sabato 19 novembre 2016

GIORNO 20

Sabato
Ieri sera abbiamo accompagnato la quattordicenne alla cena con le amiche e poi abbiamo cercato un posto dove mangiare qualcosa. Io ero estremamente serena, volevo passare una serata tranquilla, senza pensare al presente, al futuro, lasciando che nella mente riemergessero solo bei ricordi, ricordi dei momenti passati insieme da soli io e lui, perché, in tutti questi anni, il tempo che entrambi dedicavamo a noi, come coppia, si è lentamente ridotto, fino a sparire quasi del tutto. E’ colpa di entrambi perché siamo troppo simili nell’anteporre le esigenze altrui alle nostre e, forse, abbiamo sempre pensato che, una volta diventati genitori, fosse normale non essere più io e lui ma noi e loro; tutti e due ci siamo impegnati tantissimo nel dare alle bimbe tutto quello che noi non abbiamo avuto dai nostri genitori, ci è venuto naturale mettere loro al centro della nostra vita, e non abbiamo sbagliato a farlo: lui è un padre meraviglioso, presente, affettuoso, comprensivo, giocoso, nessun altro padre potrebbe reggere il paragone con lui, io mi sforzo di essere una madre decisa, ma mi accorgo che poi adoro scherzare con loro, parlargli senza tabù, riempirle di attenzioni e affetto ma lasciarle anche sbagliare, permettergli di provare quelle emozioni che, alla loro età, sembrano forti, a volte dolorose, a volte euforiche, ma che dopo, alla mia età, diventano bellissimi ricordi che ancora mi fanno emozionare.
Dovevamo solo tenerci un angolino tutto per noi, questo è stato il nostro errore.
Ieri sera eravamo finalmente io e lui, ma c’era qualcosa di diverso, qualcosa che stonava. Ho cercato argomenti ameni, ma, quando parlavo, lui era assente, guardava il telefono in continuazione, pensava al suo lavoro, mi rispondeva senza guardarmi negli occhi, come se avesse timore di incrociare il mio sguardo. Ma non mi sono abbattuta, ho continuato a essere tranquilla: se dobbiamo ricominciare dobbiamo farlo con serenità, lasciando rimorsi, rancori e vecchi problemi alle spalle, dobbiamo concentrarci di nuovo sul “noi” e fare quello che fa star bene entrambi, non solo a uno di noi: non ci devono essere egoismi né estremo spirito di sacrificio, dobbiamo ritrovare l’equilibrio naturale di noi due da soli.
Purtroppo, ieri sera, ogni argomento che affrontavamo, anche il più futile, finiva sempre con lui che parlava di lei e mi sono accorta che i pensieri per lei sono sempre più forti, il tempo non li sta affievolendo affatto; non si accorgeva che, in tutto quello che mi diceva e raccontava, non usciva nemmeno un piccolo difetto di lei, solo cose belle e positive, e io mi ricordo troppo bene cosa significhi…lui è veramente innamorato, si vede che continua a soffrire nel non vederla, si vede che i suoi pensieri sono ancora altrove, forse anche perché non è riuscito a portare fino in fondo la sua decisione ( quindi il suo desiderio) di rimanere con lei, e, spesso, me ne accorgo da come si rivolge a me: come se gli avessi impedito di essere felice.
Proprio quello che non volevo.
Non so ancora perché abbia deciso di restare, so solo che non l’ha fatto perché si è accorto che ama me, vedo che fa fatica nel concretizzare il suo intento di ricominciare, si nota benissimo che, per ora, sta solo cercando di abituarsi a convivere con un sentimento che non è più amore, magari spera di farcela ugualmente…Ieri sera gli ho detto che vorrei che lui ricominciasse a desiderarmi come prima, che il pensarmi o il vedermi possano ancora riempirlo di gioia; lui ci ha pensato un pochino e poi mi ha detto “Forse dovrei farcela”.
Dovrei farcela?
Anche quando si deve accettare qualcosa che non ci piace ma che reputiamo indispensabile ci ripetiamo che potremmo farcela, per convincere noi stessi, per darci coraggio nel fare qualcosa che non vogliamo fare.
Anche io dovrei farcela a vivere senza di lui, non è ciò che voglio, ma dovrei farcela…dovrei farcela a ridargli un briciolo di fiducia, so benissimo che non posso più dargliela, ma, mentendo a me stessa, potrei farcela…
La mia confusione di questi giorni non è dovuta al fatto che non sappia cosa voglio, ma al fatto che ciò che voglio non sia la cosa giusta per lui e io desidero che lui si senta libero di fare quello che, sinceramente, senza pensare ai se e ai ma, lo renda felice. Non può continuare a mentire a se stesso convincendosi che, prima o poi, con un po’ di sforzo, ritornerà anche l’amore per me, l’amore c’è o non c’è, non ci dobbiamo sforzare di farlo venire, deve essere naturale, spontaneo, non posso far finta di niente accontentandomi dei suoi sforzi discontinui solo per continuare ad averlo accanto. Non posso essere solo io a cercare un suo abbraccio, a chiedergli un bacio, a desiderare di tenere la mia mano nella sua.
Ieri, a fine serata, nonostante fossi stata bene perché ero comunque sola con lui, avrei voluto dirgli tutte queste cose, ma la sua espressione da cane bastonato mi ha frenata.
Cercherò di dimostrargli che io sto bene, starò bene, che posso farcela anche da sola se lo vedo felice, non deve sentirsi obbligato a stare con me perché non sto bene, forse lui deve provare ad andare avanti con lei per capire cosa lo renda veramente felice, per ora, stando con me non lo è e questo rende infelice anche me.
Solo il cuore ci può indicare la giusta direzione

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