ha fame e non vede l’ora di apprezzare la mia cucina.
Ieri pomeriggio, mentre tornavamo dalla nostra uscita pomeridiana, ed eravamo in macchina, mi sono illusa per un attimo: ha imboccato una strada deserta, ha spento i fari e si è fermato. Per un secondo ho pensato che volesse baciarmi, come faceva quando eravamo giovani e non riusciva a percorrere più di un chilometro senza fermarsi per baciarmi a lungo; invece gli scappava solo la pipì e con gli uomini si sa, se scappa basta cercare un albero o un cespuglio abbastanza nascosto.
Io mi muovo ma lui resta fermo, fermo a un mese fa: stessa espressione, stessa testa assente, stessa indifferenza, sa che ci sono ma non mi guarda come sono, lo sa già, o almeno, è quello che mi ha detto, dando per scontato tutto…con lei si è voluto rimettere in gioco, con me non ha più voglia di giocare.
A cosa serve continuare a stare sotto lo stesso tetto e vivere come se niente fosse? Ha bisogno di sentire la mia mancanza, o almeno di provare a vedere se la sentirà, se ha ancora accanto una che gli serve tutto già pronto su un piatto d’argento non imparerà mai a capire quello che vuole in realtà e continuerà a non dare, a essere affettivamente egoista.
Devo prendere coraggio e dirgli di non vedermi più e di non illudermi più con parole che se ne vanno al vento: a parlare e a promettere sono capaci tutti, la vera difficoltà sta nel credere in quello che si dice e a metterlo in fatti.
Ho paura che sia proprio finita, che la delusione che sto provando sia perché finalmente mi sto svegliando da un lungo letargo durato 27 anni…
Cammina senza voltarti mai, cammina sempre, non ti fermare.
Ogni giorno gli mando quello che scrivo, per aiutarlo a capire chi sono, cosa voglio e come sto affrontando quotidianamente tutto questo dolore, non so se faccio bene a lui, a me fa bene, molto bene, lui vuole leggermi e aspetta ogni giorno la mia mail.
Stamani ha letto quello che fin qui avevo scritto ed è riuscito a dirmi solo che ha bisogno di tempo, niente altra parola, il solito sguardo assente, la solita indifferenza per i miei sentimenti…Ho capito tutto da quella frase: sta continuando a vivere con me come prima e contemporaneamente sta continuando a sentire l’altra, non chiude con nessuna delle due perché il suo problema più grande, la sua principale preoccupazione non è tanto cercare di non farmi soffrire (altrimenti non si comporterebbe così) ma di affrontare il giudizio della sua famiglia davanti alla decisione che lui, in cuor suo, ha già preso. Non vuole dare un dispiacere a sua madre e a sua sorella perché pensa che non capirebbero, perché sua madre è stata una vita intera con un uomo che non amava più e ha sacrificato la sua vita per il bene di non so ancora che cosa. L’ho capito quando le bimbe mi hanno ricordato che prima o poi sarebbe passata la nonna e mi hanno chiesto come avrei giustificato i miei cartelli motivazionali. Così li ho tolti tutti, ho rinunciato a quello che mi fa star bene per gli altri, come sempre.
Per l’ennesima volta non sono tra le sue priorità, vengo dopo, forse non vengo affatto…
In questi giorni è riuscito a dirmi tutto e il contrario di tutto, un giorno mi guardava negli occhi, baciandomi ripetutamente la fronte, dicendomi che dovevamo ricominciare tutto da capo, ma insieme, il giorno dopo era già ricaduto nell’incertezza, una volta mi ha detto che rimarrò la donna della sua vita, che sono meravigliosa, dopo però ha fatto l’elenco di tutte le mancanze che ho avuto nella vita con lui mentre sta continuando a consolare l’altra donna della sua vita…chissà se anche a lei dice tutte queste cose, se a lei dice bugie o verità, ormai la mia fiducia si è talmente azzerata che non credo più a nessuna parola. Ha dimostrato di non essere stato sincero anche quando gli imploravo la verità, come posso continuare a fidarmi?
Da due giorni mi sento più forte forse perché l’amore se ne sta andando piano piano, come una malattia in via di guarigione e ogni giorno che passa sono sempre più decisa a non ammalarmi più, a non cascare più nella trappola del masochismo, perché non ne vale la pena, come potrei continuare a farmi del male per un uomo che non si mette mai in discussione? Un uomo che, indirettamente e subdolamente, addossa le sue mancanze e carenze agli altri? Un uomo che non si è mai fatto un esame di coscienza e non si è mai chiesto se il suo atteggiamento e le sue abitudini strampalate, così lontane da un normale marito e padre di famiglia, fossero fonte di dolore per chi le stava subendo suo malgrado?
Io devo continuare a soffrire per un uomo che mi diceva di amarmi da morire ma non abbastanza per cenare con me e le bambine (nemmeno per il mio compleanno) perché il bar, gli amici, la sua libertà venivano sempre prima di noi? E questa non è l’unica cosa che in questi anni ho dovuto ingoiare silenziosamente…quindi perché continuare? Lui non mi ama, forse non mi ha mai amata davvero, e io devo cercare di ricostruire, di ricucire, di rattoppare, di reinventare, di migliorare, di sopportare, di aiutarmi, di amarmi, tutta da sola?
Forse solo quando mi avrà persa davvero, per sempre, capirà, forse no, ma non ho più tempo per aspettare, non ho più voglia di saperlo, perché mi ha già persa.
Non volare senza ali

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