Domenica
E poi arriva davvero Natale e io che, in questi ultimi
giorni, mi convincevo che sarebbe stata una domenica e basta, che sarei stata
serena anche da sola, ho capito che è ancora troppo presto per stare bene oggi.
La mattina lui è passato a portare la colazione per tutti e,
per la prima volta da anni, ci siamo ritrovati tutti e 4 davanti a brioches e
caffè.
Intanto le bimbe si sono preparate e, quando è arrivato il
momento di uscire, ho trattenuto le lacrime mentre lui mi ripeteva che ero
ancora in tempo per cambiare idea perché stava male al pensiero di sapermi
sola.
“Dovevi pensarci sei mesi fa che sarei rimasta sola, in quel
momento non hai pensato che stavi cambiando anche la mia di vita?”
questo è quello che gli ho detto mentre chiudeva il cancello
e le bimbe erano già salite in macchina.
So che avrei potuto non essere sola: tante amiche mi avevano
proposto di andare da loro, ma non me la sono sentita di portare la mia triste
solitudine in famiglie che hanno il diritto di passare questo giorno senza i
problemi altrui.
Ho spento il telefono perché non sopportavo più i messaggi
di auguri che arrivavano a raffica: tutti uguali, come ogni anno, ma quest’anno
erano tante piccole coltellate.
Ho acceso la tv, mi sono sdraiata sul divano e mi sono
addormentata. Dopo poco mi sono svegliata pensando che, forse, le bimbe
avrebbero potuto cercarmi, forse lui avrebbe voluto chiamarmi per sapere se
stavo bene, così ho riacceso il telefono, ma non c’era niente di nuovo, solo
troppo Natale altrui, così come in televisione. Ho cominciato a star male, così
sono uscita pensando che una camminata mi avrebbe fatto bene, ma le strade
erano deserte, un silenzio quasi assordante le rendeva ancora più desolate, non
passavano macchine, non c’era nessuno in nessun posto, solo io che, in quel
deserto, mi sentivo ancor più sola. Non riuscivo a smettere di piangere, non
riuscivo a smettere di pensare a quanto fosse difficile accettare che ormai non
avevo più una famiglia, che anche l’ultimo pezzo se ne era andato e che ormai
ero sola; il mio destino era rimanere sola, dovevo capirlo da tutti i pezzi che,
in questi anni, ho perso nella mia strada: nulla di ciò che più ho amato era
più accanto a me, nemmeno le mie figlie che, pur sapendomi sola, avevano scelto
di stare con una famiglia molto poco espansiva e affettuosa. Mi ero illusa
un’altra volta: pensavo che qualcuno avesse pensato anche a me oggi, invece
tutti stanno bene dove sono e io non sono nei pensieri di nessuno. Chi semina
raccoglie…davvero ho seminato così poco? Sono stata una pessima moglie, una
pessima madre e una pessima amica e si, forse ho dato poco e mi merito il
niente che ricevo.
Alle quattro mi ha chiamata per avvisarmi che stava
riportando le bimbe, ma io ero in preda al pianto più disperato e non volevo
che mi vedessero in quelle condizioni, così ho cercato ancora di farmi male
fisicamente per smettere di piangere e far tacere il dolore che avevo dentro.
Stasera mi sono resa conto che non avevo toccato cibo né
bevuto in tutto il giorno: almeno sarò una delle poche persone al mondo che non
si sente appesantita dall’abbuffata natalizia!
Sono sempre stata rifiutata, fin da piccola ho vissuto nel
terrore del rifiuto e dell’abbandono, ho provato sulla mia pelle troppe volte
cosa significhi, ma non mi sono ancora abituata a essere abbandonata e
rifiutata.
Buon Natale
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