domenica 25 dicembre 2016

GIORNO 56

Domenica
E poi arriva davvero Natale e io che, in questi ultimi giorni, mi convincevo che sarebbe stata una domenica e basta, che sarei stata serena anche da sola, ho capito che è ancora troppo presto per stare bene oggi.
La mattina lui è passato a portare la colazione per tutti e, per la prima volta da anni, ci siamo ritrovati tutti e 4 davanti a brioches e caffè.
Intanto le bimbe si sono preparate e, quando è arrivato il momento di uscire, ho trattenuto le lacrime mentre lui mi ripeteva che ero ancora in tempo per cambiare idea perché stava male al pensiero di sapermi sola.
“Dovevi pensarci sei mesi fa che sarei rimasta sola, in quel momento non hai pensato che stavi cambiando anche la mia di vita?”
questo è quello che gli ho detto mentre chiudeva il cancello e le bimbe erano già salite in macchina.
So che avrei potuto non essere sola: tante amiche mi avevano proposto di andare da loro, ma non me la sono sentita di portare la mia triste solitudine in famiglie che hanno il diritto di passare questo giorno senza i problemi altrui.
Ho spento il telefono perché non sopportavo più i messaggi di auguri che arrivavano a raffica: tutti uguali, come ogni anno, ma quest’anno erano tante piccole coltellate.
Ho acceso la tv, mi sono sdraiata sul divano e mi sono addormentata. Dopo poco mi sono svegliata pensando che, forse, le bimbe avrebbero potuto cercarmi, forse lui avrebbe voluto chiamarmi per sapere se stavo bene, così ho riacceso il telefono, ma non c’era niente di nuovo, solo troppo Natale altrui, così come in televisione. Ho cominciato a star male, così sono uscita pensando che una camminata mi avrebbe fatto bene, ma le strade erano deserte, un silenzio quasi assordante le rendeva ancora più desolate, non passavano macchine, non c’era nessuno in nessun posto, solo io che, in quel deserto, mi sentivo ancor più sola. Non riuscivo a smettere di piangere, non riuscivo a smettere di pensare a quanto fosse difficile accettare che ormai non avevo più una famiglia, che anche l’ultimo pezzo se ne era andato e che ormai ero sola; il mio destino era rimanere sola, dovevo capirlo da tutti i pezzi che, in questi anni, ho perso nella mia strada: nulla di ciò che più ho amato era più accanto a me, nemmeno le mie figlie che, pur sapendomi sola, avevano scelto di stare con una famiglia molto poco espansiva e affettuosa. Mi ero illusa un’altra volta: pensavo che qualcuno avesse pensato anche a me oggi, invece tutti stanno bene dove sono e io non sono nei pensieri di nessuno. Chi semina raccoglie…davvero ho seminato così poco? Sono stata una pessima moglie, una pessima madre e una pessima amica e si, forse ho dato poco e mi merito il niente che ricevo.
Alle quattro mi ha chiamata per avvisarmi che stava riportando le bimbe, ma io ero in preda al pianto più disperato e non volevo che mi vedessero in quelle condizioni, così ho cercato ancora di farmi male fisicamente per smettere di piangere e far tacere il dolore che avevo dentro.
Stasera mi sono resa conto che non avevo toccato cibo né bevuto in tutto il giorno: almeno sarò una delle poche persone al mondo che non si sente appesantita dall’abbuffata natalizia!
Sono sempre stata rifiutata, fin da piccola ho vissuto nel terrore del rifiuto e dell’abbandono, ho provato sulla mia pelle troppe volte cosa significhi, ma non mi sono ancora abituata a essere abbandonata e rifiutata.

Buon Natale

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