lunedì 28 novembre 2016

GIORNO 29

Lunedì
Stamani mi sono svegliata con una convinzione: deve andarsene.
E’ da sabato che ci penso: non può stare ancora un giorno di più a farmi del male e io non ho più intenzione di permettergli di farmelo; non vedo cambiamenti positivi, anzi, è sempre più nervoso e non tollera più che ironizzi sul suo tradimento (cosa che prima lo divertiva molto) come se non si sentisse minimamente in colpa, come se avesse fatto una cosa giusta e in buona fede e io lo criticassi per questo.
Da quando mi sono accorta che qualsiasi cosa dica di bello, di affettuoso e comprensivo su di lui, non gli scaturisce nessuna reazione, il mio amore per lui, quello che mi ha fatto andare avanti e ad avere un’infinita pazienza in questo mese, se ne sta andando, come una nuvola spazzata via pian piano da un leggero vento.
Ho approfittato dell’assenza delle bimbe all’ora di pranzo e gli ho detto tutto quello che pensavo e volevo. Gli ho detto che, in questo momento, non lo amo più, non provo più nessun  sentimento buono per lui, nemmeno affetto né tantomeno amicizia, comincia ad arrivare un senso di rabbia, di amarezza, comincio a capire che non riesco a perdonare e non so se ne sarò mai in grado, forse proprio perché è ancora accanto a me ma lontano da me. Gli ho detto che farebbe bene a tutti e due stare lontani: lui riuscirebbe a prendersi il tempo necessario per liberarsi dai grovigli di confusione in cui si è incastrato e io comincerei a sentirmi meglio, forse a capire se sto davvero bene senza di lui. Non possiamo andare avanti così, vivendo come due separati ma dormendo nello stesso letto, non è normale, uno dei due soffre, nel nostro caso io. La reciproca assenza ci dirà come andare avanti.
Mi ha guardata come se fosse stupito, come se non avesse mai messo in conto questa opportunità, come se io fossi, ancora una volta, colpevole della sua infelicità. Non ho voluto ascoltare le solite frasi su quanto fossi impaziente di avere risposte, su come non riesca a dargli tempo, su come mi stia fissando con la storia del tradimento…fissando?????
Sono uscita di corsa, per non sentirlo, e sono andata, un po’ in anticipo, a prendere la piccoletta a scuola, dopo poco me lo sono visto arrivare li davanti: doveva assolutamente dirmi che ero stata troppo precipitosa e categorica e che non potevo buttarlo fuori di casa senza che lui provasse a parlarmi di ciò che lo trattiene ancora qui…
Frettolosa? Precipitosa? Categorica?
Non si ricorda che, proprio un mese fa, all’improvviso, mi ha detto di avere una relazione con un’altra donna e che sarebbe andato a vivere con lei il giorno dopo? Non si ricorda che non ha voluto ascoltare ragioni mentre, in lacrime, gli chiedevo di aspettare almeno per vedere dove e come si era creato questo strappo fra noi e se fosse ancora riducibile? Io devo sopportare, tollerare, avere pazienza e lui? Lui può fare quello che vuole perché sente di averne il diritto? Vengo sempre dopo, ormai è più che un sospetto…le mie esigenze, la mia serenità, la mia dignità, il mio dolore, tutto viene dopo mentre io devo mettere sopra tutti i miei pensieri e le mie priorità il suo benessere: è paradossale.
Sono tranquilla e ferma sulla mia decisione, non mi farò impietosire dal fatto che non sappia dove andare ( una madre ce l’ha, pure vedova e con casa grande) o perché, a 52 anni, non sappia prendersi le responsabilità delle sue azioni, anzi, deve cominciare a tirare fuori le palle e non solo per tradirmi…Ha detto che stasera vuole parlarmi, ma non voglio assolutamente farmi convincere, non voglio che si impossessi del mio innato senso di colpa, devo volermi bene, devo tenere la testa alta. 
Devo tornare a sorridere da sola

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